La strada per riuscire ad avere in Ticino una simile istituzione è quella giusta, ma serve una chiara unità d’intenti di tutti gli attori coinvolti
Cosa manca per far sì che in Ticino arrivi un ospedale universitario? Le premesse, almeno in parte, sembrano esserci, così come una certa volontà politica. Probabilmente il problema è la tempistica: se da un lato emerge una certa urgenza, quest’ultima, d’altra parte, si scontra con i tempi lunghi di un simile progetto. In ogni caso, la strada è quella giusta, ma serve una chiara unità d’intenti per riuscire ad accelerare il processo e per non lasciarsi sfuggire un’occasione che porterebbe indubbiamente numerosi vantaggi socioeconomici a un cantone che, soprattutto nel settore della ricerca, sta sempre più cercando di puntare all’eccellenza.
Pensiamo a Bellinzona dove negli ultimi decenni si sono installati e sviluppati istituti di ricerca (in particolare Irb e Ior), raggiungendo risultati anche straordinari a livello internazionale in ambito sanitario. E nella Turrita non ci si vuole certo fermare: lo Ior auspica la costruzione di un nuovo stabile in via Chiesa, visto che quello recentemente inaugurato è già totalmente occupato. Attorno al 2030 dovrebbero poi iniziare i lavori del nuovo ospedale sui terreni della Saleggina. Mentre nel nuovo quartiere Officine (il cui sviluppo dovrebbe iniziare nel 2026) è prevista la realizzazione del Parco dell’innovazione.
A livello di ricerca, insomma, ci siamo. Ma oltre a ciò, un ospedale universitario deve anche garantire un elevato standard accademico. In questo caso siamo sulla buona strada, in particolare grazie al Master in medicina introdotto all’Università della Svizzera italiana (alla quale sono, tra l’altro, affiliati Irb e Ior) nel settembre del 2020. Vi è ora da chiedersi se in questo contesto sia necessario offrire anche il Bachelor. Tuttavia, se così fosse, ci vorrebbe tempo: di un Master in medicina si è iniziato a parlare concretamente già nel 2008. "In Ticino inizialmente c’era resistenza contro questo progetto", affermava Piero Martinoli (Presidente dell’Usi dal 2006 al 2016) un anno e mezzo fa. Resistenze che si possono superare solamente se tutti remano nella stessa direzione, ad esempio non immergendosi in una gara fra città o regioni che si reputano migliori o più adatte di altre per ospitare una simile istituzione (ben venga dunque l’idea di un ospedale universitario multi-sito, distribuito su più sedi). Anche perché, semmai, la gara bisogna farla con gli altri cantoni (in particolare della Svizzera centrale o orientale) che sembrano ambire a un simile riconoscimento.
Se da un lato vi è quindi una certa urgenza per non farsi superare in volata, dall’altro bisogna considerare che i grandi progetti necessitano di tempo, sia a livello di infrastrutture, sia a livello politico. Tempo che potrebbe essere sfruttato per cercare di non lasciarsi accecare dall’idea di raggiungere un simile traguardo a qualsiasi costo. Costi che un’istituzione di così alto livello comporta e che non sono assolutamente da sottovalutare. È dunque necessario valutare attentamente assieme a tutti gli attori coinvolti quali passi si possono e si devono ancora fare. In ogni caso, con un ospedale universitario, il Ticino ne guadagnerebbe sia in termini di posti di lavoro altamente qualificati, sia in termini di efficacia delle cure, oltre che nel prestigio.