Regno Unito

Proseguono le defezioni nel governo di Boris Johnson

Dopo le dimissioni, ieri, di due ministri senior per il caso Pincher, oggi lascia Robin Walker, viceministro per gli Standard della Scuola

(Keystone)
6 luglio 2022
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Prosegue lo stillicidio di dimissioni nell’esecutivo di Boris Johnson sullo sfondo delle "inesattezze" fatte circolare da Downing Street sullo scandalo Pincher che ha investito nei giorni scorsi uno degli alleati del premier. Le ultime sono state presentate da Robin Walker, viceministro per gli Standard della Scuola in seno al dicastero dell’Istruzione, terzo abbandono da stamattina dopo quelli di ieri. In totale le defezioni hanno riguardato finora due ministri senior (il cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, e il titolare della Salute, Sajid Javid), tre viceministri, 5 sottosegretari e tre membri ausiliari della compagine.

L’ultimo ad annunciare le dimissioni prima di Walker era stato il viceministro delegato agli affari della Famiglia e dell’Infanzia, Will Quince, un giovane Tory emergente fattosi da parte – come ha dichiarato – per essere stato mandato due giorni fa allo sbaraglio da Downing Street a difendere la versione ufficiale iniziale su quanto Boris Johnson avesse saputo in passato dei sospetti su Chris Pincher: versione riconosciuta poi dallo stesso staff del primo ministro come "inaccurata".

Johnson intanto ha proceduto alla sostituzione dei dimissionari a partire dai ruoli più importanti. In sostituzione di Sunak ha nominato cancelliere dello Scacchiere Nadhim Zahawi, il quale ha lasciato il posto di ministro dell’Istruzione alla sua ex vice delegata all’Università, la 38enne Michelle Donelan. Mentre alla Sanità ha promosso il fedelissimo Steve Barclay, finora ministro dell’Ufficio di Gabinetto e da qualche mese anche capo dello staff di Downing Street, nell’ambito di una riorganizzazione decisa dopo i contraccolpi del cosiddetto Partygate.

Un rimpasto d’emergenza nel quale spicca senz’altro il nome di Zahawi, 55 anni, nato in Iraq da genitori curdi e arrivato giovanissimo nel Regno Unito da rifugiato, emerso nel recente passato già come ministro delegato alla brillante campagna sprint britannica di vaccinazioni anti Covid: non solo per la sua ascesa al dicastero più importante di tutto il governo, ma soprattutto per il suo possibile inserimento fra i candidati alla successione di BoJo – laddove alla fine il premier fosse costretto a mollare – in alternativa ai pretendenti spendibili (al pari degli attuali ministri degli Esteri e della Difesa, Liz Truss e Ben Wallace) come futuri leader non marchiati dalla nomea di "traditori" dai johnsoniani irriducibili e dai molti deputati filo Brexit dell’attuale gruppo parlamentare Tory. Contrariamente ai fuoriusciti Sunak e Javid o all’ex ministro, ex pro Remain ed ex candidato leader Jeremy Hunt, sconfitto nettamente da Johnson nella sfida per la guida del partito nel 2019.

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