‘Becoming Giulia’ di Laura Kaehr narra la maternità della prima ballerina dell’Opera di Zurigo e la sua grande volontà di tornare in scena. Dal 13 aprile.
Il gerundio del titolo la dice lunga. Cercare la propria identità è una ‘quête’ (il vocabolo francese ha il suo senso filologico) che non ha mai fine, ma che in certi momenti della vita si fa più complicata. Come quando si partorisce un figlio. Tutto cambia (sarà banale, ma è così) e alla bidimensionalità che fin lì ha caratterizzato la propria vita (quella di donna e lavoratrice) si aggiunge una terza dimensione: la maternità (in cui si “rinasce”), ingombrante e bellissima (ci si augura), che entra tuttavia in conflitto con le prime.
A trattare il tema mai troppo masticato è ‘Becoming Giulia’ (tradotto “Diventando Giulia”; 2022, First Hand Films) documentario che la regista ticinese Laura Kaehr ha presentato al Festival di Zurigo (premio del pubblico) e poi al Festival di Soletta nella sezione Panorama. Dopo l’ulteriore selezione al Max Ophüls a Saarbrücken, il film è ora in arrivo nelle sale ticinesi, da domani, 13 aprile (in calce le informazioni).
“Il film – si legge – esplora il microcosmo della grande opera e getta uno sguardo intimo e coinvolgente sul viaggio di una donna che recupera il suo corpo, e con esso sé stessa, per tornare sul palcoscenico”. A guardarlo, tante madri si riconosceranno in Giulia, seppur differiscano contesti di vita e scelte professionali, perché, nonostante parta da una situazione personale, la sua storia è comune a molte. Il film di Kaehr affronta anche il delicato tema della conciliazione – coniugata quasi tutta al femminile – fra vita familiare e vita lavorativa, in un mondo che ha un’organizzazione soprattutto declinata al maschile.
Apriamo con due parentesi biografiche. Da una parte abbiamo Laura Kaehr: nata a Minusio oggi vive e lavora fra Zurigo e la Valle Verzasca come sceneggiatrice, regista e coreografa cinematografica. A 14 anni lascia il Ticino e si forma come ballerina professionista al Centre de danse Rosella Hightower a Cannes, in cui segue una carriera nella danza. Successivamente studia Arti trans-disciplinari e regia alla ZhdK e consegue un certificato avanzato in Film e sviluppo di sceneggiature alla Ucla di Los Angeles. Lavoro d’esordio è il cortometraggio ‘1927’ (2014), cui segue ‘New World’ (2018, film sulla danza sperimentale).
© Maya e Daniele
La regista ticinese che si divide fra Zurigo e la Valle Verzasca
Poi c’è Giulia che di cognome fa Tonelli ed è la prima ballerina del Teatro dell’Opera di Zurigo, la compagnia stabile. Nata in Francia nel 1983 (ma di origini italiane), trascorre l’infanzia a Pisa dove frequenta le scuole di danza di Joana Butnariu e Marina van Hoecke. È cresciuta artisticamente con la frequentazione della scuola di balletto in Toscana, proseguendo quindi all’accademia del balletto Wiener Staatsoper. Dal 2010 entra nella compagnia dell’Opera di Zurigo dove, dal 2018, è stata promossa prima ballerina.
Giulia è anche madre – nel 2018 mette al mondo Jacopo –: ferma la sua vita lavorativa per un anno, nel momento culmine della sua carriera. Trascorsi i mesi di congedo maternità, la ballerina decide di riprendere il suo posto nella compagnia. Il documentario di Kaehr si innesta qui (girato fra il 2019 e il 2021) e racconta il difficile e faticoso cammino per riconquistare l’equilibrio fra il mondo competitivo ed esigente della compagnia di balletto d’élite e la nuova vita familiare, per ridiventare sé stessa nella nuova dimensione. Perché con un figlio tutto cambia, ma lei ha “bisogno di ballare” e si impegna quindi al massimo per ricostruirsi (anche fisicamente) nella nuova situazione, perché nonostante tutte le difficoltà “essere madre è meraviglioso”, ma salire sul palco è come “tornare a casa” (i virgolettati sono citati dal film).
La regista la segue dappertutto, senza accompagnare il girato con una voce fuori campo che ritmi la narrazione, che è cadenzata invece dalla vita di Giulia con Jacopo e Bernhard (marito e papà), che passa dalla dimensione casalinga a quella professionale; immergendoci completamente nella sua quotidianità. L’espediente «cattura la verità e l’emozione del momento, lasciando che conducano la narrazione. Ciò è possibile solo quando s’instaura un’intimità incredibile, come quella fra Giulia e me», chiarisce la regista.
© First Hand Films
In allenamento
Un’intimità coltivata nel tempo: «Sette anni fa, vedendole ballare la ‘Messa da Requiem’, le ho scritto un messaggio in Facebook per complimentarmi. Lei mi ha risposto chiedendomi chi fossi, che facessi, dove abitassi. Quando le ho detto che sono un’ex ballerina, ora regista che vive a Zurigo, mi ha proposto di vederci per un caffè. Quel caffè è diventato annuale», Laura ricorda così l’incontro spontaneo con Giulia. A gennaio del 2019 «due mesi dopo il parto, Giulia mi ha confidato di essere ansiosa al pensiero di tornare al lavoro, non tanto per la condizione fisica». La regista capisce che la storia va raccontata: «È nato tutto da lì». E aggiunge: «Non è mai stata mia intenzione realizzare un documentario unicamente sulla danza. Ho voluto raccontare la sua storia perché è applicabile in qualunque contesto professionale. Inoltre, Giulia con la sua grande forza è una persona che può ispirare donne e uomini. Un’ispiratrice soprattutto di speranza», chiosa Kaehr.
L’uscita del documentario (in larga parte in italiano) nelle sale cinematografiche ticinesi è in calendario domani nei cinema di Ascona e Lugano, in un secondo momento anche a Mendrisio, Bellinzona e Acquarossa. La prima proiezione si svolgerà oggi, mercoledì 12 aprile (alle 20) al cinema Rialto di Muralto, che per l’occasione riaprirà le sue porte e ospiterà anche la regista. Domani, giovedì 13 aprile alle 20, il cinema Lux di Massagno ospiterà un’altra prima in presenza di Kaehr, che sarà ancora ad Acquarossa mercoledì 19 aprile alle 20.30 e a Mendrisio mercoledì 10 maggio alle 18.30 al cinema multisala.