Luganese

Reati finanziari ‘atipici’, chiesti 12 mesi per Davide Enderlin

Il 51enne imprenditore ed ex consigliere comunale del Plr di Lugano deve rispondere di amministrazione infedele e falsità in documenti

(Ti-Press)
6 febbraio 2023
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Ammette (quasi per intero) di aver sottratto 2 milioni di franchi alle sue società e la falsità in documenti, ma contesta le malversazioni di un milione in merito alla gestione di patrimoni affidati allo studio legale di famiglia. Davanti alla Corte delle Assise correzionali di Lugano, per rispondere di ripetuta amministrazione infedele e ripetuta falsità in documenti – fatti commessi tra il 2007 e il 2014 – compare da questa mattina Davide Enderlin jr, 51enne imprenditore ed ex consigliere comunale del Plr di Lugano. Accusa (il procuratore pubblico Daniele Galliano) e difesa (l’avvocato Luca Marcellini) hanno presentato un accordo di condanna di 12 mesi sospesi per un periodo di prova di due anni. L’accusa si è rimessa al giudizio della Corte per i due reati contestati (e una pena non superiore ai 20 mesi); mentre la difesa ha chiesto il proscioglimento. La sentenza è attesa nel tardo pomeriggio.

Il nodo delle retrocessioni bancarie

Il reato contestato è relativo all’attività di Enderlin nello studio legale di famiglia. Nella sua attività di gestore patrimoniale, avrebbe percepito retrocessioni bancarie per circa 1,3 milioni, consigliando ai clienti di recarsi sempre presso lo stesso istituto bancario e senza informarli preventivamente sul fatto che la sua remunerazione avveniva tramite retrocessioni sul capitale investito. «Mio papà ha scelto di non avere pagamenti dai clienti, ma solo le retrocessioni da parte della banca – ha spiegato Enderlin rispondendo alle domande del giudice Mauro Ermani –. Questo valeva per tutti i clienti, non sono mai state emesse fatture per onorare la gestione degli averi». Quelli dello studio, ha aggiunto l’imputato, «erano in generale clienti storici e c’era un tipo di rapporto che mi porta a dire che tutta la clientela sapeva che ricevevamo qualcosa dalla banca». L’accusa, come detto, si è rimessa al giudizio della Corte perché «ci sono diversi problemi». Tra questi il pp Galliano ha citato «la lontananza dei fatti che porta a problemi di ricostruzione delle informazioni visto che il mandato stipulato con l’istituto bancario risale al 2011». Mandato di cui Enderlin «non è la controparte: è un collaboratore dello studio e la rendicontazione non deve essere fatta da un collaboratore». Non è inoltre stato possibile «identificare gli altri clienti e non è possibile che vi siano state delle rendicontazioni». Da ultimo, «non sappiamo quale sia la remunerazione diretta per la gestione patrimoniale dei clienti». Tesi seguita anche dall’avvocato Marcellini, per il quale «mancano tutti gli elementi fattuali».

L’immobile contestato

Il secondo filone è come detto legato al denaro sottratto alle società che Enderlin amministrava. La somma, due milioni di franchi, nel frattempo risarcita, è stata investita per conquistare la cantante di origini lituane Ginta Biku – con cui aveva una relazione inizialmente clandestina e all’insaputa dei rispettivi compagni di allora – e finanziare la sua carriera artistica. I fatti sono stati ammessi fatta eccezione per i 250mila franchi di una società nata per acquisire marchi della moda e poi trasformata in un’operazione immobiliare dalla cantante. Per Galliano resta da chiarire se sia stato Enderlin a suggerire i bonifici e quale fosse il suo ruolo. Marcellini ha invece evidenziato che il suo assistito non era amministratore della società quando è avvenuto l’acquisto. Nei confronti della donna è nel frattempo stato emesso un decreto d’accusa.

‘Reati commessi in maniera strana’

Motivando l’accordo trovato tra le parti, il rappresentante dell’accusa non ha esitato a parlare di «reati commessi in maniera un po’ strana». In quel periodo Enderlin «ha perso la testa per una persona e ha scialacquato tutto quanto poteva. Ma è stata un’amministrazione infedele atipica: di solito si prosciugano i conti societari quando ci si trova alla canna del gas, e lui non si trovava in quello stato». A favore del 51enne è stata considerata anche la collaborazione, il lungo tempo trascorso e la «violazione importante del principio di celerità» e l’avvenuto risarcimento alle parti. Anche Marcellini ha parlato di «atipicità nel contesto dei reati finanziari: Enderlin ha commesso un’infinità di pasticci, alcuni dei quali di rilevanza penale».