Cantonali ’23 e area progressista, Sergi riapre il dibattito: ’Discontinuità rispetto all’Esecutivo. Serve un cambio di paradigma, ecco priorità e temi’
«Una lista unica della sinistra sia per il Consiglio di Stato, sia per il Gran Consiglio». È questa la proposta del Movimento per il socialismo, «un cambio di paradigma» dettato dal fatto che «siamo di fronte a un profondo cambiamento dei rapporti di forza a livello locale, nazionale e internazionale: in Italia si rischia di avere un primo ministro fascista, in Francia sono appena stati eletti novanta deputati del Front national… la sinistra deve trovare il modo di reinventarsi ed essere all’altezza delle sfide che ha davanti», dice a colloquio con ‘laRegione’ Giuseppe Sergi, coordinatore dell’Mps. Anticipando un documento di cinque pagine che mette nero su bianco questa mano tesa a Ps e Verdi.
Quali sono i ragionamenti alla base di questa proposta?
Stiamo assistendo a una crisi multipla del capitalismo: quella economica, chiara evidente e strisciante. Come quella ambientale, e dei rapporti internazionali provocata dagli imperialismi in concorrenza. Tutto questo deve portarci a essere audaci, cambiare il modo di vedere il mondo e la realtà.
Le emergenze globali come si traducono per voi nella realtà ticinese? Quali sfide ha davanti una sinistra che, auspicate, sia unita nella corsa per governo e parlamento?
Per noi sono quelle concernenti l’ambiente prima di tutto. Poi la crisi economica e sociale: pensiamo al dumping salariale. Senza dimenticare la crisi nella formazione, dal momento che non passa giorno in cui non si constata da più parti che il nostro sistema di formazione professionale non funziona perché non sforna più personale adeguato alla necessità del mercato del lavoro: non c’è corrispondenza tra esigenze dei giovani e posti di tirocinio. Senza dimenticare pensioni e salari ormai sistematicamente sotto attacco. Anche nella scuola c’è moltissimo da fare. Potrei citare anche la crisi sanitaria, così come un’offensiva di tipo militarista che vede a livello federale le forze politiche borghesi pensare di aumentare del 40% le spese militari portandole da 5 a 7 miliardi. Siamo di fronte a un’offensiva che va tendenzialmente a destra, non ci si può ridurre a discutere di formulette elettorali e composizione delle liste ma andare più a fondo.
Poniamo che la vostra proposta vada in porto, e che contestualmente Manuele Bertoli - vostro ‘rivale’ principale degli ultimi anni - decida di ricandidarsi e ottenga la deroga dal congresso del Ps. Voi appoggereste la ricandidatura di Bertoli?
Da un lato è fantapolitica, dall’altro ricordo che noi non diciamo solo che bisogna fare una lista unica, ma anche che deve essere programmaticamente orientata. Partiamo dalle urgenze e da quanto ho appena detto, ma su queste priorità bisogna cambiare pagina. Per esempio anche in ambito formativo e scolastico. E, decisamente, da questo punto di vista il bilancio di 12 anni di Bertoli al Decs è negativo. Ma non si tratta di una questione personale, anche se a più riprese Bertoli ci ha messo del suo: è negativo il bilancio dell’azione del governo in quanto tale. È questo orientamento che si deve radicalmente modificare. Così come bisogna cambiare pagina e presentare un’agenda politica radicalmente diversa rispetto a quanto fatto dal governo come tale su scuola, sanità, lotta al dumping salariale e altri temi per noi fondamentali. Noi condizioniamo questa discussione a una svolta che non penso sia politicamente così lontana: la nostra opposizione al governo, che si esprime soprattutto nel voto contrario a preventivi e consuntivi, è la stessa dei Verdi ad esempio. È questa la discussione che vorremmo venisse fatta, non quella del 2+2+1 ma del dire che, di fronte a queste politiche, rimettere in moto i salariati nella società necessita un cambiamento di passo, stile, contenuti e forme. Per noi è un grosso passo avanti per quanto riguarda la tattica elettorale e l’attitudine. Quando ne abbiamo parlato a Ps e Verdi abbiamo visto molto imbarazzo, che ci ha convinti che era una proposta che dovevamo portare avanti. Pensiamo che nel popolo della sinistra, ma più in generale in tutte le cittadine e i cittadini, si senta questa esigenza, perché essi continuano a subire sconfitte nella vita quotidiana. Bisogna fare degli sforzi per unirli, mobilitarli a resistere. La presentazione di liste comuni potrebbe essere un contributo, un incoraggiamento in questa direzione.
Dalla ‘rivoluzione permanente’ a un’alleanza con la socialdemocrazia? In che fase è l’Mps?
Noi restiamo una forza che pensa che il capitalismo debba essere superato attraverso un processo rivoluzionario. Non rinunciamo al nostro orientamento: restiamo socialisti rivoluzionari, la nostra proposta elettorale viene dalla consapevolezza che questo sistema è entrato in una logica autodistruttiva e di declino: mai come adesso il motto di Rosa Luxemburg, "Socialismo o barbarie", è stato così attuale e direi che oggi non vi è nulla di più realistico del pensare a un altro sistema economico e sociale diverso dal capitalismo.
Però capisce che più di qualche elettore progressista possa sospettare della vostra mano tesa dopo quanto successo sul superamento dei livelli, sul controprogetto alla vostra iniziativa contro il dumping o in tante altre discussioni parlamentari su molti temi.
Sugli esempi che lei fa occorre vedere come sono andate a finire le cose. Un esempio: sul controprogetto all’iniziativa sul dumping, presentato solo per fallire la nostra iniziativa, si è trattato di un chiaro errore del Ps: ora lo ammettono tutti. È chiaro che noi facendo questa proposta elettorale non cambiamo opinione sui nostri temi, riteniamo che politicamente ci sia ancora una forte distanza tra noi e il Ps, ma non più di quanta ce ne sia tra Ps e Verdi. Proviamo a vedere se su una serie di temi possiamo trovare una risposta che rappresenti una netta opposizione alla politica espressa da governo e partiti borghesi, e si possa condurre una politica di opposizione sia in governo sia in Gran Consiglio. Caratterizziamoci con forza su salari e pensioni, contro il dumping salariale, su sanità e scuola. Serve una forte discontinuità rispetto alla politica del governo degli ultimi anni. Ci rivolgiamo agli elettori: abbiamo divergenze, continuiamo ad averle, ma visto il contesto che spinge molto a destra se riusciamo a costruire qualcosa che incoraggi opposizione e resistenza sociale avremo fatto un passo avanti.
Un’intesa è per forza un dare e avere. Cosa c’è di irrinunciabile per voi, e su cosa siete disposti ad ‘ammorbidirvi’ un po’?
Per noi è imprescindibile che questa lista unica valga per governo e parlamento, è il fulcro. Anche perché non è da sottovalutare che una lista del genere potrebbe essere la più votata in Gran Consiglio e avrebbe un alto valore simbolico. Poi, siccome vogliamo fare un programma di opposizione, modi e toni possono essere oggetto di una valutazione, discussi. Ma la centralità dei temi ambientali, sociali ed economici deve essere chiara e, ripeto, in netta discontinuità rispetto alla politica del governo. Dobbiamo dire, su ogni tema, come la pensiamo e cosa chiediamo sapendo che una negoziazione in governo non porta a niente, perché la maggioranza è di destra: quindi dobbiamo profilarci molto di più. Ci rendiamo conto della difficoltà della nostra proposta, non segue una logica ‘politicista’ (facciamo un seggio, ne facciamo due…), e tocca molti equilibri. Ma spero pure che tocchi i cuori degli elettori della sinistra, e che perlomeno avvii una discussione.