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Adolescenti consapevoli, ma stare senza social è... dura

Gli allievi di terza media hanno vissuto due giornate all’insegna della sensibilizzazione tecnologica. Nostro reportage: ‘Non tutto è come sembra’

Ragazzi e mondo virtuale, un legame consolidato
(Ti-Press/Pablo Gianinazzi)
16 gennaio 2023
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Sarebbe una sfida per tanti (per non dire per tutti) restare "sconnessi" per qualche giorno. Come lo è per i giovani d’oggi, cresciuti a pane e tecnologia. Ed è proprio questa sfida che gli allievi di terza media delle Scuole medie di Camignolo hanno accettato lo scorso novembre. Un’avventura culminata nelle due giornate progetto – dedicate proprio all’uso consapevole di tecnologie e social network – che a dicembre, nel mese delle luci natalizie, ha acceso di voci i corridoi e le aule della scuola e illuminato gli animi con attività e atelier pratici e noi siamo andati ad assistere.

‘Non demonizziamo la tecnologia, ma usiamola con intelligenza’

«Ogni giorno usiamo costantemente il telefono e questo comporta l’inevitabile abbandono di altre attività come leggere un libro, stare con la propria famiglia o uscire con gli amici. Sono strumenti forti che ci connettono virtualmente al mondo, ma che nascondono insidie e pericoli. Non demonizziamoli, ma usiamoli con intelligenza e consapevolezza». Queste le riflessioni dei ragazzi di terza media a seguito delle attività. Una consapevolezza sviluppatasi anche grazie alle due giornate che la Scuola media di Camignolo ha deciso, come ogni anno, di dedicare a questo argomento, che coinvolge e tocca i giovani da vicino. Durante la prima giornata ogni classe ha partecipato a una escape room digitale sulla tematica delle fake news. «Questa prima attività – spiegano i ragazzi nell’articolo conclusivo – aveva lo scopo di porre l’attenzione sull’attendibilità delle fonti e ci ha insegnato a non credere a tutto quello che leggiamo o vediamo».

Due gli interventi esterni che nel pomeriggio hanno coinvolto i ragazzi: quello di Radix (associazione impegnata nella realizzazione di attività che promuovono il benessere psichico, la prevenzione da consumi a rischio e la prevenzione dalle diverse forme di dipendenza) per riflettere sulle dipendenze e quindi anche dalle tecnologie e quello di Gruppo visione giovani della Polizia cantonale. In quest’ultima presentazione si è riflettuto sulle problematiche del cyberbullismo e delle chat di classe. Dalla prima attività, gli allievi hanno compreso la differenza tra bulli e cyberbulli, concludendo che «il cosiddetto ‘leone da tastiera’ prova meno sensi di colpa e non ha limiti».

Una forma di bullismo «costante nel tempo», come l’ha definita il vicedirettore Daniel Dolci. Riguardo alle chat di classe, Matteo, ci confessa che «ogni classe ha un gruppo Whatsapp ma ci sono alcuni compagni che non rispettano le regole e inviano foto, video offensivi e discriminatori. Danno fastidio quando fanno così, ma nessuno dice niente».

Dall’incontro con Radix, «abbiamo invece imparato che le dipendenze sono pericolose e possono toccare tutti: iniziano come un piacere, poi diventa un abuso, un’abitudine. È importante quindi accorgersi per tempo per evitare che si arrivi a un punto di non ritorno». La seconda giornata si è svolta invece all’insegna di atelier pratici: dalla creazione di video satirici sull’impronta di ‘Spam’ (progetto Rsi rivolto al mondo social), alla scoperta delle ore di lavoro che si impiegano per creare un video su Tiktok, dalla creazione di pubblicità alla regia di video reportage.

Senza telefono, senza braccia

Prima di quelle giornate di sensibilizzazione sulla tecnologia, i ragazzi sono stati invitati a evitare – fuori dalla sede scolastica, in cui non è consentito l’utilizzo degli smartphone – social network, Whatsapp, streaming, videogames e condivisione di foto e video. I docenti hanno suggerito loro attività alternative per far fronte a questa ‘mancanza’: ascoltare musica, ma senza video, telefonare dal telefono fisso o guardare la televisione. Ogni giorno della settimana dovevano indicare su una scheda le proprie osservazioni, in risposta alle domande: quanto è stato difficile restare sconnesso? Hai trovato dei benefici? Quali? Come hai occupato il tempo libero? E ripeteresti l’esperimento?.

I risultati sono stati significativi ma non inaspettati. «Un ragazzo, raccontandoci della sua settimana, ci ha addirittura detto che gli sembrava che gli fosse mancato un braccio», ci ha raccontato una docente di storia e geografia. «Dopo l’esperimento in tanti si sono resi conto che sono schiavi delle tecnologie, ma che non riescono a farne a meno». Anche l’insegnamento pare essere cambiato da quando l’accesso a internet è a portata di un click. «Non siamo specialisti, ma vediamo che ci sono degli effetti su di loro. Si nota che a lezione sono più agitati, si concentrano meno. Sono più attratti dalle immagini e dalla musica». E questa è forse una conseguenza dei social network, fortemente improntati alla velocità, allo scambio rapido di immagini e video che ha reso i ragazzi più attratti da aspetti visuali e digitali. Durante la due-giorni abbiamo cercato di capire per quale motivo usano e sono così fan delle piattaforme virtuali.

«Io uso il cellulare per ascoltare musica», ci ha detto Matteo. «Io lo uso per guardare TikTok e imitare alcuni cantanti facendo dei video», ci ha invece raccontato Irene. Ma anche Giulia, Kira e Chiara utilizzano quel social network, perché ciò che piace è vedere video di balletti e coreografie sulle note di canzoni da loro conosciute e apprezzate. Le ragazze affermano però di limitarsi a guardare e talvolta imitare le scenette, ma senza mai pubblicare la propria versione. «Preferisco tenermi per me quello che faccio», ha affermato Chiara. «Non voglio che i miei compagni vedano i miei video, non voglio essere presa in giro». Ha confessato poi Giulia. Oltre a TikTok, i ragazzi ci hanno detto di utilizzare Instagram, Snapchat, Youtube e Whatsapp, spazzando via il ricordo di Facebook tra i giovanissimi. «Instagram è il social network per eccellenza», ci ha indicato Marco.

Le giornate progetto, per gli allievi di terza, sono quasi sempre un’occasione per mettersi in gioco e applicare le proprie passioni a una tematica ampia. «Quest’idea della due-giorni c’è da sempre – ci spiega la direttrice Claudia Degasparo –. Per ogni fascia di classe abbiamo una tematica e il tema portante, quel fil rouge lo discutiamo tutti insieme in plenum. Sono già diversi anni che le tematiche sono queste perché sono tematiche da affrontare in modo trasversale alle materie che rientrano in quello che è il piano di studi della scuola dell’obbligo. Ma anche perché discutere di una determinata tematica in questo modo è più coinvolgente, anche perché permette di conoscere ospiti esterni che hanno un modo di spiegare diverso dai docenti ed è bello che possano relazionarsi con persone con altre conoscenze». Agli allievi, prosegue la direttrice, «piacciono e si mettono in gioco, infatti gli ospiti esterni si dicono soddisfatti dell’atteggiamento dei ragazzi che si lasciano facilmente coinvolgere». Un esito positivo, dunque, con la speranza che quella consapevolezza riguardo alla tecnologia e ai social network continui a consolidarsi.