I divieti all’uso dell’acqua – già rientrati – non toccavano due importanti ditte
Un tema caldo, non è un modo di dire: il riscaldamento climatico, la siccità che sta colpendo mezza Europa, Ticino compreso, e le ultime piogge che non saranno probabilmente risolutive nel medio periodo. Anche nel Comune di Monteceneri la questione ha fatto discutere. I divieti emessi dal Municipio per far fronte a una situazione di difficoltà – nel frattempo già revocati – come quello di bagnare prati e piazzali, hanno sortito due interpellanze cui il Municipio ha risposto nell’ultima seduta di Consiglio comunale.
Sotto la lente ci sono pure i due ‘grandi consumatori’, aziende ben conosciute: il parco acquatico Splash & Spa e la società di prodotti alimentari Vanini. Ditte che non sono state colpite dalle misure di risparmio idrico, e questo nonostante assorbano oltre 5mila metri cubi annui (fino a 8mila in passato) di ‘oro blu’. Due pesi e due misure? Il Municipio in Consiglio comunale ha risposto di aver soppesato anche l’importanza economica delle due aziende per il Comune, e che i divieti emessi non riguardavano comunque l’uso alimentare e per l’igiene personale, categorie in cui rientra l’attività delle due ditte. L’emergenza sembra nel frattempo rientrata, ma facciamo il punto con la municipale Loredana Cotta Leoni, titolare del Dicastero acqua potabile.
«In realtà non ci sono state misure pesanti nemmeno per la popolazione, dal momento che era vietato solo lavare auto, piazzali e innaffiare i prati verdi mentre ora restano chiuse le fontane. Le nostre sorgenti, dopo le piogge di circa un mese fa hanno ricominciato a dare acqua a sufficienza, abbiamo almeno un mese circa di approvvigionamento sicuro. La situazione la definirei seria ma non drammatica. Fortunatamente le nostre sorgenti reagiscono rapidamente alle piogge» ci risponde la municipale.
Tra i temi trattati dalle interpellanze, la disparità di trattamento tra i diversi quartieri. «Il nostro Comune è nato da una fusione e abbiamo ancora tre acquedotti separati. Quello del Cusello, bisogna ricordare, appartiene al Comune di Lugano. In quello di Medeglia abbiamo revocato il divieto in tempi rapidissimi siccome lì la situazione si era normalizzata in fretta. Ora restano le raccomandazioni per un uso corretto dell’acqua potabile, che del resto dovrebbe essere una cosa già assodata».
Che peso hanno le due aziende sul complesso dei consumi idrici? «Uno dei grandi consumatori in realtà non influisce molto sull’acquedotto ‘Piano’, dal momento che dispone di un mini acquedotto separato. Dunque facendo un po’ di calcoli, abbiamo ritenuto che non sarebbe stato opportuno chiudere delle attività economiche importanti per il nostro Comune. Insomma, per noi il santo non valeva la candela. Certo che se la situazione si fosse protratta saremmo arrivati anche a misure nei confronti di queste due ditte. Ora però le stiamo contattando per elaborare una strategia comune qualora si presentasse di nuovo un’emergenza idrica. Dobbiamo capire se per gli usi non strettamente alimentari e dell’igiene, si possano rifornire diversamente. Noi abbiamo la speranza che con il pozzo di captazione previsto a Camignolo si riesca a trovare una soluzione definitiva, ma i tempi potrebbero essere lunghi, al momento aspettiamo la valutazione del geologo».
Può sorprendere che un Comune circondato da montagne si trovi in riserva... «Fin quando eravamo in pochi le sorgenti bastavano, ora la popolazione è aumentata e nei periodi di crisi si va in difficoltà. D’altra parte le sorgenti di Sigirino non sono nostre, mentre le montagne sulla sponda sinistra non forniscono molto. Tra l’altro qualche anno fa a causa dell’arsenico abbiamo dovuto dismettere le sorgenti di Camignolo, e anche questo ha contato».