Il corteo verso Parigi: dentro no vax, gilet gialli, pro Zemmour e sinistra populista. Intanto le grandi città europee si blindano
Arrivano dal Canada, terra fredda di gente mite. Paese e popolo che vive e prospera nelle statistiche e nelle conversazioni grazie al continuo confronto con i vicini Stati Uniti: meno criminalità, più stato sociale, meno razzismo, più equità. Eppur si muove, il Canada, per protestare contro la pandemia e le sue restrizioni. Lo fa su grossi camion, i “trucks”, come li chiamano dall’altra parte dell’Atlantico. Cortei, proteste, strade bloccate, fino alla marcia su Ottawa, la capitale: è l’autoproclamato “Convoglio della libertà”.
All’inizio li hanno lasciati fare, li hanno sottovalutati, col risultato di trovarseli ovunque e in troppi per farli sgomberare. I camionisti in prima fila, con tanto di bandiere patriottiche, e tanto, troppo popolo a seguirli.
Ford e Toyota hanno annunciato la chiusura temporanea delle loro fabbriche in Canada a causa delle proteste che stanno fermando l’arrivo di componenti. E anche Fiat-Chrysler ha annunciato ritardi nella produzione.
I camionisti, intanto, stanno bloccando anche l’Ambassador Bridge, il più importante valico di frontiera tra Stati Uniti e Canada, dove passa circa un quarto del commercio tra i due Paesi, e le strade di Emerson, che collegano Manitoba con il Nord Dakota.
Le proteste a Ottawa, in Canada (Keystone)
Il Dipartimento per la sicurezza interna americana teme che il Convoglio della libertà possa addirittura puntare Los Angeles per paralizzare il Super Bowl di domani o dirigersi verso Washington in occasione del discorso sullo stato dell’Unione di Joe Biden.
Intanto la provincia dell’Ontario, la più grande del Canada, ha dichiarato lo Stato di emergenza. Il premier locale Doug Ford ha spiegato che i blocchi delle principali arterie sono “illegali e punibili” e non esclude la possibilità di arresti pur di arrivare a sbloccare le strade. “Gli occhi del mondo sono puntati su di noi”, ha detto Ford. Ma se i convogli della libertà non vogliono e non possono attraversare il mare, l’idea, lo spirito e il nome l’hanno già fatto.
Bandiere francesi e Convogli della libertà a Lione (Keystone)
Come spesso accade, quando c’è da scendere in piazza, i più ricettivi sono stati i francesi. Scorrendo una delle tante mappe che circolano su internet, sembra ci sia un’offensiva massiccia che parte da ogni angolo del Paese per arrivare a Parigi: Nizza, Brest, Annecy, Lille, Cherbourg, Pau, Bayonne, Perpignan, Strasburgo… al momento sono circa 4mila i veicoli in marcia verso la capitale.
Ma chi c’è dietro e dentro i convogli della libertà? Considerando che i camion in Francia nella stragrande maggioranza dei casi non sono di proprietà di chi li guida, ma delle aziende, a mettersi in fila sono perlopiù auto, furgoni, moto. Una galassia composita che sembra quasi sorteggiata a caso: no vax della prima e ultima ora, gilet gialli, sostenitori di Mélenchon fianco a fianco con quelli di Zemmour: la sinistra più sinistra e più spaesata a braccetto con la destra più populista e caciarona. Sorprende solo fino a un certo punto.
Parigi ha reagito subito dicendo “no alle strumentalizzazioni politiche” della pandemia: questo l’avvertimento lanciato ieri dal portavoce del governo francese, Gabriel Attal. “C’è una strumentalizzazione della stanchezza dei francesi”. Un riferimento, in particolare, all’esponente di estrema destra Florian Philippot. “Basta vedere le sue dichiarazioni per comprendere che sta incoraggiando quel movimento”.
Già nei giorni scorsi, il segretario di Stato agli affari europei, Clément Beaune, aveva detto che quelli non sono Convogli della Libertà ma “della vergogna. Sono i convogli dell’egoismo. Questi non sono patrioti, ma irresponsabili”. Un attacco frontale a chi mostra tra i propri simboli la bandiera francese.
Protesta singola davanti a un blindato a Parigi (Keystone)
Alle parole sono seguiti però i fatti dopo il via libera della giustizia francese alla decisione della polizia di Parigi di vietare il raduno dei Convogli della Libertà, i cui primi mezzi sarebbero già alle porte della capitale.
Per ora le autorità hanno respinto il ricorso, non si sa se riusciranno a respingere i manifestanti, agguerriti nella lotta al pass vaccinale e a tutte le restrizioni imposte. Sono convinti di conquistare Parigi ora e Bruxelles lunedì, dove si sono dati appuntamento con gli altri Convogli della Libertà provenienti dal resto d’Europa. Qualcuno si è visto anche in Svizzera, ma sono fenomeni isolati.
Il movimento infatti si sta allargato, interessando diversi Paesi, in particolare il Belgio e l’Austria, dove si è già provveduto a bloccare le proteste sul nascere. “Metteremo in campo i mezzi per impedire il blocco della Regione di Bruxelles-Capitale”, ha avvertito il borgomastro Philippe Close, precisando che la decisione è stata presa di concerto con i vertici nazionali.
Lo stesso divieto è stato poi adottato dalla polizia austriaca in vista di una manifestazione annunciata vicino a un parco nel centro di Vienna. Basterà?
Al momento la rabbia no vax ha saputo intercettare un malessere legato più all’economia che alla pandemia. Più della salute poté il denaro. Ora resta da capire quanto questi convogli siano organizzati, quanto coesi, quanto determinati.
Blindati a Parigi (Keystone)