Casa anziani Sementina: il Municipio non si esprime sui decreti d’accusa emanati dalla Procura. Con ogni probabilità il caso finirà in tribunale
"Il procedimento risulta del tutto aperto e, di conseguenza, si rivela prematuro trarre delle conclusioni". Così il Municipio di Bellinzona sui decreti d’accusa emanati dal Ministero pubblico all’indirizzo di direttore generale, direttrice sanitaria e allora capocura della casa per anziani comunale di Sementina; dipendenti per i quali la Procura ha prospettato il reato di ripetuta contravvenzione alla Legge federale sulla lotta contro le malattie trasmissibili per il mancato rispetto di alcune direttive, istruzioni e raccomandazioni emanate dalle autorità competenti durante la prima ondata di Covid nel 2020. Prima ondata che nella struttura di Sementina ha purtroppo fatto registrare 21 decessi su un totale di 80 ospiti. Un caso che come anticipato alla ‘Regione’ dal legale del direttore generale e ora confermato dal comunicato stampa della Città finirà con ogni probabilità nell’aula della Pretura penale di Bellinzona. "Rilevato che i decreti d’accusa non contemplano il reato più grave prospettato a suo tempo, ovvero quello di omicidio colposo", il Municipio osserva che per "gli altri reati di carattere contravvenzionale i legali dei diretti interessati hanno già fatto sapere di voler presentare opposizione non condividendo le conclusioni del Ministero pubblico". Con un procedimento ancora aperto, l’esecutivo ritiene dunque prematuro trarre delle conclusioni. Stando a nostre informazioni, i decreti di accusa sono di cinque-sette pagine e prevedono multe effettive pari ad alcune migliaia di franchi.
Per il momento dunque, conferma alla ‘Regione’ il sindaco Mario Branda, i due dipendenti ancora attivi a Sementina rimangono al loro posto e non saranno sospesi. Per il resto l’esecutivo conferma quanto riferito in Consiglio comunale nelle risposte alle interpellanze inoltrate sul tema. «Abbiamo sempre spiegato che il Municipio non ha competenze gestionali, e che quello che riferivamo lo facevamo sulla scorta di quanto ci veniva indicato dai nostri collaboratori», sottolinea Branda, che aggiunge: «Sulle conclusioni del rapporto del medico cantonale, a questo punto, visto che si profilano queste opposizioni, sarà un tribunale a fare la disamina dei diversi punti sollevati. A noi pareva che le osservazioni e le prese di posizione fatte a suo tempo dai nostri collaboratori erano pertinenti e avevano dei contenuti solidi». Le osservazioni a cui si riferisce il sindaco sono le repliche della Direzione amministrativa ai rapporti dell’Ufficio del medico cantonale. Un primo rapporto, molto critico, era stato allestito il 23 luglio 2020; la replica della casa anziani aveva indotto il medico cantonale a rivedere nell’autunno 2020 solo una minima parte delle proprie iniziali conclusioni, poi nuovamente contestate per iscritto dalla Direzione del Settore anziani comunale.
"L’esclusione dell’accusa di omicidio colposo toglie alle strutture per anziani ticinesi un peso che ha gravato per molti mesi sulle coscienze e le scelte di chi si è trovato ad affrontare un virus completamente sconosciuto". Sul caso si esprime anche Adicasi, l’Associzione dei direttori delle Case per anziani della Svizzera italiana. "Pur nel più profondo rispetto delle sofferenze generate dalla pandemia a residenti e famigliari – si legge in un comunicato – le notizie odierne simbolicamente chiudono il periodo più difficile per le case anziani del nostro cantone. Due anni durissimi durante i quali le paure legate al virus, l’applicazione di rigide misure sanitarie e chiusure hanno messo a dura prova le direzioni, i collaboratori e i residenti delle strutture". Come interpretare questo comunicato stampa? Se da una parte cade l’imputazione più pesante di omicidio colposo, dall’altra anche i vertici delle altre strutture per anziani con vittime Covid devono temere un procedimento penale per violazione della Legge sulla lotta contro le malattie trasmissibili? Interpellato dalla ‘Regione’ il presidente di Adicasi, Eliano Catelli, ritiene opportuno non aggiungere altre considerazioni, ribadendo tuttavia il grande impegno profuso da tutti i dirigenti e operatori nel non far entrare nelle 70 strutture una malattia nuova che ha fatto vittime in tutto il mondo.
Ormai non fa quasi più notizia. Ma risale a due giorni fa, al 1° maggio, l’ultimo decesso in una casa per anziani ticinese dovuto al Covid. In due anni caratterizzati da quattro ondate e due fasi intermedie, sono stati complessivamente 414 le morti dovute al coronavirus nella cinquantina di istituti ticinesi che gestiscono 69 strutture. Gli ospiti risultati positivi sono stati 3’091, quelli guariti dal Covid 2’491 e quelli deceduti per altri motivi 1’947. Da notare l’esplosione dei contagi tra la prima ondata (primavera 2020) e la seconda ondata protrattasi fra l’autunno 2020 e il febbraio 2021: i positivi sono stati rispettivamente 505 e 1’361 (quasi triplicati) e i decessi 151 contro 232 (+50%). Nelle ultime 24 ore sono stati registrati cinque nuovi casi. Attualmente si contano otto residenti positivi in tre strutture. Da segnalare che a fine aprile il virus è entrato e ha contagiato alcuni ospiti anche dell’ultima e unica struttura che era finora stata risparmiata.