L'esperienza di Sintetica a Mendrisio. Che ha ancorato nel Ccl misure e benefit. Ultima frontiera, la ‘Sorgente del tempo’ per familiari curanti
Mettere la persona, anzi il lavoratore, al centro. A ben vedere una sorta di rivoluzione aziendale. In fondo bastano ‘solo’ due parole: responsabilità sociale. Ma soprattutto serve riempire di contenuti un concetto strategico. Nel mondo dell’industria del Mendrisiotto c’è chi ne ha fatto e ne sta facendo una vera e propria filosofia aziendale, vissuta, giorno dopo giorno, nella quotidianità del lavoro. Qui dove, di solito, si denunciano tagli e violazioni e in un passato recente si è tentato di aggirare persino l’applicazione del salario minimo, c’è chi mostra un altro volto del fare impresa. Alla base un patto tra ditta e lavoratore, alla Sintetica, azienda farmaceutica di Mendrisio, il capitale umano rappresenta, infatti, una vera risorsa. Agli occhi del sindacato Ocst ci si è, quindi, seduti al tavolo dei vertici aziendali con le migliori premesse per rinnovare il Contratto collettivo di lavoro (Ccl), in vigore senza soluzione di continuità dal novembre del 1970.
Il messaggio è chiaro, soprattutto per il segretario regionale Ocst Giorgio Fonio. «Nel Mendrisiotto – tiene a far sapere – esistono anche realtà virtuose, che fanno bene pure al morale dei sindacalisti». In particolare, quando una azienda, in alleanza con sindacati e dipendenti, sa innovare anche sul piano contrattuale, non solo progredendo nelle condizioni ma altresì cercando di conciliare sempre più lavoro e vita privata. Di fatto, siamo di fronte a un Ccl che potrebbe «essere preso a modello», si tiene a sottolineare. A cominciare dalla sua durata, che restituisce cinque anni di stabilità, da qui al 2028, ai suoi circa 370 collaboratori globali, poco più di 200 dei quali impiegati nel quartiere generale della Città, dove pulsa uno dei ‘cuori’ dell’innovazione. Eppure, come fa notare Adriano Agustoni, Hr Corporate manager di Sintetica, il rinnovo del contratto «si inserisce in un periodo complicato, non estraneo neppure alla nostra azienda. Nonostante ciò, si sono messi sul tavolo degli elementi migliorativi, che hanno pure un impatto finanziario nella gestione aziendale».
Del resto, in gioco c’è ben di più. Niente a che vedere, insomma, con una operazione di marketing, chiarisce Daniele Fontana, Hr Corporate director dell’impresa. Qui l’obiettivo che si tenta di perseguire è il benessere del personale, al centro dell’attenzione. «Cambia il mondo del lavoro e cambiano anche i Ccl – fa notare Nenad Jovanovic, vicesegretario Ocst –. Laddove si è consolidata la politica salariale, ci si può concentrare su altri aspetti, che rappresentano anche delle novità». Trasformazioni che possono fungere pure da esempio per altre aziende. In effetti, come confermano tanto Agustoni che Jovanovic, qualcosa a livello cantonale si sta muovendo e la sensibilità verso una nuova cultura aziendale sta crescendo. Creando così terreno fertile per l’introduzione di progetti e misure che motivano e gratificano gli stessi dipendenti, come ci fanno capire due membri della Commissione del personale.
Tra le mura di Sintetica in questi anni si è messo in pratica, in effetti, un vero e proprio ‘welfare’ su misura. Nel pacchetto si annoverano, d’altro canto, un lungo elenco di possibilità e ‘benefit’: si va dalla formazione ai campus estivi per i ragazzi, dalla promozione della mobilità sostenibile ai congedi maternità e paternità, dai contributi per l’asilo nido e il babysitting agli aiuti allo studio per i figli in formazione terziaria, dallo smart working e la flessibilità a nuovi premi fedeltà. E l’esperienza non si esaurirà qui.
Il primo a crederci, e in modo convinto, è, d’altro canto Nicola Caronzolo, amministratore delegato e direttore generale di Sintetica. L’azienda, in effetti, continua a sperimentare nuove formule in grado di promuovere una crescente conciliabilità casa-lavoro, soprattutto quando un dipendente è messo a dura prova. Come quando un familiare si ammala e necessita di essere curato e assistito. Non a caso è nata dal vissuto di una collaboratrice l’iniziativa ribattezzata ‘La Sorgente del tempo’, oggi in fase di sviluppo.
In un certo senso, anche nel settore privato, si è aperta una via già percorsa in ambito pubblico (come nel caso del Comune
della Città di Mendrisio)?
In Ticino, a nostra conoscenza, non vi sono progetti di questo genere. Un approccio con il quale noi abbiamo cercato di affrontare in azienda anche il tema del fine vita di familiari – ci conferma il Ceo di Sintetica –. Quello che abbiamo voluto creare non è un meccanismo che guarda solo ad aspetti di pura compensazione del tempo, ma pure alla possibilità di dare modo al nostro dipendente di gestire la sua situazione avendo così maggiore facilità nello scegliere proprio il tipo di compensazione, in termini di giornate o posizione lavorativa, quindi luogo di lavoro. Abbiamo cercato di costruire qualcosa che guardi a tutto tondo il bisogno del dipendente in quel particolare momento della sua vita.
Sintetica, dunque, è arrivata a introdurre queste misure perché ne ha avvertito una reale necessità nel personale?
‘La Sorgente del tempo’ è un tassello che si aggiunge a una strategia che l’azienda ha messo in atto negli ultimi anni con la collaborazione dei propri dipendenti, anche sulla base di richieste puntuali, della gestione della complessità della vita familiare – chiarisce Caronzolo –. Sintetica cerca, infatti, di andare verso il miglioramento delle prestazioni verso i suoi collaboratori, residenti e no. Penso, ad esempio, agli asili nido: abbiamo tante collaboratrici (il mondo farmaceutico è fortemente femminile) in tutte le posizioni dell’azienda e riconosciamo che la gestione dei bambini può creare difficoltà per permettere alla persona di avere la sua completa realizzazione. Oppure all’aiuto durante i mesi estivi: l’azienda contribuisce ai costi dei campus estivi per i figli, per agevolare la gestione dei ragazzi quando la scuola finisce. Poi c’è lo smart working, che abbiamo lanciato tanti anni fa, quando ancora non era un concetto familiare, per favorire un reale bilanciamento tra vita lavorativa ed extra-lavorativa. In seguito è diventato base quotidiana durante la pandemia, e ora continua a essere un aspetto, al di là delle complicazioni legislative degli ultimi mesi. Insomma, abbiamo attuato tante piccole cose, costruite negli anni, come detto, per cercare di gestire le complessità della vita professionale e familiare.
Un percorso che ha portato, dunque, pure a ‘La Sorgente del tempo’?
Questo progetto è arrivato, appunto, come ultimo tassello, in via temporale. Ha richiesto quasi un anno e mezzo di elaborazione per trovare la giusta dimensione e si inserisce in un impianto aziendale che segue un fil rouge e ha già una storia all’interno della ditta. Tutti noi, del resto, siamo toccati da situazioni simili, essere figlio comporta delle responsabilità. Da un po’, quindi stavamo facendo una riflessione e alfine siamo riusciti a dare forma a questa iniziativa, introdotto anche nel Ccl e diventata un ‘diritto’ di tutti i dipendenti, sulla base della massima flessibilità possibile. In buona sostanza, viene stretto un patto tra dipendente e azienda, secondo le esigenze personali, che viene inserito all’interno del flusso manageriale di Sintetica, in modo tale che ci sia la perfetta adesione tra i bisogni dell’impresa e i bisogni della persona.
Si è fatta una scelta per declinare nella politica aziendale la responsabilità sociale di impresa.
Ci crediamo molto. Ogni azienda è viva in un territorio. In questo territorio agisce e usufruisce di ciò che le viene messo a disposizione e quindi, in qualche maniera, qualcosa deve restituire al territorio. Le forme con le quali noi cerchiamo di farlo passano in gran parte dalla restituzione verso i dipendenti, che sono la linfa vitale, il nucleo primordiale diciamo, del territorio. E ci impegniamo secondo le nostre dimensioni e caratteristiche.
Nel mondo dell’impresa questa attitudine non è ancora la regola. A livello economico-finanziario nel bilancio finale quindi
è un elemento positivo?
L’azienda investe in queste misure e benefit, ma alla fine rappresentano un valore aggiunto, perché entrano a far parte del Dna dell’impresa. I dipendenti hanno e si costruiscono all’interno dell’azienda un Dna che è anche figlio di quello che si è sviluppato per loro negli anni. E questo ha un valore. Quindi può essere considerato un investimento come possono esserlo quelli più classici e tangibili, promossi per sviluppare processi, prodotti e mercati; magari non è quantificabile quanto a ritorno dal profilo meramente economico, ma il ritorno che si ha è altrettanto importante. E consiste nell’aver creato un ambiente di lavoro che sicuramente è migliore. Quindi miglioriamo anche noi il nostro approccio al lavoro. Del resto, passiamo più della metà della nostra vita attiva sul posto di lavoro. Detto altrimenti, c’è un bilancio nella vita delle persone e c’è un bilancio per le aziende, che è positivo. Bisogna avere il coraggio di iniziare.
Tutto dipende, quindi, dal valore che si dà al tempo, anche nel mondo dell’impresa?
Deve avvenire una presa di coscienza del valore del tempo: fenomeno che, personalmente, considero positivo. Certo, ribadisco, deve esserci un bilancio tra la vita di una persona e quella di una impresa. Dare valore anche al tempo, comunque, è importante. Certo si agisce in un contesto economico, in sistemi e modelli economici molto liberali e quindi che sottostanno ad alcune regole. Le aziende stesse sottostanno a quelle regole, devono vivere e svilupparsi in quelle regole, ma si può anche cercare di partire da altri punti di vista. Ed è bene bilanciare il tempo e la qualità del tempo delle persone.
Per alimentare la ‘Sorgente del tempo’ avete individuato diverse vie: la riduzione temporanea dell’orario di lavoro, il prestito di ore, una riserva personale di giorni di vacanza. Poi c’è la ‘Sorgente solidale’, che fa appello agli stessi dipendenti. Di cosa si tratta?
È uno dei punti del progetto, che riguarda anche la possibilità, per singoli colleghi che accumulano ore di lavoro straordinario, di mettere a disposizione quell’extra di chi ne ha bisogno, capitalizzandolo in una sorta di contenitore. Uno degli affluenti di questa ‘Sorgente del tempo’ possono, insomma, essere gli stessi dipendenti. Una cosa molto interessante e, diciamo, sociale.