Presentato il documento programmatico elaborato da un gruppo interdipartimentale. Decine le azioni e le misure concrete
Tre ambiti d’intervento – professionale, formativo e pubblico/parapubblico –, 21 misure con 54 azioni concrete e 79 indicatori di monitoraggio. Sono gli assi portanti del ‘Piano di azione per le pari opportunità’ che definisce per la prima volta una strategia cantonale. Il documento programmatico è stato approvato la scorsa settimana dal Consiglio di Stato dando seguito alle indicazioni del parlamento che ha riconosciuto il tema come prioritario nella legislatura 2019-23. L’approccio deciso è stato quello interdipartimentale, «per integrare la prospettiva di genere nell’attività di realizzazione delle politiche pubbliche in tutte le fasi, dalla concezione, all’elaborazione fino all’attuazione, al monitoraggio e alla valutazione» ha spiegato la delegata per le pari opportunità Rachele Santoro in occasione della presentazione dei contenuti. Alcune misure sono già state attivate, altre si prospettano per il prossimo futuro: «È prevista una valutazione degli obiettivi entro la fine del 2023 e la presentazione di un rapporto conclusivo di valutazione entro la prima metà del 2024», ha informato Santoro rispetto alle tempistiche.
Per quanto riguarda la sfera professionale, è stato deciso di rafforzare la conciliabilità tra sfera lavorativa e vita familiare, «in particolare attraverso il Fondo conciliabilità lavoro-famiglia a disposizione delle aziende per incentivarle a introdurre delle formule di flessibilità» ha spiegato Santoro. È poi in elaborazione una strategia congiunta con gli Uffici regionali di collocamento, che mira al sostegno e al reinserimento per il pubblico femminile in disoccupazione, nata in seguito alla pandemia «quando si è visto un incremento delle donne che hanno perso il lavoro o lo hanno dovuto lasciare». Tra le altre misure, la promozione della parità di genere nelle direzioni e nei Consigli di amministrazione, soprattutto per i numerosi enti in cui lo Stato è rappresentato. Mentre nell’ambito della prevenzione delle violazioni dell’integrità personale «è stato elaborato per le aziende un programma gratuito di prevenzione con contrasto al mobbing, alle molestie e alle discriminazioni».
Per quel che concerne il contesto formativo si è deciso di concentrarsi principalmente sulle offerte di formazione continua per i docenti relative alle pari opportunità. Obiettivo è la promozione di un ambiente scolastico «attento alle differenze di genere, alla diversità e all’inclusione attraverso l’attuazione di offerte formative e l’elaborazione di materiali didattici», ha illustrato la delegata per le pari opportunità. Un altro aspetto centrale è quello delle scelte formative e professionali libere da stereotipi di genere, in questo senso è ad esempio stato previsto un rafforzamento della Giornata nazionale ‘Nuovo Futuro’ che ogni anno si svolge anche in Ticino.
Rispetto al terzo ambito d’azione relativo al settore pubblico e parapubblico, le misure prevedono in primo luogo la concretizzazione degli impegni che il governo ha sottoscritto nella Carta per la parità salariale. La novità più importante è l’introduzione dei meccanismi di controllo per le aziende all’interno delle commesse pubbliche: «Oltre a produrre un’autocertificazione della parità salariale – ha spiegato Santoro – da quest’anno potranno essere sottoposte a dei controlli a campione». Altre misure sono volte all’equa rappresentanza di genere negli organi decisionali dell’amministrazione pubblica, nelle istituzioni politiche cantonali e comunali. «Oggi le donne in posizione dirigenziale all’interno dell’amministrazione cantonale sono il 21%, l’obiettivo iscritto nel regolamento cantonale è di almeno il 30%». Attenzione è rivolta anche in questo contesto alla prevenzione della violazione dell’integrità personale, con l’istituzione di formazioni ad hoc per dirigenti e personale.
Si tratta di un Piano d’azione «non certo esaustivo» secondo Santoro, «ma che vuole essere propulsore per nuove attività». E che per una piena realizzazione «necessita della collaborazione dei diversi livelli istituzionali nonché dei settori economici, scientifici e di tutta la società civile».
«Ci sono degli ambiti difficili, dove l’azione deve passare da un profondo cambiamento culturale più che risolvibile con misure precise – ha dal canto suo valutato il presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli –. Ma questo non vuol dire che non debba essere fatto uno sforzo anche in quella direzione». Difficile, da Bertoli, è stata reputata anche la storia delle pari opportunità: «Basti pensare che la Svizzera ha riconosciuto il diritto di voto alle donne poco più di 50 anni fa, con molto ritardo rispetto ad altri Paesi». Nel frattempo, ha ricordato, il principio della parità è stato iscritto in diverse leggi. Tuttavia l’opuscolo sulle ‘Cifre della parità’ pubblicato a partire dal 2014 «ci dice che in molti contesti c’è ancora parecchio lavoro da fare. Il giorno in cui potremo dire che tutto è compiuto non è vicinissimo, ma confido che questo strumento possa aiutare a fare dei passi avanti».
A esprimere ferma convinzione che quanto elaborato «renderà il nostro cantone maggiormente attento al tema della parità» è stata anche Davina Fitas, presidente della Commissione consultiva per le pari opportunità, secondo cui «non si tratta di un tema che riguarda esclusivamente noi donne ma l’intera società. Ad esempio i giovani talenti sono attirati da aziende che adottano misure in favore della parità e della conciliabilità tra lavoro e famiglia», ha osservato Fitas, aggiungendo che il gruppo di lavoro interdipartimentale «ha permesso di mettere in risalto la trasversalità della questione anche per i dipartimenti come quello delle Istituzioni e quello del Territorio che inizialmente si sentivano meno coinvolti ma che poi si sono resi conto di come gli obiettivi comuni sono molteplici, del contrasto della violenza nelle giovani coppie allo sviluppo sostenibile in una prospettiva di genere».