La presidente del Gran Consiglio: ‘È molto probabile che l’interpellanza sia trasformata in interrogazione’. La lettera: ‘Il governo risponda oralmente’
Lunedì 23 riprendono i lavori plenari del Gran Consiglio, con la prima seduta dopo la pausa natalizia: in questa occasione il Consiglio di Stato dovrebbe rispondere – oralmente – ai quesiti, tredici, posti dall’interpellanza interpartitica presentata dal deputato dei Verdi Marco Noi, primo firmatario, allo scopo di "fare chiarezza sui risultati dell’audit Unitas nel rispetto delle vittime". Perché si faccia cioè chiarezza dopo quanto comunicato dal governo circa l’esito dell’audit esterno, commissionato formalmente dal Dipartimento sanità e socialità, sulla gestione dei casi di molestie sessuali e mobbing in seno all’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana, l’Unitas appunto, ritenuto che, si sostiene nell’atto parlamentare, "ci sono elementi che non possono essere accolti così come esposti dal Consiglio di Stato e da Unitas" nei rispettivi recenti comunicati e dichiarazioni ai media. Il governo dovrebbe rispondere oralmente durante l’imminente sessione del legislativo cantonale. Il condizionale è però d’obbligo. Perché – afferma, interpellata dalla ‘Regione’, la presidente del Gran Consiglio, la socialista Gina La Mantia – «ci sono buone probabilità che l’interpellanza venga trasformata in interrogazione. La maggioranza dell’Ufficio presidenziale ritiene che il criterio dell’urgenza non sia dato per giustificare una risposta orale in seduta. In ogni caso l’Up (oltre che da La Mantia, è composto dalla prima vicepresidente Nadia Ghisolfi del Centro, dal secondo vice Michele Guerra della Lega e dai capigruppo, ndr) si riunirà lunedì» per prendere una decisione definitiva prima dell’inizio della sessione parlamentare. Potrebbe dunque profilarsi lo scenario seguente, qualora l’interpellanza fosse trasformata in interrogazione: da una risposta governativa orale a una risposta governativa scritta. Con conseguente dilatazione dei tempi. Come dire: la chiarezza può attendere. Alla faccia della decantata trasparenza, che passa anche dalla rapidità con la quale vengono chiarite determinate circostanze di interesse pubblico, a maggior ragione quando si tratta di enti, dagli scopi senz’altro lodevoli, ma comunque sussidiati (pure) dallo Stato, ovvero dai cittadini contribuenti.
Stando a quanto dichiaratoci da La Mantia, la maggioranza dell’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio non riconoscerebbe uno dei due requisiti di un’interpellanza, previsti dalla normativa che disciplina il funzionamento del parlamento. Il requisito dell’urgenza. Facciamo un passo indietro. Secondo l’articolo 97 della Legge sul Gran Consiglio, l’interpellanza "è la domanda formulata per iscritto, per il tramite dell’apposito formulario, da uno o più deputati, rivolta al Consiglio di Stato, su un oggetto d’interesse pubblico generale e che richiede una risposta urgente: interesse pubblico e urgenza devono essere motivati nel testo". E ancora: "L’Ufficio presidenziale, esaminata l’interpellanza, decide se la stessa richieda una risposta urgente e comunica all’interpellante la propria decisione; le interpellanze dichiarate non urgenti vengono trasformate d’ufficio in interrogazioni". Se l’interpellanza "è presentata almeno 10 giorni prima della seduta e a condizione che ne sia riconosciuta l’urgenza, il Consiglio di Stato risponde pubblicamente per un massimo di 10 minuti nella seduta stessa". L’interpellante, continua l’articolo 97, "si dichiara soddisfatto o non soddisfatto; sono consentite una breve replica dell’interpellante e la breve duplica del rappresentante del Consiglio di Stato". Infine, ed è un aspetto politicamente rilevante: "Dopo la risposta a un’interpellanza, vi può essere una discussione generale, se il Gran Consiglio lo decide".
Insomma, se l’Ufficio presidenziale del legislativo trasformerà l’interpellanza in interrogazione, il Consiglio di Stato risponderà per iscritto ai quesiti dell’atto parlamentare di Noi, sottoscritto da altri undici deputati di più partiti: Centro, Plr, Lega, Udc, Più Donne, oltre ai Verdi. Ora, considerando i tempi lunghi con cui solitamente il governo si pronuncia sulle interrogazioni, le risposte alle domande degli interpellanti potrebbero giungere dopo mesi, magari dopo le elezioni cantonali del 2 aprile. Per non creare scombussolamenti... vista la delicatezza – anche politica – del tema. C’è poi un altro dettaglio, che dettaglio in realtà non è: la trasformazione dell’interpellanza in interrogazione impedirebbe di chiedere la discussione generale in parlamento. Affinché si svolga, la proposta deve essere accolta dalla maggioranza del plenum, ma questa è un’altra storia.
Riguardo alla motivazione sollecitata dall’articolo 97 della Legge sul Gran Consiglio, così Noi e cofirmatari spiegano nell’interpellanza: "L’interesse pubblico è dato dal coinvolgimento del Cantone come ente sussidiante e vigilante di un mandato di prestazione alla Unitas e nel contempo dall’ampia eco mediatica che ha il tema". E l’urgenza? "È data dal fatto – annotano sempre gli interpellanti – che dalle informazioni giunte via stampa sull’entità dei problemi e sulla sfiducia espressa nei confronti della dirigenza (di Unitas, ndr), ci sono gli estremi per un intervento rapido di riorganizzazione degli organi di conduzione a tutela dell’utenza". Tuttavia la maggioranza dei vertici del parlamento reputa, stando sempre a quanto riferito alla ‘Regione’ dalla presidente, che il criterio dell’urgenza non sia dato.
Intanto c’è una lettera aperta firmata da impiegati, volontari, utenti e soci di Unitas, che peraltro sono stati interpellati nel corso dell’esecuzione dell’audit esterno. La citiamo integralmente: "Con la presente teniamo a ringraziare pubblicamente tutti i firmatari dell’atto parlamentare riguardante il ‘pasticcio Unitas’, depositato la scorsa settimana. Ne abbiamo preso atto con soddisfazione e attendiamo con fiducia la risposta pubblica e verbale del Consiglio di Stato in occasione della seduta di settimana prossima, certi che quest’interpellanza non sarà trasformata in interrogazione come già fatto in precedenza. Servono risposte e provvedimenti celeri. Ascolteremo con particolare attenzione le risposte ai quesiti riguardanti la quantificazione delle molestie (domande 6 e 7). Molte delle sottoscritte sono state vittime di quanto accaduto ad Unitas, e riteniamo giusto che tutti sappiano l’ampiezza che aveva preso il fenomeno con il trascorrere degli anni. Anche la risposta alla domanda 8 ci tocca in maniera particolare. Noi sappiamo che i reati avvenuti in Unitas negli ultimi 20 anni vanno ben al di là delle molestie e speriamo che la magistratura vorrà verificare se ci sono reati che ancora non sono andati in prescrizione. Per oltre vent’anni siamo stati vittime di una situazione che non abbiamo né voluto né cercato, ma che abbiamo dovuto subire. Non abbiamo mai avuto scelta. Unitas è l’unica associazione in Ticino che si occupa di aiutare persone non vedenti e ipovedenti. Pensiamo che ora sia il momento che si faccia totale chiarezza, e speriamo che il Consiglio di Stato vorrà rispondere tempestivamente, trasparentemente ed esaustivamente all’atto parlamentare che ci riguarda personalmente. Anche noi, come i firmatari, ci aspettiamo che ci venga recapitata una copia dell’audit, per l’allestimento del quale ci siamo investiti in prima persona".