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Centro d'incontro all'ex Coop di Arzo, due vicini ricorrono

Sciolti i nodi da Comune e Cantone con la licenza edilizia, i confinanti tornano alla carica e si appellano al governo. La criticità? I rumori

Sperando in una seconda vita
(Ti-Press)
14 giugno 2024
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Cultura e arte non sempre hanno la vita facile. Ne sanno qualcosa all’Associazione Atelier Arte e Artigianato di Arzo (Atelier AAA), presieduta dall’attrice Gardi Hutter. Una realtà comunitaria che si è lanciata con passione nel recupero e la valorizzazione dell’ex Coop, nel nucleo di Arzo. Messo in campo un progetto deciso a dare vita a un Centro d’incontro intergenerazionale, espressione di pubblico e privato, l’iniziativa ha trovato le porte spalancate delle istituzioni di Mendrisio, ma non quelle di due vicini di casa. Le prime resistenze erano emerse, del resto, sin dalla presentazione, nell’ottobre del 2023, della domanda di costruzione. Depositata una opposizione, gli argomenti dei contrari non avevano, però, fatto breccia. E la ristrutturazione dello stabile aveva così staccato il preavviso favorevole a livello cantonale e il maggio scorso la licenza edilizia del Municipio della Città.

Caso chiuso? Non proprio: i confinanti sono tornati alla carica e a inizio giugno hanno imbucato un ricorso all’indirizzo del Consiglio di Stato. Le argomentazioni? In pratica le stesse. L’intervento, a detta dei censori, visto la destinazione dell’edificio causerà in particolare delle “immissioni foniche”, si lamenta. Eppure c’è una perizia riconosciuta dal Cantone che certifica come l’attuazione dell’opera “non comporterà alcun tipo di immissione fonica molesta, nel rispetto delle normative”.

Alleati nelle istituzioni

Per i ‘fan’ dell’iniziativa è difficile capire le motivazioni fotocopia che spingono i due ricorrenti a mettersi di traverso. Tanto più che uno di loro oggi siede in Consigio comunale per l’Udc. Quello stesso Legislativo che l’ottobre scorso ha dato il suo nullaosta all’intesa stretta tra il Municipio e l’Associazione e sottoscritto un investimento di 200mila franchi per la creazione di spazi per gli allievi delle Scuole elementari di Arzo, a cominciare da una mensa. D’altra parte, i contenuti agli occhi dei promotori sono chiari, relazione tecnica alla mano. Non a caso gli spazi sono stati immaginati versatili, proprio per raccogliere attività diverse tra loro, ma codificate, si ribadisce nel dossier, secondo le norme pianificatorie.

Per due censori la destinazione non va

E i firmatari del ricorso non contestano la creazione di una mensa scolastica, che dicono di salutare con favore. A risultare loro indigeste sono le “ulteriori destinazioni che si vorrebbero instaurare nel mezzo del nucleo abitativo e che sono in contrasto – si insiste – con le disposizioni di zona”. Nei piani, in effetti, si prevede la presenza di un Centro d’incontro con una valenza aggregativa, sociale e culturale. E tale è lo spirito che permea il dossier dell’Associazione che si innesta su un’area gà riservata ad ‘Attrezzature ed edifici di interesse pubblico’, con l’intento di far rivivere l’ex Coop, in disarmo da un trentennio, e il nucleo di Arzo a fronte di un investimento di circa 3 milioni di franchi. E questo fondendo contenuti a carattere pubblico – previsti al piano terra e all’esterno – a iniziative a valenza culturale e dedicate ad artisti, associazioni e artigianato (non molesto) locali ai livelli superiori, dove troveranno posto degli atelier oltre all’oggettoteca, che non sarà altro che un locale per la riparazione e costruzione di oggetti d’uso quotidiano, coinvolgendo pure i bambini del paese, e per la preparazione di spettacoli.

D’altro canto per le autorità i lavori “mantengono la quasi totalità dell’edificio”, considerato dalla pianificazione “di valore urbanistico”. Quanto basta per dire che il progetto si inserisce in maniera “ordinata e armoniosa nel paesaggio”.

Criticità che per il Municipio non ci sono

Agli occhi dei ricorrenti, invece, la descrizione del futuro polo culturale e aggregativo appare a loro dire generica e i piani “carenti”, checché ne dica il Municipio cittadino, e con una prevalenza del privato sul pubblico. Tanto da avventurarsi ad affermare che le destinazioni iscritte a progetto più che un carattere aggregativo mostrano una valenza commerciale e “nell’interesse dell’Associazione Atelier AAA”. I confinanti si appigliano, insomma, alle norme di Pr, alle distanze dal ciglio delle strade – criticità che non sussistono per l’Esecutivo -, persino alla presenza della gradinata e della nuova terrazza che affaccerà sulla corte; per non parlare dei posteggi, che peraltro non verranno tratteggiati. Infatti, come ribadito dalle condizioni che accompagnano la licenza, sarà versato un contributo sostitutivo (calcolato in 8mila franchi per 4 posteggi).

Questione di decibel (o no?)

Salvo poi far emergere la vera ragione della vertenza: rumori e molestie. I contrari mettono in dubbio, sino a polemizzare, le perizie e le conclusioni degli specialisti a fronte, si spiega, della mancanza di informazioni sui parametri utilizzati (quanto alle persone che frequenteranno la corte e la terrazza, scambiando peraltro i 40 posti della sala con queli della mensa). A tal punto da “prudenzialmente” contestare “la completezza degli atti, rispettivamente il rispetto della legislazione ambientale, così come pure la perizia specialistica che attesta la valutazione delle immissioni foniche, in quanto non attendibile”.

Detto altrimenti, gli eventi culturali che si pensa di organizzare sono visti come “attività caratterizzate da immissioni foniche che non sono in alcun modo compatibili con il carattere residenziale del nucleo”. Quanto basta per chiedere di non autorizzare il progetto. D’altro canto, i servizi cantonali hanno già analizzato carte e dati a fronte di uno studio che, stando alle valutazioni eseguite, confermano che “il disturbo fonico generato dall’andirivieni dell’utenza può tutt’al più essere considerato esiguo”. Per la Sezione protezione aria, acqua e suolo “l’oggetto della domanda di costruzione – come si riferisce a corollario della licenza edilizia – non è risultato in contrasto con l’Ordinanza federale contro l’inquinamento fonico”: dalla documentazione, si osserva, emerge infatti che “il nuovo insediamento, le attività e gli impianti non provocheranno immissioni foniche superiori ai valori d’esposizione al rumore fissati dalla citata Ordinanza”.

Firmando la licenza l’Esecutivo, a questo proposito, ha annotato che le attività proposte risultano “inferiori alla molestia prodotta da un ristorante e forse uguali soltanto in occasioni sporadiche”.