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Ps e federali, Venuti: ‘Spero che Branda sia della partita’

Il vicepresidente dei socialisti ticinesi: parliamoci chiaro, con Mario in lista avremmo concrete possibilità di confermare il seggio agli Stati

Adriano Venuti, 48 anni, vicepresidente del Partito socialista
(Ti-Press)
13 maggio 2023
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«Se io fossi il presidente del Partito socialista chiamerei non una ma dieci volte al giorno Mario Branda, per convincerlo a candidarsi al Consiglio degli Stati». Manca meno di un mese al Congresso elettorale (domenica 11 giugno a Rivera) per le federali di ottobre e nel Ps Adriano Venuti, che del partito è vicepresidente, è tra coloro che vorrebbero vedere il sindaco socialista di Bellinzona in lista per Berna. Per riconquistare alla Camera dei Cantoni il seggio che Marina Carobbio ha lasciato dopo la sua entrata nel governo cantonale. «Le capacità di Mario – riprende Venuti – sono riconosciute sia all’interno che all’esterno del partito, la sua popolarità è fuori discussione. Non sempre io e lui la pensiamo allo stesso modo, tuttavia quello di Mario Branda è il nome su cui il Ps dovrebbe secondo me puntare. Parliamoci chiaro: con lui candidato agli Stati il Partito socialista ticinese avrebbe concrete possibilità di mantenere quel seggio. Mi auguro quindi che sia della partita».

Venuti, ha detto che non sempre lei e Branda siete sulla stessa lunghezza d’onda. Si riferiva in particolare all’esclusione di Amalia Mirante dalla lista socialista per il Consiglio di Stato in occasione delle recenti elezioni cantonali?

Sì. Non ero l’unico però ad avere un’opinione diversa da quella di Mario. In vista delle cantonali Conferenza e Congresso hanno condiviso, al termine di dibattiti e confronti, le candidature proposte dalla Commissione cerca e fatte proprie dalla Direzione. Tra queste candidature non c’era quella di Mirante, ritenuta non rappresentativa della linea politica del partito. E se sostieni, come sosteneva Mirante, di credere negli ideali del Partito socialista, accetti le decisioni prese, democraticamente, dai suoi organi e non vai a fondare un partito. Ma ora occorre voltare pagina e guardare alla prossima sfida, cioè alle elezioni federali.

L’infelice risultato del fronte rossoverde alle cantonali dello scorso 2 aprile potrebbe non essere una buona premessa…

Spero ovviamente che le cose vadano meglio a ottobre. L’alleanza con i Verdi va senz’altro confermata: alle federali di quattro anni fa ha premiato sia noi che gli ecologisti. Del resto le congiunzioni delle liste permettono ai partiti che le fanno di mantenere la loro identità. Identità che Partito socialista e Verdi hanno forse un po’ perso alle elezioni cantonali, per le quali le congiunzioni non sono possibili. La lista unica per il Consiglio di Stato – con due candidati del Ps, altrettanti dei Verdi, e una candidatura espressione della cosiddetta società civile – può aver disorientato l’elettorato. Anche se non è certo l’unico motivo per cui il risultato del Ps è stato al di sotto delle aspettative. Un altro motivo è Avanti, il partito creato da Mirante, che ha tolto voti al Ps.

Nella riunione del Comitato cantonale del 5 aprile, quello riservato all’analisi della sconfitta, il copresidente del Partito socialista Fabrizio Sirica ha dichiarato che intanto “abbiamo arato il campo per il futuro: sono sicurissimo che abbiamo seminato e in questo prato cresceranno bellissimi fiori”. Nel frattempo è appassito un seggio nelle commissioni del Gran Consiglio: da tre seggi siete scesi a due.

Comincio dalla sconfitta. Che c’è stata. Percentualmente siamo calati. Ciononostante il Ps ha mantenuto il seggio in Consiglio di Stato. Cosa per nulla scontata in un momento storico dove spirano venti soprattutto di destra e in un cantone dove il panorama partitico è piuttosto frammentato. Abbiamo confermato il seggio governativo con il contributo dei Verdi, eleggendo Marina Carobbio, una donna e una politica socialista capace e di lunga esperienza.

In Gran Consiglio è però saltato un posto targato Ps.

A parte l’Udc, che ha beneficiato anche e soprattutto dei voti leghisti, tutti gli altri partiti che si sono ripresentati o sono andati indietro o hanno marciato sul posto in parlamento. Magra consolazione d’accordo, ma che i partiti in generale abbiano un problema di rappresentatività è evidente e la sempre più gettonata scheda senza intestazione lo dimostra. La comparsa poi di nuove formazione politiche ha ulteriormente complicato la vita ai partiti storici.

Torniamo all’immagine campestre evocata da Sirica.

Tra Ps e Verdi ci sono molte affinità, più di quanto si creda. La storia dei socialisti è legata anche al territorio, all’ambiente, alla salvaguardia degli spazi verdi. Quella di unire le forze è stata quindi una scelta…. naturale. E i Verdi sono di sinistra. Perché se non lo sono, sono dei Verdi liberali, che si battono per l’ambiente se c’è un tornaconto economico. Presentarsi per la prima volta con una lista unitaria per il Consiglio di Stato, la lista ‘Socialisti e Verdi’, è stata anche una scommessa. Se guardiamo all’esito delle urne e dunque alle percentuali e al seggio che come Ps abbiamo perso in parlamento, qualcosa è andato storto. È innegabile. Questo però non deve mettere in discussione l’alleanza. Apporteremo i necessari correttivi perché il progetto rossoverde possa raccogliere consensi.

Quanto al seggio commissionale perso? C’è chi a fronte dei problemi grandi e piccoli del Paese stenta a capire la vostra ostinazione nel non accettare la decisione (pure questa democratica) del plenum del Gran Consiglio.

È nelle commissioni parlamentari che si fa il grosso del lavoro, che si prendono le decisioni. E con un seggio in meno il peso politico di un partito si riduce. Perde una voce e ciò può limitare la sua azione. Le sue proposte rischiano fortemente di non concretizzarsi. Con la ripartizione attuale, due partiti, Plr e Centro, detengono la maggioranza nelle commissioni, e questo va a scapito della concertazione. Ritengo dunque che sia stato giusto interpellare il Tribunale federale. Il nostro ricorso è appena partito.