Nella notte della Repubblica, alla fine della gara, ‘Due vite’ è in testa, Elodie è seconda, Anna Oxa ultima. I voti e la classifica generale
Premesso il "prova ad andarci tu su quel palco se ne sei capace", le canzoni della prima serata. Noi le abbiamo ascoltate così:
Anna Oxa, ‘Sali (Canto dell’anima)’ – ★★✩✩✩
Detto con estremo dispiacere, una cosa tra il distopico, James Bond e il già sentito. La Sala stampa – forse per le imprecisioni, forse perché ha assistito al soundcheck – affossa. Giudizio: scendi
gIANMARIA, ‘Mostro’ – ★✩✩✩✩
(Nota per i correttori: gIANMARIA, scritto così, come MarcoZappa) Faccia da predestinato, look da predestinato, tormentone predestinato ("Ma che ti sembro un mostro?"). La canzone? Un’altra domanda? Giudizio: aUGURI
Mr. Rain, ‘Supereroi’ – ★★✩✩✩
Come sarebbe stata senza i bambini che fanno ‘oh’? Giudizio: i giornalisti fanno boh
Marco Mengoni, ‘Due vite’ – ★★★★★
Peccato per l’errore nel testo ("Che giri fanno due vite", forse l’autore intendeva "che giri fanno due viti"). Becera ironia a parte, inizio degregoriano ("Le stelle sono tante, milioni di milioni"), poi è il crescendo perfetto della canzone perfetta. Giudizio: essenziale. Anzi, esistenziale
Ariete, ‘Mare di guai’ – ★★★✩✩
Look un po’ Lego e un po’ ‘Stranger Things’, con Dardust a produrre (colui che fa suonare le piante). L’emotività condiziona una canzone di estrema dolcezza e qualità, per quanto "úniamo i respiri" non si possa sentire. Ma il Max Pèzzali insegna che niente, nella metrica, è impossibile. Giudizio: com’è profondo (il mare, e il pezzo)
Ultimo, ‘Alba’ – ★★★✩✩
Limiti, lividi, brividi, simili, comici, pensami, abiti, perderti. È la festa del trisillabo, ma una festa riuscita. Peccato che il Moriconi, dopo una prova da sogno, si faccia prendere dalla Sindrome di Fabrizio Moro e, urlando, mandi in vacca un canzone bella e, per lui, atipica. Confidiamo nella seconda esibizione, perché il pezzo è ottimo: Giudizio: ottima (la canzone, trisillabo)
Coma_Cose, ‘L’addio’ – ★✩✩✩✩
Per qualcuno ‘Fiamme negli occhi’ (Sanremo 2021) era Prévert, per qualcun altro le unghie sulla lavagna. Per qualcuno sono gli Eurythmics, per qualcun altro i Jalisse. Giudizio: i Jalisse
Elodie, ‘Due’ – ★★★★✩
Elodie è bella nell’accezione dei libri di Storia dell’Arte. Dare un voto al brano è possibile soltanto guardando da un’altra parte, altrimenti è un attimo gridare al capolavoro. E guardando da un’altra parte, per quanto non sia ‘Bagno a mezzanotte’, ‘Due’ è assai elegante. Giudizio: due più due (quattro, le stelle. E comunque abbiamo guardato)
Leo Gassmann, ‘Terzo cuore’ – ★★✩✩✩
"Ci siamo lasciati e ripresi / Come i trapezisti del Cirque du Soleil". Bella l’immagine circense, e pure l’idea dei tre cuori nel petto. Scritta dal bergamasco Zanotti, leader dei Pinguini Tattici Nucleari, l’idea del triplice organo fa tornare alla mente la nota anomalia del Colleoni, illustre bergamasco, da cui le battute da bar. Giudizio: "Mio cuore, tu stai soffrendo" (la zia Rita)
I Cugini di campagna, ‘Lettera 22’ – ★★★✩✩
Sembra che da un momento all’altro arrivi Riccardo Fogli, poi – senza abbondare in falsetto, che pare un limite e invece è la soluzione – Riccardo Fogli non arriva più. Firma La Rappresentante di lista, a garanzia del tutto. Giudizio: mio cuggino mio cuggino
Gianluca Grignani, ‘Quando ti manca il fiato’ – ★★✩✩✩
Dopo il ricordo di ‘Nonno Hollywood’ di Enrico Nigiotti (Sanremo 2019), il ricordo di papà Grignani. L’opera rock sfiora a tratti il melodramma, ma la storia personale merita totale rispetto. Dirige il maestro Melozzi, che mandò a quel paese Uto Ughi che mandò a quel paese i Måneskin (come in ‘Alla fiera dell’est’). Giudizio: alla carriera
Olly, ‘Polvere’ – ★✩✩✩✩
"Sembra Nek agli autoscontri" (cit. Herbert Cioffi). Del Sanremogiovane si citano i non indimenticabili, anzi, versi "Vedo Dio mentre pittura / Che sorride perché sa / Che se fa una sbavatura / Poi non la cancellerà", degni della miglior Cristina D’Avena, ma solo se fosse lei a cantarli. Giudizio: e polvere ritorneremo
Colla Zio, ‘Non mi va’ – ★✩✩✩✩
Generati non creati da Sanremo Giovani, che ti rende Big come la Fata Turchina, i giovani milanesi cantano l’elettrofunkettone, canzone giovane su base vecchia. Menzione a "Mi piace la tua bocca e ‘La spada nella roccia’ / Mi chiamano Artù all’università". Citare Piazza Tienanmen mentre si salta come grilli, invece, è come prendere a calci i fiori dell’Ariston. "Ogni tanto c’è un altro che sfiora i tuoi sensi" e "ma che sesso mi fai" sono cose che nemmeno Julio Iglesias, ottant’anni a settembre. Giudizio: come il titolo
Mara Sattei, ‘Duemilaminuti’ – ★✩✩✩✩
A scrivere per (all’anagrafe) Sara Mattei, che cambia le consonanti al suo nome, c’è anche la penna di Damiano David dei Måneskin. Brano intenso, anche troppo, che cita l’alcolismo e viene voglia di bere per dimenticare. Giudizio: Satta Marei (Rama Tassei, Massa Rattei, Tassa Ramei, etc etc)
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Dopo la prima serata di Festival, questa la classifica provvisoria: