Incontro con Sara Capone e Jonas Morkunas, due dei quattro giovani che saranno accompagnati dall’Osi nel Concerto dei Solisti del Conservatorio
Lei a cinque anni cercava di capire da dove provenisse il suono del pianoforte suonato dalla mamma, a lui a otto sembravano molto belle le chiavi del clarinetto. Avevano iniziato così, mossi dalla curiosità bella e a volte buffa dei bambini. Da allora ne son passate di note sotto le dita di Sara Capone e Jonas Morkunas, ventidue anni lei e ventotto lui («caspita, son già vent’anni che suono!» ride), due dei quattro giovani musicisti che saranno accompagnati dall’Orchestra della Svizzera italiana nell’annuale Concerto dei Solisti, esame di diploma del Master of Arts in Specialized Music Performance. Sono giorni impegnativi e al contempo trepidanti, ci raccontano seduti in un cortile ombreggiato del Conservatorio con un po’ di esitazione, «perché è la nostra prima intervista». Invece se la cavano bene e con poche parole sanno portare sul palco anche chi nella vita può dire di avere al massimo strimpellato.
«Suonare con un’orchestra completa mi suscita tante emozioni – spiega Sara –. Quando sei lì, tutta la musica ti arriva da tutte le parti, da dietro, davanti, lato e ti entra. Questa cosa ti fa venire i brividi». Perché per come si posizionano i concertisti, aggiunge Jonas, da solista «sei proprio dentro l’orchestra e la musica ti avvolge». E non ingannino le ore e ore di studio che li han portati fin qui: per loro la musica, dicono all’unisono, non è un lavoro. «Difficile illustrare cosa rappresenti per me». Sa solo, Sara, che non potrebbe vivere senza e sa, Jonas, che ogni giorno vive con la musica in testa.
Nata in provincia di Brindisi, Sara Capone ha nella mamma pianista la prima maestra. «È lei che mi ha preparata per l’esame di ammissione al conservatorio di Bari», dove a sette anni inizia gli studi per poi diplomarsi con il massimo dei voti a 18. A Lugano arriva quattro anni or sono su consiglio della sua insegnante a Bari. «Riteneva che io avessi bisogno di uscire dall’Italia e di avere un’apertura più internazionale. Conosceva colui che qui è diventato il mio maestro, che riteneva fosse la persona giusta per me anche perché ha un carattere complementare al mio». Lei è una persona molto chiusa, dice. Eppure sa dire così tanto con quegli occhi profondi di un colore che fa pensare alla terra di Puglia. «Mentre il mio professore è espansivo, socievole ed entusiasta quando insegna. Avevo proprio bisogno di una persona così e in lui l’ho trovata. Sono felice di essere venuta qui, in una realtà parecchio diversa rispetto a quella in cui avevo sempre vissuto. Quella cioè di un piccolo paese in cui tutti si conoscono e si sa tutto di ognuno». Il cambiamento non è semplice, i primi tempi è spaesata. «Ci ho impiegato parecchio tempo ad ambientarmi, però ora sono contenta perché suono in maniera molto diversa rispetto a prima». In che senso? Sono molto più libera – si allarga in un sorriso –, la mia tecnica è migliorata, le mie mani sono più forti. Anche a livello mentale credo di essere più libera nelle interpretazioni, oggi penso meno. Uscire dalla zona comfort e vivere da sola, aiuta a crescere. Se stai con i genitori, tendi a lasciar fare a loro; ma se esci di casa, devi prendere in mano la tua vita. Ecco, credo che questo mi sia servito anche per la musica. Dopo qualche tempo ho poi iniziato a conoscere persone di ogni parte del mondo e questa aria cosmopolita permette di capire le altre culture». La nostalgia di casa c’è sempre: manca il mare – esclama –, mancano i genitori e la famiglia e gli amici e appena può, torna a casa. Questa volta saranno però i genitori a fare il viaggio al contrario, per assistere al concerto con l’Osi. Così come i genitori di Jonas Morkunas dalla Lituania.
Nato nella città di Kaunas, il clarinettista consegue il Bachelor nella capitale Vilnius, poi parte per un semestre di scambio all’Università di Zurigo. Quando integra la Scuola universitaria di Musica del Conservatorio nel 2018 «non sapevo una sola parola di italiano». Difficile immaginarlo, sentendolo parlare fluentemente. A Lugano trova un ambiente tranquillo e ottimo per studiare. «È una città bella e ciò mi ispira. Ogni volta che mi guardo attorno, mi dico che sono fortunato per tutta questa bellezza». Questo Master (il secondo per entrambi) per Jonas non comincia nel migliore dei modi, perché lo scoppio della pandemia blocca il suo professore in Brasile, dove trascorre le vacanze. «Non è potuto rientrare per sei mesi e ci siano dovuti organizzare per lezioni online e non è stato semplice. Questi due anni di formazione mi hanno comunque aiutato anche a trovare la motivazione per continuare da solista».
Per il clarinettista lituano l’immediato futuro dovrebbe essere ancora a Csi. Si è iscritto a un corso di post formazione di un anno «perché la mia visione è quella di entrare a far parte di un’orchestra». E a Lugano rimarrà anche la pianista italiana, intenzionata a seguire un corso biennale di pedagogia. «Non avevo mai pensato all’insegnamento, ma quest’anno ho fatto qualche esperienza soprattutto con i bambini e mi ha incuriosita capire come spiegare e trovare le parole per rendere una lezione interessante, vivace, allegra. Ho provato un’emozione diversa. Quando al termine di una lezione, ad esempio, una bambina ha esclamato ‘dai ancora una pagina’ è stato commovente. Così ho pensato di andare alla scoperta dei metodi di insegnamento: perché non basta conoscere la tecnica. Comunque non smetterò di suonare», precisa Sara Capone che, come Jonas Morkunas, chiude con un «grande grazie» ai genitori, «per averci permesso di intraprendere tutto questo».
Il Concerto dei Solisti del Conservatorio della Svizzera italiana con l’Orchestra della Svizzera italiana è integrato nel curriculum accademico, ha valenza di esame finale del Master of Arts in Specialized Music Performance ed è preceduto dall’esame solistico e da quello di musica da camera.
L’Osi diretta da Marc Kissóczy accompagnerà altri due giovani solisti italiani: Irène Fiorito (violino) e Lorenzo Guida (violoncello).
L’appuntamento è per giovedì 30 giugno (ore 20.30, auditorio Stelio Molo Rsi a Lugano), l’entrata è libera. In programma musiche di Cajkovskij (Variazioni Rococò per violoncello e orchestra), Saint-Saëns (secondo Concerto per pianoforte), Penderecki (Concerto per clarinetto) e Hartmann (Concerto funebre per violino).