Il presidente del Ppd (e della Gestione) presenta il rapporto sulle iniziative popolari promosse nel 2017: ‘È ora di decidere’. Ma Plr e Ps nicchiano
«Sono passati cinque anni da quando abbiamo raccolto le firme e depositato queste due iniziative, adesso non ci sono più scusanti: il Gran Consiglio deve potersi esprimere e prima dell’estate vogliamo andare in aula». Il presidente popolare democratico Fiorenzo Dadò, da poche settimane anche presidente della Commissione parlamentare della gestione, non ci gira attorno e va dritto al punto: «Sulle iniziative riguardo alle imposte di circolazione si è discusso tutto quello che si poteva discutere e si è valutato tutto quello che si poteva valutare», esclama raggiunto da ‘laRegione’. E nella riunione commissionale di oggi «assieme al correlatore Daniele Caverzasio ho presentato il rapporto, che riprende le due nostre proposte in maniera fedele a quanto chiesto dai cittadini che le hanno firmate».
Ed effettivamente riavvolgendo il nastro di tempo ne è passato da quel luglio 2017 quando il primo promotore, il deputato Ppd Marco Passalia, ha depositato in Cancelleria sia l’iniziativa ‘Per un’imposta di circolazione più giusta!’, forte di 12’114 firme, sia l’iniziativa ‘Gli automobilisti non sono bancomat!’, forte invece di 10’306 firme.
Con la prima proposta, l’obiettivo è di fissare l’imposta di circolazione per i nuovi veicoli immatricolati "unicamente in funzione delle emissioni di CO2, fatta salva un’imposta minima di 200 franchi", plafonare le imposte a 80 milioni di franchi, e attribuirne la competenza al Gran Consiglio, in modo tale da rendere referendabili le eventuali modifiche; con la seconda, si è chiesta invece la restituzione dell’aumento deciso dal Consiglio di Stato ed entrato in vigore nel 2017. In quell’occasione l’imposta di circolazione è aumentata in modo sensibile per quasi 135mila automobilisti e per circa 17mila di questi è addirittura raddoppiata da un anno all’altro. Nel giugno 2019 il governo ha proposto una revisione del calcolo, basato su emissioni di CO2 e massa del veicolo, che però non ha soddisfatto il Ppd. Dadò ricorda che le imposte di circolazione prelevate in Ticino sono le più alte dell’intera Svizzera. «Con la nostra proposta vorremmo che questo prelievo fosse parametrato ai costi effettivi di manutenzione delle strade cantonali e destinato solo a questo scopo. Oggi ciò non è sempre chiaro», commenta il presidente della Gestione.
Il rapporto di Dadò e Caverzasio, si diceva, riprende fedelmente queste proposte ed è pronto ad andare in aula anche senza altri sostegni, afferma il presidente del Ppd. Che non è «né pessimista, né ottimista» in vista delle prossime discussioni in seno alla Gestione, ma allo stesso tempo ricorda che «di queste due iniziative oggi forse c’è ancora più bisogno di prima, considerato il rincaro generale del costo della vita, l’aumento del carburante: permetterebbe a tutti i ticinesi di risparmiare qualcosina». Per Dadò è «una questione sociale, ma anche ecologica perché va a premiare chi acquista un’auto che inquina meno». Dal canto suo, il leghista Daniele Caverzasio da noi raggiunto sottolinea che «con il nostro rapporto diminuiamo in modo considerevole le imposte di circolazione che erano tra le più care in Svizzera, lasciando così più denaro in tasca ai cittadini. Il messaggio era pendente ormai da troppo tempo, ed era ora di rompere gli indugi e portare una proposta chiara che da un lato la gente si aspettava, e che dall’altro la Lega ha sempre richiesto».
D’accordo sul principio, ma non sul merito il gruppo Plr. «Siamo favorevoli all’abbassamento degli oneri per gli automobilisti, ma non crediamo che quella proposta dalle due iniziative sia l’unica strada percorribile», ricorda la capogruppo Plr in Gran Consiglio Alessandra Gianella precisando che sul tema si confronterà il suo gruppo domani sera. «Lo sgravio ammonterebbe a circa 25-30 milioni di franchi l’anno. Risorse finanziarie che verrebbero a mancare e che bisognerebbe compensare in qualche modo. Vorremmo avere delle risposte su questo punto», aggiunge l’esponente liberale radicale. Sul tavolo della Gestione c’è anche un messaggio del Consiglio di Stato che va nella stessa direzione: sgravare gli automobilisti più virtuosi che optano per veicoli più ecologici. «Una proposta che potrebbe fungere da controprogetto indiretto all’iniziativa popolare e sulla quale ci stiamo confrontando in seno al nostro gruppo».
Dubbi sulla bontà della proposta popolare democratica giungono anche dalla sinistra. «Il principio di incentivare il rinnovo del parco automobilistico con veicoli meno inquinanti ci trova favorevoli», afferma il capogruppo socialista Ivo Durisch. È l’impatto finanziario sui conti del Cantone a preoccupare. «La stima è di circa 25 milioni che, aggiunti ai 30 milioni della tassa di collegamento che una parte del parlamento vorrebbe far decadere, porterebbero a un calo del gettito di quasi 60 milioni di franchi l’anno. Risorse importanti che verrebbero a mancare», precisa Durisch. Un’altra delle remore sollevate dal Ps è l’importo minimo di 200 franchi dell’imposta di circolazione. «Sarebbe la medesima per chi possiede una Tesla e chi invece una Panda. Non terrebbe sufficientemente conto delle condizioni sociali ed economiche. Inoltre si creerebbero delle disparità anche tra chi ha la possibilità di avere una colonnina di ricarica a casa e quindi potenzialmente potrebbe acquistare una vettura elettrica e chi invece, vivendo in un appartamento, questa possibilità non ce l’ha».
La Gestione ha firmato il rapporto stilato da Bixio Caprara (Plr) sul credito da 19 milioni di franchi per il periodo 2020-2023. Credito dedicato alla sistemazione delle pavimentazioni e dei cigli stradali che si aggiungerebbe ai 100 milioni già approvati dal Gran Consiglio. Sì convinto da parte del Plr. «Si tratta di una spesa per investimenti a cui non ci opponiamo. Inoltre è una spesa che permetterebbe di ridurre l’inquinamento fonico», afferma Gianella. «Non abbiamo firmato in quanto dobbiamo ancora discutere la nostra posizione nel gruppo. Riunione che si terrà giovedì», afferma invece Durisch. Anche i Verdi non hanno firmato. L’impressione è che dopo l’esito del referendum di domenica scorsa sul decreto Morisoli, a sinistra si vogliano soppesare con particolare attenzione le richieste di maggiori spese che giungono da destra anche se passano sotto il nome di investimenti.