Dopo l’ennesima segnalazione estiva di escursionisti aggrediti, Denis Vanbianchi risollecita l’intervento della Deputazione ticinese alle camere federali
Un’altra estate calda sul fronte della difficile convivenza fra escursionisti e cani maremmani utilizzati anche negli alpeggi ticinesi da un discreto numero di allevatori per proteggere le greggi dal lupo. Lo segnala Denis Vanbianchi, direttore degli impianti turistici di Campo Blenio e presidente del Patriziato di Olivone, Campo e Largario. In tale veste nell’estate 2020 da queste colonne aveva già segnalato l’esistenza del problema, suscitando così un ampio dibattito. E sollecitando la Deputazione ticinese alle Camere, aveva portato il tema all’attenzione del Consiglio federale. Il quale ha poi invitato autorità cantonali, allevatori e turisti rispettivamente a migliorare la segnaletica, la gestione dei cani e il comportamento da adottare in caso di incontri ravvicinati. Ma due estati dopo il problema persiste, con diverse situazioni di conflitto nuovamente segnalate a Vanbianchi e ad altri operatori turistici da persone imbattutesi nei grandi cani intenti a fare il loro dovere, forse anche troppo. Perciò ieri Vanbianchi ha nuovamente sollecitato via e-mail i consiglieri nazionali ticinesi e uno grigionese.
"Durante l’estate – scrive allegando due testimonianze dirette – qui in alta valle di Blenio si sono verificati alcuni episodi che hanno rischiato di risolversi con conseguenze poco piacevoli. Se non si vuole mettere in pericolo l’escursionismo di montagna, oltre che l’agricoltura, bisognerà trovare delle alternative a questo strumento poco efficace e pericoloso. Oppure, ancora meglio, eliminare il problema alla radice: non uccidendo tutti i lupi (utopico), ma implementando soluzioni che in altri Paesi sembrano funzionare. Ad esempio monitorare gli spostamenti dei lupi".
Le due testimonianze allegate mettono in luce quanto possa essere rischioso incontrare dei maremmani sul proprio cammino. Un pescatore recatosi al Lago Retico spiega di aver fatto il possibile per non indispettire i due cani che si trovavano con un gregge di pecore sulla sponda opposta; ma gli si sono comunque avvicinati minacciosi abbaiando e a un certo punto, trovandoseli a pochissimi metri "col muso puntato sulle cosce pronti a mordere al primo movimento sbagliato", il pescatore è entrato in acqua per qualche metro inducendoli così ad andarsene. Una coppia d’Oltralpe racconta quanto accadutole pochi giorni fa salendo dalla capanna Scaletta, dove tre maremmani abbaiando e bloccando il sentiero dai due lati le hanno impedito di avanzare e retrocedere: tentata la fuga nel vicino torrente, è stata inseguita da uno dei tre avvicinatosi fino a un metro; si è messa in salvo proseguendo nel riale. Un’altra coppia incontrata nelle vicinanze ha deciso di rinunciare all’escursione dopo essersi imbattuta nei medesimi tre cani: "Se vi fosse stato un avvertimento o se il sentiero fosse stato sbarrato – conclude la coppia confederata – avremmo preso un’altra strada".