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Sul ‘Break Point’ il colpo di Netflix riesce a metà

Stessi autori di ‘Drive to Survive’, la docu-serie sul tennis sembra pensata per un nuovo pubblico. Senza i big, si mette in luce la nuova generazione

(Netflix/infografica laRegione)
23 gennaio 2023
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Difficile pensare a due sport più diversi di tennis e Formula 1. Ma dopo il successo di ‘Drive to Survive’ – fortunata e seguita docu-serie capace di cambiare il modo in cui viene vista F1 e rilanciarne l’interesse, catturando nuovi appassionati – Netflix ha spostato il suo team di creatori dai rumorosi circuiti automobilistici ai più ovattati campi da tennis. Ecco allora che sui primi cinque episodi di ‘Break Point’ (altri cinque sono annunciati per giugno), usciti venerdì 13 gennaio, ci poteva stare buona dose di aspettative. A condizione, per cominciare, di fare astrazione su un titolo poco originale (un ancor più scontato ‘Match Point’ lo concediamo unicamente a Woody Allen).

E però appunto tennis e F1 sono due mondi assai diversi. In tutto o quasi. Quindi ciò che ha fatto il successo di ‘Drive to Survive’, non ha per forza di cose il medesimo effetto in ‘Break Point’. Spettacolo e drammaticità delle corse automobilistiche (e del ‘circo’ che le attornia) sono più evidenti di quanto accade in partite di tennis, competizioni che possono durare ore ed essere decise da pochi episodi, oltre che nella testa dei giocatori. E qui sta una delle difficoltà della serie, che attraverso le voci di alcuni protagonisti attuali e campioni del passato (sempre interessanti le considerazioni di Andy Roddick e Chris Evert) prova a cercare una risposta che forse ‘non esiste’. Quella che spiegherebbe perché, come ben riassume Matteo Berrettini, "il tennis è così: due secondi e tutto può cambiare". Due secondi in cui la voglia di vincere in modo quasi impercettibile diventa paura di perdere e "il cervello ti fotte". È un mondo difficile, riflette il romano che ha concesso alle telecamere di catturare frammenti della sua relazione con la collega Ajla Tomljanovic (terminata al momento della messa in onda). Ed è un mondo brutale in cui – dice Taylor Fritz – è "difficile essere felici. Perché ogni settimana tutti perdono. A parte uno: quello che vince il torneo".

Lodevole il tentativo di ‘Break Point’ di portare lo spettatore dietro le quinte di uno "sport estremamente solitario" (Nick Kyrgios), come nessun altro. "Non ti puoi nascondere e gestire da solo le aspettative, può essere frustrante; mentalmente non puoi mai avere una giornata no" (Roddick); "nei momenti importanti sei solo" (Maria Sakkari). La formula è la stessa di ‘Drive to Survive’, con passaggi chiave di alcune partite alternati a interviste che all’appassionato rivelano poco, che già non sappia. L’impressione è che gli autori si rivolgano soprattutto a chi ancora non segue il tennis o lo fa sporadicamente: regole e punteggi sono spiegati più volte; ogni episodio è incentrato su un giocatore in particolare, del quale si perdono però le tracce negli altri capitoli e dei quali unicamente gli ‘aficionados’ sanno come sia proseguita la stagione.

E poi c’è un grosso ‘ma’. ‘Break Point’ non ha coinvolto nessun big, le cui gesta sono qua e là solo accennate per lo più attraverso racconti o vicende altrui. In campo maschile mancano le leggende viventi Roger Federer, Rafael Nadal, Novak Djokovic e l’astro nascente, anzi già nato, Carlos Alcaraz; in campo femminile non ci sono Serena Williams, l’ex numero uno Ashleigh Barty e l’attuale Iga Swiatek. Tutti protagonisti di eventi che hanno marcato un 2022 ricco di colpi di scena: dall’esclusione di Djokovic dall’Australian Open perché non vaccinato contro il Covid al ritiro improvviso di Barty al più giovane numero uno della storia nel circuito maschile (Alcaraz) all’addio di Federer e Williams al record di Slam di Nadal; per limitarci ad alcuni. Raccontare queste situazioni senza i diretti interessati sarebbe stato esercizio non semplice e di sicuro parziale, ciononostante relegarli a sfondo di un’altra narrazione, lascia a chi guarda la sensazione di aver visto un film diverso.

D’altro canto l’assenza di questi grandissimi nomi permette di mettere in luce una nuova generazione. Giocatori che, sebbene abbiano già raggiunto le alte sfere delle classifiche, non di rado restano sconosciuti ai più o, al meglio, sono considerati atleti di secondo piano. Per quanto andando in profondità solo a tratti, ‘Break Point’ aiuta ad avere un quadro un po’ più ampio di cosa significhi essere un professionista di tennis, di quanto lavoro, impegno e sacrifici occorrano per arrivare al vertice e di come sia assurda l’idea che, al di fuori di chi, ognuno a modo suo, ha trasceso lo statuto di campione trasformandosi in eroe, gli altri siano solo comprimari. Emergono così persone e momenti interessanti. Ad esempio quando la spagnola Paula Badosa (nel 2022 arrivata al secondo posto del ranking) parla della depressione contro cui lotta da quando, dopo aver vinto il Roland Garros junior a 17 anni, si è improvvisamente ritrovata addosso enormi aspettative e forte pressione. Un racconto toccante e coraggioso, che scosta il velo sulla salute mentale degli sportivi. O ancora il percorso, che meriterebbe qualche attenzione in più, della tunisina Ons Jabeur e del norvegese Casper Ruud, capaci in maniere e per vie diverse, anche (come nel caso di Jabeur, prima africana a questi livelli) dovendo abbattere barriere, di issarsi ai vertici pur provenendo da nazioni con poca o nulla tradizione tennistica. Sorprendente è anche la ‘sfrontatezza’ con cui Toni Nadal racconta di preferire che vinca suo nipote, piuttosto che Félix Auger Aliassime che lui allena.

I cinque episodi

The Maverick: Australian Open: Nick Kyrgios, enorme talento con fama di ‘bad boy’, prova a ritrovare la gioia di stare in campo.

Take the Crown: Australian Open: assente Novak Djokovic, Matteo Berrettini punta a vincere un primo titolo Slam.

California Dreaming: Master 1000 Indian Wells: Taylor Fritz e il match che potrebbe cambiargli la carriera; Maria Sakkari e la voglia di essere la nº 1.

Great Expectations: Master 1000 Madrid: Paula Badosa e la pressione di essere favorita nel torneo di casa; Ons Jabeur vuole entrare nella storia.

King of Clay: Roland Garros: Félix Auger-Aliassime e Casper Ruud affronteranno l’indiscusso re della terra battuta Rafael Nadal.