Tornano a salire i numeri della struttura che, dopo Rancate, accoglie le persone destinate a essere riammesse in Italia
Nell’emergenza come nella normalità della quotidianità migrante, sin qui, il Canton Ticino è bastato a sé stesso. Sin dall’estate del 2016, quando aprire un Centro unico temporaneo per migranti in procedura di riammissione semplificata era diventata una urgenza, a oggi ci si è fatti carico dei costi della struttura. E gli oneri negli anni, come ci conferma Ryan Pedevilla, a capo della Sezione del militare e della protezione della popolazione, sono stati «non indifferenti» per far fronte alla sicurezza, ai bisogni sanitari e all’alloggio delle persone - uomini, donne, bambini e ragazzi non accompagnati - accolti prima nel capannone industriale adibito alle necessità dell’accoglienza (seppur provvisoria), lì in zona alla Rossa a Rancate, poi, dal settembre del 2020 negli spazi della Protezione civile a Stabio. E sono stati migliaia i migranti passati da quei luoghi prima di essere riconsegnati alle autorità italiane.
Poi il tema è diventato federale: adesso non è più solo il confine sud a essere il punto di ingresso dei flussi migratori. E la mozione firmata all’epoca dal senatore Fabio Abate (Plr), alla fine, ha fatto breccia. Sino al via libera unanime di martedì del Consiglio degli Stati a una modifica della Legge federale sugli stranieri e la loro integrazione. Revisione che sancisce la partecipazione della Confederazione alle spese d’esercizio dei cosiddetti "centri di partenza" cantonali situati in prossimità delle frontiere. Un sostegno che si tradurrà in una somma forfettaria ai Cantoni che, in situazioni straordinarie, gestiscono alloggi temporanei per stranieri che possono essere allontanati senza una decisione formale.
«Non conosco le condizioni quadro della modifica di legge, ma sono ben contento che si sia entrati nel merito di questa tematica», ci dice Pedevilla. Anche perché oggi come nel 2016 il Ticino come la Svizzera orientale sono confrontati con nuovi arrivi. «In effetti, la pressione migratoria è la stessa – ci conferma il capo Sezione –, la differenza è che i migranti non entrano più solo da sud». In effetti, a Stabio di recente le presenze temporanee sono costanti, con alcuni picchi, più o meno importanti, chiarisce Pedevilla. Dal 21 di novembre a domenica negli spazi della Protezione civile – a cui si farà capo sino alla fine del 2024 – le cifre oscillano da un paio di decine alla quarantina e oltre. I migranti che vi approdano vi trascorrono, in genere, la notte e il giorno successivo a gruppi di sette vengono riconsegnati alle autorità italiane.
Del resto, sin dai tempi di Rancate al Dipartimento delle istituzioni si ragiona su soluzioni logistiche alternative. Si sono fatti passi avanti?, chiediamo al capo Sezione. «Per compiere passi concreti dovremo attendere che il Centro federale d’asilo a Pasture sia ultimato e a piena capacità. Da parte nostra – annota Pedevilla –, resta la volontà di portare avanti la politica di strutture modulabili sulle diverse esigenze: dai migranti ai profughi, alle persone in riammissione semplificata».