laR+ IL COMMENTO

Il ‘grande fratello’ di Elon Musk

Impiegati Tesla che, da remoto, ‘osservano’ ciò che succede all’interno delle vetture: al tycoon questa volta il giocattolo gli è esploso in mano

In sintesi:
  • In realtà le telecamere di cui sono dotate le Tesla sono state concepite in maniera da non poter risalire al titolare
  • Alcuni dipendenti avrebbero però aggirato le regole a tutela della privacy
  • Ora Musk è alle prese con una class action
(Keystone)
15 aprile 2023
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A Elon Musk, il tycoon statunitense ritenuto per la sua genialità una sorta di Leonardo da Vinci 2.0, questa volta il giocattolo è esploso in mano. Si è infatti scoperto, grazie a un’inchiesta dell’agenzia Reuters, che alcuni impiegati di Tesla, l’industria statunitense di auto elettriche che per prima ha dato visibilità e fama al 51enne Musk, curiosavano da remoto in quello che succedeva intorno e all’interno delle vetture per poi scambiarsi i file e farci delle risate o dei commenti salaci. Un tizio, ad esempio, è stato immortalato completamente nudo mentre si avvicinava alla sua automobile. In altri casi sono stati ripresi dei momenti domestici di alcune famiglie, bambini compresi, nel garage di casa. Ma ci sono anche immagini di incidenti cruenti e di risse per motivi di viabilità. In realtà le telecamere di cui sono dotate le Tesla sono state concepite in maniera da non poter risalire al titolare. Tuttavia nove dipendenti dell’azienda automobilistica con sede a Fremont, in California, avrebbero aggirato le regole a tutela della privacy grazie al sistema di geolocalizzazione delle vetture.

A questo punto si può affermare che, inconsapevolmente o meno, Elon Musk è riuscito nell’impresa di dotare i propri veicoli di un accessorio decisamente poco apprezzato, ovvero di un vero e proprio “grande fratello”. Proprietario anche di Twitter, il magnate di origine sudafricana rientra d’altronde nel novero di quei protagonisti della new economy, come il creatore di Facebook Mark Zuckerberg, che hanno costruito la loro colossale fortuna sulla messaggistica di miliardi di persone. Oltretutto una fortuna nata in un Paese, gli Stati Uniti, che regolarmente vengono pizzicati a curiosare e interferire nei fatti degli altri. Non importa se si tratti di alleati o di nemici.

Va detto che inizialmente, come spiegò lo stesso Musk, le telecamere interne delle auto Tesla, ovvero il software ‘Tesla Network’, sarebbero dovute servire a monitorare l’abitacolo, nella prospettiva del servizio Robotaxi, cioè dei taxi a guida autonoma. Come sempre la realtà si è rivelata più prosaica e, grazie all’inchiesta della Reuters, abbiamo visto come questa invenzione sia andata a finire: con lo sbertucciamento degli inconsapevoli acquirenti delle vetture il cui logo richiama l’ingegnere e inventore di origine serba Nikola Tesla.

Fatto sta che un episodio, finito sul web a febbraio, mostra una donna alla guida, si fa per dire, di una Tesla su un’autostrada californiana, completamente addormentata. Con il collo storto, la bocca semiaperta e gli occhiali sulla punta del naso. L’atteggiamento tipico di chi si fa una meritata pennichella postprandiale. Il video della dormiente al volante non si deve però alle telecamere Tesla, bensì allo smartphone di un automobilista che, dopo averla immortalata per una quindicina di minuti, ha allertato la Polizia stradale. Bisogna tenere conto che l’autopilota, di cui era dotata la vettura, non consente di dormire mentre si viaggia. Anzi, in casi del genere è lo stesso fabbricante a imporre all’automobilista di tenere le mani sul volante. È facile ritenere che anche questo episodio sia servito ad allietare i dipendenti del nostro Leonardo 2.0.

Insomma, per tutte queste vicende Musk è ora alle prese con una class action, una di quelle cause che riempiono le tasche degli avvocati statunitensi.