Parla Santa Claus: ‘Piaccio ai conservatori, ma renne e barba mi danno un tocco radical chic che seduce anche a sinistra’ (dagli inviati a Rovaniemi)
È un nevoso pomeriggio di dicembre a Rovaniemi, cittadina nel cuore della Lapponia che conta 60mila abitanti, quasi tutti elfi e renne. In lontananza si stagliano le ciminiere della Santa Claus, Inc., la multinazionale del regalo natalizio che ha sostituito Nokia nell’immaginario commerciale dei finlandesi. L’azienda e il suo indotto danno lavoro all’intera città, baciata dal benessere d’un modello di business tanto tradizionale quanto innovativo: è facile vedere anche umili renne-operaie girare per le strade della città a bordo delle loro Mercedes e Porsche, un Rolex allo zoccolo. Nella sede centrale di Sc – un’enorme stalla riconvertita a hub dell’innovazione, dove le renne possono giocare a ping pong con speciali racchette o rilassarsi in giacigli di paglia e marijuana – ci aspetta il Ceo della società, il leggendario Nicholas Santimonium Kaurismaki III. Per tutti, qui attorno: Santa Claus. Per il mondo italofono, al quale ha di recente esteso le sue operazioni garantendo posti di lavoro, consumo illimitato e crescita economica: Babbo Natale.
Babbo ci accoglie nel suo ufficio, che spicca rispetto all’interior design minimale del resto dell’azienda per la ricchezza delle sue boiserie, il lussuoso comfort delle poltrone Frau e le generose dimensioni della scrivania in mogano, affiancata da un enorme abete beniamino. Dietro, lui: un uomo imponente, dai modi cordiali ma decisi, avvolto in un elegante completo rosso. Il tutto impreziosito da un vezzoso cappello ton sur ton, evidente allusione al credo californiano dello ‘stay hungry, stay foolish’.
Ci sono voluti diversi anni – e parecchi soldi – per ottenere questa intervista esclusiva per ‘laRegione’. Come vedrete, ne è valsa la pena.
Babbo Natale, guardando alla situazione geopolitica, che Natale sarà?
Guardi, io per motivi di brand positioning devo andare d’accordo con tutti, per cui preferisco non sbilanciarmi. Le confesso però che queste sanzioni mi stanno dando qualche grattacapo: la figliola di Putin, ad esempio, mi ha chiesto il ‘Dolceforno Novichok’, ma con tutti ’sti controlli mi dice lei come faccio a consegnarlo? Comunque una soluzione si trova sempre, via. D’altronde se un panzone come me riesce a passare dalla canna fumaria… (ride sguaiatamente, ndr).
Capisco. Ad ogni modo la sua è un’azienda leader del settore. Come si riesce a restare al vertice per così tanto tempo? Per dirla con l’economista Michael J. Fox, qual è il segreto del suo successo?
Il modello è lo stesso che poi mi ha copiato quel maledetto di Jeff Bezos (ehi Jeff, se mi stai leggendo ho una domanda per te: lo sai che mestiere fa tua madre, vero?). Insomma: investi in perdita per conquistare il controllo logistico dell’intero mercato mondiale – non le dico i debiti che feci per le renne a inizio carriera! –, metti fuorigioco i competitor come la Befana e il San Nicolao coi tuoi prezzi stracciati, poi rientri alzando i prezzi e ti godi le tue belle rendite da monopolista. Oddio, forse questo non dovrei dirlo... (strizza l’occhio con complicità e si accende un enorme Havana, ndr).
Tra le accuse che Le sono state mosse vi è quella di una pericolosa vicinanza alle multinazionali: cosa risponde ai suoi detrattori? Ma soprattutto: quanto prende dalla Coca Cola?
Senta: io sono stufo di queste insinuazioni. La collaborazione con la Coca Cola è a titolo puramente umanitario: "Vorrei cantare insieme a voi", bontà e diritti dei mocciosi, cose così. Tutto l’incasso viene devoluto alla mia fondazione benefica, "The Santa Claus Center for Children Who Can’t Read Good and Wanna Learn to Do Other Stuff Good Too" (entra un bimbo visibilmente denutrito che porge a Santa un Old Fashioned su un vassoio d’argento. Babbo lo scola in un sorso, poi emette un sibilo strano. Il bimbo scompare, ndr).
Però qualcuno – inclusa l’Fbi – sospetta che il Centro sia in realtà un’operazione di facciata per agevolare l’evasione fiscale.
Ottimizzazione, prego. In Ticino dovreste saperlo bene.
Vabbè, lasciamo perdere. Passiamo alla politica: Babbo Natale è uomo di destra o di sinistra?
Lei continua a tirarmi per la giacchetta, che peraltro è di baby cachemire e così si rovina. Posso dirle che cerco di coltivare relazioni trasversali: non è un mistero ch’io abbia finanziato la campagna di Donald Trump – anche se non è per quella storia degli sgravi, come sostiene Paul Krugman –, però la corporate identity mi permette di essere a mio agio anche alle feste dell’Unità. Essendo io stesso una tradizione, ovviamente, piaccio ai conservatori, ma le renne e il barbone mi danno quel tocco radical chic che seduce anche a sinistra. Resto eclettico, insomma (con una mano calzata da un vistoso anello molla una sonora pacca sul sedere di una renna, che decolla nitrendo di dolore. Babbo si scioglie in una risata grottesca, ndr).
Secondo i sondaggisti, il suo consenso sarebbe altissimo e, di conseguenza, anche la sua base elettorale: ha mai pensato di buttarsi in politica?
Quelli come me la politica non la fanno: la decidono. (Altra pacca, altra renna che parte, altra risata grottesca, ndr).
Il tipo di mobilità che Lei ha scelto sin dall’inizio è quanto mai innovativo. La accusano però di avere creato un sistema chiuso. Perché invece non condividere un’invenzione che – al netto della disponibilità di renne nelle zone calde del pianeta – potrebbe risolvere la crisi energetica nel campo dei trasporti?
Sì, certo, come no, ora anche le renne open source e il reindeer-sharing. Guardate che io coi regali ci campo, non è una roba così per gioco. Poi metti che arrivano Bezos e Musk e mi fregano anche l’algoritmo. Eddai, su. A parte che magari non dovrei farlo sapere, ma lei sa cosa emette una renna?
Temo di sì.
Ecco. Moltiplichi per tutti i rider di questo mondo, poi mi dice come siamo messi con gli accordi di Parigi (spegne l’Havana nel vaso dell’abete beniamino, ndr).
Come si pone rispetto ai vaccini?
Mah, l’anno scorso era uno dei regali più richiesti. Quest’anno un po’ meno, soprattutto i più giovani paiono più interessati all’iPhone 14. Questo qui! (Sfila dalla tasca uno smartphone avvolto da una cover d’oro zecchino e brillanti, che utilizza come specchietto per pulirsi i denti con l’unghia del mignolo, ndr).
Santa Lucia, nota nel Nord Italia nel campo dei servizi di consegna regali, è raffigurata con gli occhi nel piatto, e rende la notte insonne a molti bambini; la Befana, per quanto paladina della body positivity, non ha mai fatto dell’estetica il suo punto di forza. Lei, al contrario, ha sempre scelto una comunicazione curatissima e spensierata. Non crede che possa essere troppo zuccherosa per quanto accade oggi nel mondo?
Macché! La gente ha bisogno di distrarsi, di divertirsi… Usciamo da una pandemia, c’è in corso una guerra in Europa, serve qualcosa per svagarsi. Guardi, il mio payoff è: festosa eleganza. Ha presente quello che è riuscito a fare il mio amico Silvio con Drive In? Ecco, anch’io faccio così, sento che almeno a Natale dobbiamo dare anche ai poveracci una speranza. O almeno un paio di calzini cinesi (emette qualcosa a mezzo tra una risata e un nitrito, ndr).
Una curiosità: come e quando nasce il suo "Ho ho ho"?
È per schiarirmi la voce quando esagero con gli Old Fashioned e gli Havana (emette un iconico "ho ho ho", poi sputa nell’abete, ndr).
Dopo una carriera così piena di successi, c’è qualcuno al quale sente di dover dire grazie?
Noi self-made disrupting Silicon Ceo Innovators non dobbiamo dire grazie a nessuno se non a noi stessi. E certamente non a quegli stronzi di Bezos e di Elon Musk.
Posso capire la concorrenza con Amazon, ma perché ce l’ha proprio con Musk?
Niente, niente, una cosa di profili Twitter e renne elettriche, lasciamo stare.
Guardando indietro, c’è qualcosa che non rifarebbe?
Oddio, quella storia di gemellare Rovaniemi con El Salvador e rinominare tutti gli asset cittadini in Bitcoin non è che sia andata proprio benissimo. ‘La moneta della libertà’, mi avevano detto! Se ribecco il tizio che mi ha fregato gli faccio fare una curetta medievale dai miei elfi, con un paio di tenaglie e una fiamma ossidrica… (Babbo fa schioccare le nocche delle mani fino a evocare un suono di ossa stritolate e a noi si gela il sangue, ndr).
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
Beh, anzitutto c’è Saudi Claus: una cosa faraonica, una specie di incrocio tra Pavarotti & Friends e Locarno On Ice ma in mezzo al deserto, ovviamente con me come protagonista assoluto. E alcune spalle: Trump, Kanye West, Putin, Fabri Fibra… Posso solo dirle che sarà una cosa indimenticabile.
Si tratta di nomi piuttosto controversi. Dopo le polemiche per i mondiali in Qatar, non teme le proteste degli ambientalisti e degli attivisti per i diritti umani?
Massì. Vedrà che strepiteranno per gli operai che stanno costruendo la megaslitta, per i diritti delle renne, per il fatto che non porterò regali gay, per il dispendio energetico… ma sa cosa le dico? Business is business e the show must go on. Vedrà che al primo duetto con Beyoncé saranno tutti lì a pendere dalla mia barba, come al solito (stringe nella mano una pallina natalizia di Amnesty International mandandola in frantumi, ndr).
Possiamo aspettarci altro?
Ci sarebbe un altro paio di cosine, ma preferisco non svelarle. Si tratta di progetti delicati, che coinvolgono figure ad altissimo livello. Posso solo dire che se va come credo, facciamo il botto (mentre Babbo finisce di parlare, il pavimento inizia a tremare. Dalla finestra alle sue spalle si alza del fumo, poi si vede partire una specie di Shuttle bianco e rosso. Babbo si gira, ride di gusto, solleva al cielo il dito medio ed esclama: "Elon, sucaaaaaaaa!").
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‘Elon...’