laR+ IL COMMENTO

Chi deve pagare la svolta green, e chi già ne paga il ritardo

L’alluvione in Emilia-Romagna scatena una bufera politico-mediatica. E così ancora una volta vengono eluse le questioni di fondo

In sintesi:
  • Troppo costosa per il cittadino, la transizione ecologica?
  • Le risorse vanno trovate dove ci sono: ad esempio in una tassazione oggi assai leggera, o addirittura assente, su grandi ricchezze e superprofitti
A Faenza si mette in salvo quel che si può
(Keystone)
22 maggio 2023
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Scempio, lutti, devastazioni provocati delle inondazioni in centro Italia. E di nuovo l’interrogativo: cosa pensare di scienziati negazionisti del cambiamento climatico antropico, causato dalle attività umane? Giorgio Parisi, Nobel per la fisica, è categorico: “Quelli fra noi che contestano il nesso sono meno dell’1%”. Lo sostengono anche molti suoi colleghi. Ma per la destra di governo (non solo nella Penisola) l’altro 99% degli scienziati, che documentano le conseguenze sempre più nefaste del riscaldamento globale, è soltanto gente che offre il megafono al vaniloquio degli “ecologisti da salotto” (copyright dello scontato Salvini), degli scandalosi ragazzi imbrattatori di monumenti e opere d’arte (facilmente lavabili), dei giovani di “ultima generazione” che bloccano il traffico e che Giorgia Meloni mette nell’orrido mucchio dei “fondamentalisti climatici”: certo anche irritanti, ma che in definitiva contestano l’assenza di politica ambientalista, l’incuria, il caos edilizio, l’incontenibile cementificazione (financo sopra corsi d’acqua che poi si ribellano “esplodendo”) di un territorio italiano considerato dal 20 al 30% ad alto rischio idrogeologico.

Non bastasse, puntuale parte lo sciacallaggio politico-mediatico. L’ultra-meloniano ‘Libero’, che sulla tragedia dell’Emilia-Romagna, travolta e sommersa a est di Bologna da un’alluvione per durata forza intensità senza precedenti, ci fa il titolone di prima pagina: ‘Affonda il modello Pd’. Come se questo balordo censimento ideologico di infinite tragedie ‘naturali’ lungo il fragile ‘Stivale’ non dimostrerebbe facilmente che le Regioni a guida centro-destra colpite in passato sono ben più numerose. E che importa se, sommando i costi di ogni emergenza, la fattura è molto più salata rispetto alla realizzazione di progetti strutturali? Tutto è buono, di fronte a cittadini poco informati e chiusi in egoismi e pregiudizi, per eludere le questioni di fondo. Che sono scientifiche ma anche terribilmente umane. Il fatalismo, le decennali promesse mancate di prevenzione, i tanti miliardi varati per lavori di prevenzione e contenimento, per nulla utilizzati o in minima parte, e per il resto chissà dove diavolo finiti (rebus non proprio irrisolvibile).

Transizione ecologica? “Calma”, è il ritornello. Troppo veloce. Troppo ideologica. Troppo rischiosa per le attività economiche e per l’occupazione. Soprattutto, troppo costosa pure per le mai tanto evocate ‘tasche dei cittadini’. Facilmente prigionieri di questa narrazione. Anche da noi, anche in Svizzera e in Ticino. Ma chi l’ha detto che a pagare gran parte della fattura debba essere (per rimanere in metafora vestiaria) proprio ‘pantalone’? Le risorse vanno in realtà trovate dove ci sono: nella tassazione oggi assai leggera, o addirittura assente, su grandi ricchezze, superprofitti, transazioni finanziarie senza gran ‘ritorno’ su un’economia reale che invece dovrebbe essere incoraggiata – con aiuti concreti – a percorrere la strada della svolta green (che, dove realizzata, non è affatto sinonimo di più disoccupazione). Investimento ‘buono’ nel paese più ricco del mondo. In cui per aiutare (salvare, si vedrà) la piazza finanziaria ammorbata dalle folli manovre speculative del Credit Suisse si sono messi subito a disposizione dell’acquirente Ubs 109 miliardi di franchi, senza nemmeno uno straccio di dibattito politico preventivo. L’emergenza climatica non merita nemmeno una piccola parte di quei miliardi? Ah, certo: anche qui, ‘troppa’… demagogia.