Una intesa tra l’Associazione Atelier AAA e la Città di Mendrisio mette in cantiere il recupero dello stabile. In vista un luogo d’arte e comunità
Prendi un vecchio stabile, ormai in disarmo da una trentina di anni e che ha diritto a una seconda vita, e fanne il sogno di un gruppo di creativi; che ha trovato sulla sua strada un mecenate, come nella migliore tradizione rinascimentale, e ha saputo incrociare le sue aspirazioni con l’ente pubblico. Il risultato? Il progetto con cui l’Associazione Atelier AAA (Arte e Artigianato Arzo) ha ‘vestito’ l’ex Coop di Arzo e che oggi è al centro, oltre che del nucleo del Quartiere, di un accordo di collaborazione con la Città. Del resto, si punta in alto: trasformare l’edificio, che è e resterà di proprietà del Comune, in un luogo di incontro intergenerazionale e di arte. Uno spazio capace, al contempo, di ridare vita al ‘cuore’ del paese e di rafforzare il senso di appartenenza della popolazione. Cittadinanza che a inizio febbraio ha potuto vedere da vicino come cambierà quell’angolo di Arzo.
Non è un caso, del resto, che tutto sia nato lì, nella regione della Montagna, ad alta densità di artisti e personalità della cultura e ‘patria’ di manifestazioni come il Festival di narrazione; lì dove ha scelto di vivere Gardi Hutter, la Giovanna d’ArpPo per eccellenza, e ora ‘motore’ dell’iniziativa e presidente dell’Associazione, realtà dal maggio del 2021, nella quale si riconoscono pure Sonia Cattaneo e Annamaria Lupi.
Per l’Associazione Atelier AAA, d’altro canto, la ex Coop rappresenta una «occasione davvero unica», ci fa capire Annamaria Lupi. Una opportunità importante per riuscire, come detto, da una parte ad «animare il centro» e dall’altra a «dare una ‘casa’ alla comunità locale», quindi anche ad artisti, compagnie teatrali, artigiani e associazioni. Giovani professionisti dell’arte e realtà culturali che, come ci fa notare ancora, «faticano a trovare degli spazi a prezzi accessibili dove creare, provare e allestire gli spettacoli».
La posizione urbanistica del complesso, d’altra parte, è «ottimale» e le condizioni in cui si sta operando sono particolarmente favorevoli. In effetti, l’incontro con il mecenate ha assicurato la necessaria forza finanziaria, mentre l’intesa con il Comune, conquistato dal progetto, ha garantito un comodato d’uso lungo quarant’anni e l’Ente regionale per lo sviluppo ha sostenuto l’iniziativa. A questo punto per suggellare in veste ufficiale l’operazione manca solo il via libera del Consiglio comunale. Poi si metteranno in cantiere la ristrutturazione dello stabile, a carico dell’Associazione, l’avvio e la gestione delle attività, con l’obiettivo, a medio termine, di raggiungere l’autonomia finanziaria (la ricerca di altri fondi è già in atto).
In questo modo chi ruota attorno all’Associazione ha potuto concentrarsi sulla fase di riattazione dell’immobile – frutto di un lavoro affidato a specialisti e progettisti –, all’interno del quale conviveranno le proposte private e quelle pubbliche, e sui contenuti da dare allo stabile; che mirano a un obiettivo comune: la riqualifica dell’intero comparto. Oltre la soglia, come ci conferma Annamaria Lupi, troveranno posto, da un lato – nei locali del vecchio negozio e del deposito – una mensa per i bambini delle scuole comunali, dall’altro gli spazi dedicati agli artisti, ai corsi e alle possibili diverse attività, oltre alla piazzetta esterna adibita per accogliere rappresentazioni, feste e momenti comunitari. A fare da bussola lo studio di fattibilità allestito ad hoc ed espressione di una «convergenza di idee e affinità».
La sfida, insomma, è di quelle importanti. «Dopo tanti anni di abbandono – ci fa presente –, di fatto come promotrici ci stiamo tuffando nell’impresa di recuperare un edificio già in passato centrale nella vita locale, con l’intento di riattivare il nucleo nell’ottica di uno sviluppo sostenibile e di ritrovare un edificio che si presta alla generazione di un luogo di vita e di incontro». Per i promotori, infatti, il progetto è di «fondamentale importanza». Accanto alla mensa scolastica, infatti, «si prospettano realtà miste con affitti fissi di locali-atelier oppure locazioni occasionali, in conformità agli statuti dell’Associazione, a seconda delle necessità e del calendario del centro».
I destinatari? «Enti, associazioni, artigiani, compagnie di danza e teatro, attività in co-working, laboratori, seminari, incontri privati e pubblici». Sullo stesso piano si coltiveranno altresì proposte «con elevati valori aggregativi, culturali, partecipativi che interessano singole persone, gruppi o enti, la comunità di Arzo e anche di altri Quartieri della Montagna».
Ecco perché la serata pubblica di inizio febbraio è stata cruciale per condividere il progetto e aprire un confronto schietto. «In effetti, per le promotrici e i collaboratori è stato un incontro molto importante sia per tutti gli ‘attori’, sia per gli interessati al progetto». A testimoniarlo è stata anche la partecipazione di pubblico, definita «sorprendente, a dimostrazione dell’interesse e dell’attenzione manifestati per questo progetto di ‘rinascita’ di un comparto abbandonato e inaccessibile».
Non si nasconde che durante l’incontro qualche scetticismo ha fatto capolino. «Ma è normale che accada – ammette Annamaria Lupi –. È già stato il caso per altri progetti: il Museo a Meride o LaFilanda a Mendrisio, per citare solo due esempi locali. Poi, però, prevale la fiducia. Un giorno succederà anche per la ex Coop di Arzo».
Ciò che conta oggi è fare il primo passo.