Il leader laburista britannico Starmer ha promesso che se vincerà le prossime elezioni abolirà la Camera Alta
Il leader laburista Keir Starmer ha promesso che se vincerà le prossime elezioni abolirà la House of Lords: la Camera Alta, e decisamente oscura, del Parlamento britannico. Il nome intero, che sembra preso da una parodia dei Monty Python e fa già ridere in inglese ("The Right Honourable the Lords Spiritual and Temporal of the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland in Parliament assembled"), in italiano raggiunge vette tragicomiche: gli Onorevoli Signori spirituali e temporali del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord riuniti in Parlamento. Roba da chiedersi perché non l’abbiano già abolita solo per quello. Siamo dalle parti delle ghette, del clavicordo e del mazzapicchio, ma mentre questi ultimi resistono nelle storie di Paperon de’ Paperoni, nei concerti per amatori raramente corrisposti e nei libri di storia militare, la House of Lords vive e lotta insieme a noi: o meglio, contro di noi.
Costola di uno dei più antichi parlamenti del mondo, la Camera dei Lord era il luogo in cui i re mettevano i loro fedelissimi o quelli che volevano lo diventassero. Il titolo, per rendere il tutto ancora più grottesco, veniva tramandato per diritto ereditario, e per 92 di loro avviene ancora, rendendo sempre attuale una battuta di un altro laburista, Tony Benn: "Non credo nel sistema ereditario della House of Lords. Immagina di andare dal dentista e sentirti dire ‘non sono un dentista, ma mio padre e mio nonno lo erano, ora apra la bocca’". A dirla tutta Benn non aveva detto la verità fino in fondo, d’altronde era figlio di un baronetto che faceva politica e il suo nome per intero fa il paio con la Camera dei Lord: Anthony Neil Wedgwood Benn, secondo Visconte di Stansgate. Benn aveva infatti omesso che probabilmente anche il padre e il nonno del falso dentista non erano dentisti. E forse in famiglia un dentista non c’era mai stato. Insomma, per rimanere su metafore del cavo orale: a caval donato non si guarda in bocca. E se il politico è scarso poco importa, se è fedele al sovrano e se sostiene i vantaggi altrui sapendo che gli altri sosterranno i suoi, tanto basta.
La Camera dei Lord, con abiti in lana scarlatta, colli di pelliccia e nomi che sembrano usciti da ‘Orgoglio e pregiudizio’ (due a caso: Lord Archer of Weston-Super-Mare e Baroness Bakewell of Hardington Mandeville), ha quel che di decadente eppure rassicurante, come i soprammobili delle nonne e i vecchi film di Natale in tv. Sembra eterna e intoccabile.
Certo, essere ricchi non è una colpa, ma tenere lontani gli altri da ricchezze e opportunità sì: è la specialità della Camera dei Lord, dove sono famosi i cross-benchers, né conservatori né laburisti, solo padroni di sé stessi e schiavi dei loro padroni, che votano per convenienza, saltando steccati ideologici con agilità nonostante la pesantezza di anni e cognomi. Certo, i figli e le compagne di (vedi Marta Fascina, eletta nel partito del suo ‘ragazzo’, Silvio Berlusconi) ci sono ad ogni latitudine, come i lobbisti di lungo corso. Si riciclano e non li fermi certo chiudendo una Camera, ma l’iniziativa di Starmer è un monito, un messaggio urbi et orbi della serie "non è tanto la House of Lords sopra di te, ma la House of Lords dentro di te". D’altronde un altro politico laburista, David Lloyd George, usava dire: "Ogni uomo ha una Camera dei Lord nella sua testa, fatta di pregiudizi, paure e idee sbagliate. Spesso ereditarie".