Era uno dei più importanti e noti intellettuali della gauche, apprezzato anche a destra. Si è spento all'età di 97 anni
È stato uno degli intellettuali francesi più noti e popolari della seconda parte del Novecento, attivo sulla scena internazionale con l’interesse e la curiosità per la società che gli imponevano di non fermarsi mai ma di continuare sempre a cercare le novità dei movimenti che la attraversano. A 97 anni, ha annunciato la figlia ed ex ministra Marisol, se ne è andato ieri Alain Touraine, lo studioso che più ha scrutato da vicino, in maniera infaticabile e sempre fertile, i nuovi movimenti sociali, dal Maggio 1968, che visse in prima persona, fino ai Gilet gialli.
Touraine era nato in una famiglia benestante del Calvados, nel nord della Francia, ed aveva fatto studi importanti, fino all’Ecole Normale Supérieure. Ma a formarlo in modo decisivo furono anche le prime esperienze che lo portarono prima ad esplorare e conoscere l’Ungheria subito dopo la guerra, poi – al ritorno in Francia – un anno di lavoro come minatore a Valenciennes, nel nord. Fu quasi naturale la nascita e il radicamento del suo interesse e del suo impegno nella conoscenza del mondo del lavoro, nelle dinamiche della classe operaia e soprattutto nello sviluppo e nell’emergere dei nuovi movimenti sociali. Quest’ultimo aspetto fu dominante in tutta la sua vita di studioso e ricercatore, che raggiunse il vertice negli anni Ottanta con la direzione della prestigiosa École des hautes études en sciences sociales (Ehess) e nella creazione del Centre d’analyse et d’intervention sociologique (Cadis).
Una cinquantina sono state le opere pubblicate da Touraine, a cominciare da quelle sul lavoro e sui movimenti operai – interesse nato in lui studiando da vicino le fabbriche Renault. Ma dopo il Maggio 1968, la sua ricerca si ampliò e arricchì con lo sbocciare di altri movimenti sociali che Touraine studiò fin dall’inizio seguendo sempre il metodo che aveva elaborato: l’intervento sociologico, che applicava a tutti i casi e che fu prezioso per approfondire i fermenti sociali più importanti, a cominciare dal movimento Solidarnosc in Polonia.
Nell’ultimo periodo della sua attività, a partire dal 2000, nel pensiero di Touraine cresce l’interesse e l’esplorazione in profondità del concetto di “soggetto”, della sua evoluzione e soprattutto dei suoi diritti. Un altro filone di interesse e di ricerche che Touraine seguì a lungo fu quello dell’America Latina, che lo portò a pubblicare uno dei suoi testi più conosciuti nel 1988, ‘La Parole et le Sang’, analisi su mezzo secolo di politica e società del continente sudamericano, fra sociologia e attualità politica. Fra i suoi libri universalmente più noti, ‘Evoluzione del lavoro operaio nelle officine Renault’ del 1955, ‘Sociologia dell’azione’ (1965), ‘Solidarnosc, Analisi di un movimento sociale’ (1982) e ‘Critique de la modernité’ (1992).
In politica, fu vicino all’esperimento di Coluche alle presidenziali del 1981, poi alla svolta liberale del Partito socialista nel 1984. Nel 1994 si presentò con Bernard-Henri Lévy e Romain Goupil alle elezioni europee sulla lista L’Europa comincia a Sarajevo. L’anno dopo sostenne fino all’ultimo Alain Juppé nel suo tentativo, fallito, di riforma delle pensioni, poi condannò nel 2003 gli scioperi contro la legge Fillon, sempre sulle pensioni. Nel 2017 sostenne Emmanuel Macron alle presidenziali esortando a votare per lui "che ha salvato la Francia dal nazionalismo populista”.