Luganese

Gioventù socialista ticinese: ‘Il Molino vive’

Per il Giso ‘Lugano deve fare i conti con l’autogestione e la rioccupazione dello stabile è la prova che questo spirito è ancora presente’

Ex Molino e autogestiti
(Ti-Press)
3 gennaio 2022
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Un’azione mossa da “uno stato di necessità”. È questa la definizione utilizzata dalla Gioventù socialista ticinese in merito alla rioccupazione, non riuscita, dell’ex Macello di Lugano avvenuta venerdì 29 dicembre. Un’azione, inoltre, “mossa da una volontà da parte degli autogestiti di riprendersi gli spazi che sette mesi fa sono stati sequestrati dal Municipio con la forza. La Città di Lugano deve fare i conti con la realtà dell’autogestione e la rioccupazione dello stabile è la prova che questo spirito è ancora presente”.

La Gioventù socialista condanna dunque le azioni dell’esecutivo luganese che “oggi, così come 7 mesi fa, ha dimostrato di non voler aprire un dialogo ma di preferire la forza e le cariche della polizia”. Il gruppo, per mezzo di una nota stampa, esprime dunque solidarietà con gli autogestiti e condanna le azioni del Municipio “che, ancora una volta, ha scelto di agire in maniera poco chiara, tendendo una mano per dialogare mentre con l’altra stringe il manganello. Sono inoltre molto gravi le insinuazioni espresse dall’attuale sindaco della città. Michele Foletti ha accusato gli autogestiti di aver organizzato la rioccupazione in vista di Capodanno e, come Giso, “troviamo quantomeno vergognoso che le istituzioni scelgano di aprire in questo modo il dialogo con parte della popolazione, accusando un gruppo di ragazzi di un ‘crimine’ mai commesso e usando la pandemia come giustificazione per le azioni dell’esecutivo”.

Municipio ‘incoerente’, Zanini ’operato preoccupante e insufficiente’

Il Giso critica anche “l’incoerenza del Municipio, che, dettosi disposto ad aprire una discussione con gli occupanti, ha preferito sgomberare i ragazzi prima dell’inizio delle trattative. Ancora una volta la situazione è stata gestita con la forza durante la nottata mentre sindaco, municipali e forze dell’ordine giocavano a scaricabarile cercando di lasciar cadere nuovamente la questione nel dimenticatoio. Come Giovani socialisti non possiamo continuare ad accettare che la Città di Lugano utilizzi questi mezzi per eliminare l’autogestione. Lo Stato non può permettersi di agire sottobanco e, pertanto, chiediamo chiarezza sui fatti avvenuti”.

Nella presa di posizione si critica inoltre l’operato della municipale socialista Cristina Zanini Barzaghi, ritenuto “preoccupante e insufficiente. Le maggiori responsabilità sull’abbattimento e lo sgombero del Molino rimangono dei colleghi che hanno deciso di calpestare il principio di collegialità, prendendo decisioni riguardanti il dicastero di Zanini senza nemmeno interpellarla. Tuttavia, non possiamo accettare che Zanini, di fronte a ripetuti ed evidenti abusi di potere da parte del Municipio, intenda continuare a lavorare al suo interno come se nulla fosse accaduto. La svolta autoritaria dell’esecutivo di Lugano è evidente, e non è accettabile che la rappresentante di un partito che vorrebbe essere un’alternativa a questo tipo di derive politiche vi partecipi senza denunciare chiaramente la situazione”. Da qui, la solidarietà finale espressa agli occupanti, “nuovamente in lotta con le autorità, che reclamano uno stabile in disuso da sette mesi. Speriamo vivamente che, a seguito di questa confusione, qualcuno si sia dimenticato un rubinetto dell’acqua aperto. Il Molino Vive”.