In campo a festeggiare ‘rubando’ la coppa agli argentini, un po’ come quei parenti che per titillare il loro ego rovinano le feste di Natale a tutti
L’inusuale vicinanza della finale del Mondiale di calcio con il Natale ha prodotto un cortocircuito quasi lisergico partito dalla premiazione con intruso dell’Argentina e finito in qualche tavolata di un Natale passato, come accade allo Scrooge di Dickens.
Quando ho visto Salt Bae strattonare Messi in campo come non hanno fatto nemmeno i difensori francesi e poi salare la Coppa del mondo in diretta tv come fosse una delle sue bistecche dorate, davanti a qualche miliardata di persone, ho ripensato subito a quel bisogno morboso di attenzione di un paio di zii capaci di infilarsi nella culla del Bambinello pur di far diventare una festa di tutti – o una festa di altri – la loro festa.
Alzi la mano chi ha avuto uno zio così o un amico che ha provato a scipparvi la festa di compleanno. Se non avete alzato la mano, brutto segno: quello zio, l’amico molesto o Salt Bae siete voi.
FIFA are investigating how celebrity chef Salt Bae gained "undue access" to the pitch after the World Cup final where he enthusiastically posed for photos with surprised Argentina players including a bemused and irritated Lionel Messi. pic.twitter.com/L05XhRRBOY
— EU NEWS 🇪🇺 (@wtx_EU_news) December 22, 2022
Per quei pochi ormai che non sanno chi sia Salt Bae, immaginate una statua di cera di Johnny Depp venuta male, scartata dal Madame Tussauds e riciclata in qualche museo-baraccone di terz’ordine. Salt Bae, purtroppo, non è di cera, ma si muove. Con la stessa scioltezza di uno di quei bambolotti anni Ottanta che venivano venduti come robot futuristici, salvo rompersi al secondo comando, Salt Bae fa solo due cose.
La prima: appena incrocia una macchina fotografica o una telecamera inizia a fissarla con la bocca aperta, ricordando l’espressione vacua dei pesciolini di plastica che da piccolo dovevi tirare su con una minicanna da pesca da una ruota che girava.
La seconda, la più famosa: tiene la mano e il braccio più o meno nella posizione in cui, da bambini, provavamo a riprodurre un cigno con le ombre cinesi. Che sarebbe anche stato più dignitoso. Invece quello è il modo teatrale di salare la carne nei suoi ristoranti: fa cadere quello che una volta veniva chiamato "oro bianco" dall’alto, facendolo rimbalzare sull’avambraccio, prima di finire nel piatto (perché uno dovrebbe mangiare, strapagandolo, cibo passato dall’avambraccio di un macellaio-cosplayer resta un mistero). Una cafonata, fatta da un tizio con l’aria cafona e vestito da cafone, con nel taschino fazzoletti che sembrano tende: ovviamente funziona. La gente impazzisce e fa la coda per entrare nei suoi ristoranti, che – ho scoperto – sono ben 22. E così ora conosco ben ventidue posti in più, nel mondo, in cui non andrò mai a mangiare.
Con Di Maria e la Coppa (Twitter)
Tornando alla notte felice degli argentini in Qatar, rivedo il video del difensore Cristian Romero con in braccio il figlioletto e in una mano la Coppa del mondo, Salt Bae che arriva, allontana la coppa dal figlio di Romero (che, timidamente, vorrebbe toccarla) e poi gli fa segno "è mia" strappandola dalle mani di uno dei legittimi proprietari: proprio come certi zii dei Natali presenti, passati e futuri facevano, fanno e faranno con i regali e i piccoli momenti di felicità altrui; proprio come quelle persone che, incapaci di riempirsi di significato da sole, cercano disperatamente nella legittimazione degli altri la prova della loro esistenza.
Va detto che tutti – prima o poi –, in contesti più o meno ampi (solitamente meno ampi di una finale di Coppa del mondo), siamo tentati dall’idea di farci riconoscere, di far sapere chi siamo, distinguerci, esibendo quel mix di vanità e insicurezze che – diciamolo – resta la nostra parte peggiore. Salt Bae in mondovisione ha avuto tutto sommato una sua utilità: ci ricorda che non è detto sia una bella idea.
Uno dei meme con lui e Messi protagonisti (Twitter)