Condannato per vie di fatto un 57enne che, durante un alterco fra il figlio e alcuni coetanei (fra cui la ex), ha tirato quattro sberle a tre dei ragazzi
È tarda sera, fa ancora freddo e nell’aria si respira la paura del Covid. Siamo a marzo 2020, ma con l’imminente pandemia i fatti che raccontiamo non hanno nulla a che vedere. È invece la storia di una relazione fra adolescenti come tante che, come tante, finisce. A differenza di tante, dalle ceneri della rottura ne segue una lite che degenera in scazzottata fra giovani. E infine, all’escalation in un placido quartiere residenziale di Mezzovico-Vira, contribuisce il padre di uno dei contendenti. Un intervento che al 57enne è costato una condanna per ripetute vie di fatto accompagnato da una pena pecuniaria inflitte dalla Corte di appello e revisione penale (Carp).
La vicenda risale dunque a circa due anni e mezzo fa e vede scontrarsi due rivali d’amore, quantomeno all’inizio. Oggetto della contesa è una ragazza, all’epoca dei fatti neanche 16enne, che dopo aver troncato il rapporto con il figlio del 57enne aveva intrapreso una relazione con un altro ragazzo. I due, dopo una lite telefonica decidono di incontrarsi per cercare di risolvere la spiacevole situazione venutasi a creare. E così, il ragazzo lasciato invita l’antagonista a casa e quest’ultimo si fa accompagnare da alcuni amici, fra i quali anche la ragazza all’origine delle tensioni. Al buio della notte, del chiarimento però neanche l’ombra: l’alterco degenera in una scazzottata, sulla quale le versioni delle parti divergono. È quando si arriva alle mani che entra in scena il padre del giovane. O meglio, i genitori, dato che anche la madre è stata inizialmente coinvolta nell’inchiesta, e condannata in primo grado a una pena pecuniaria per ingiuria e vie di fatto, salvo poi essere integralmente assolta dalla Carp.
Il 57enne, in particolare, sarebbe intervenuto per dividere i litiganti. La tesi difensiva si limita a questo, mentre quella accusatoria si spinge oltre: l’uomo avrebbe infatti colpito diversi dei giovani presenti quella sera sotto casa: dapprima spintonando e schiaffeggiando il rivale in amore del figlio, e successivamente dando una sberla a testa anche alla sua ex ragazza e (per errore) a un’amica. Al punto che il primo è stato accompagnato all’ospedale per accertamenti medici, mentre le ragazze hanno allertato la polizia. Per questi fatti, lo stesso decreto d’accusa firmato dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier, che nel luglio del 2020 aveva riconosciuto colpevole la moglie di ingiuria e vie di fatto, aveva stabilito la colpevolezza anche del padre per vie di fatto ripetute e una multa da 600 franchi come condanna. Vista l’opposizione di entrambi al decreto, la vicenda è sbarcata alla Pretura penale di Bellinzona, dove tuttavia entrambi sono stati condannati nel settembre del 2021 per i medesimi reati. Tuttavia, con pena ridotta per entrambi i coniugi.
Convinti della bontà delle proprie tesi, gli imputati – entrambi difesi dall’avvocato Gian Maria Bianchetti – hanno dunque interposto appello rivolgendosi alla Carp, presentandosi infine dinanzi alla Corte composta dalla presidente Giovanna Roggero-Will e dalle giudici a latere Rosa Item e Francesca Lepori Colombo lo scorso 30 maggio. E forti di una novità rispetto al primo grado: la testimonianza di un vicino di casa che quella sera avrebbe assistito all’episodio. Di fronte alla Corte locarnese, la difesa ha spiegato che le dichiarazioni rese dai giovani mancherebbero di linearità, coerenza e concordanza. Un’opinione tuttavia non condivisa dalle giudici, secondo le quali le piccole differenze sono spiegabili con la concitazione del momento. Una concitazione che ha visto intervenire il padre, "esasperato per la situazione e da essa sopraffatto" secondo la Corte, per difendere il figlio. Una difesa riconosciuta però limitatamente agli spintoni, cancellati infatti dai reati in secondo grado, ma non alle sberle.
Integralmente accolto invece l’appello della madre. La donna, che sin dall’inizio ha sostenuto di essersi trattenuta sull’uscio di casa quella sera, è stata accusata di aver insultato l’ex ragazza del figlio e schiaffeggiato entrambe le ragazze presenti. Tuttavia, su questi episodi le versioni delle parti discordano al punto da non aver trovato il necessario supporto probatorio in secondo grado. Anche grazie alla testimonianza del vicino, che ha confermato la tesi della signora. Mentre quest’ultima è stata dunque assolta, la Carp ha ridotto la pena al 57enne, spiegando che egli avrebbe agito "in una situazione particolarmente concitata e di sovraccarico emotivo e che ciò costituisce un importante fattore di attenuazione della pena, adeguata alla sua colpa è la multa di 300 franchi".