Storia di Zoé. Quella sera in discoteca. Forse Ghb. Il professor Ceschi: la vittima diventa incapace di difendersi e di ricordare ciò che è avvenuto
«Avevo 19 anni, era un periodo in cui uscivo spesso, ma sempre con amici. Proprio per questo, nonostante le discoteche siano dei posti dove gira di tutto, mai avrei pensato che potesse succedere a me. Quella sera di cinque anni fa, invece, qualcosa è andato storto». Inizia così la testimonianza, da noi raccolta, di Zoé Joye, che ha accettato, mettendoci nome e cognome, di raccontare la sua esperienza. Un’esperienza terribile che Zoé ha vissuto in Romandia, dove vive. Ma non è la prima vittima di un fenomeno che non conosce confini nazionali e cantonali. Perché, come spiega alla ‘Regione’ il professor Alessandro Ceschi, primario e direttore medico e scientifico dell’Istituto di scienze farmacologiche della Svizzera italiana dell’Ente ospedaliero cantonale, «il fenomeno dell’assunzione inconsapevole di sostanze esogene – droghe o farmaci – nei locali notturni è noto da anni. Generalmente, questi prodotti rendono la vittima incapace di difendersi o di ricordare ciò che è avvenuto».
Il racconto di Zoé si svolge in una discoteca di Ginevra, dove si era recata con un gruppo di amici. «Lì, abbiamo deciso di mandare solo una persona a prendere da bere per tutti. I bicchieri – dettaglio importante, anche se sul momento non ci ho fatto caso – sono stati trasportati su un ampio vassoio per tutto il locale. Immagino dunque che sia stato durante il tragitto che è stato aggiunto qualcosa a una delle birre. Ignara di tutto ciò, ho iniziato a bere, ma poco dopo ho cominciato a sentirmi strana, pensando però che fosse solo l’effetto dell’alcol». Questa sensazione muta però rapidamente. «Ho prima avuto una fase di forte euforia – prosegue –. Saltavo dappertutto e avevo una grande voglia di flirtare con chiunque. In seguito mi sono accorta di non riuscire più a controllarmi fisicamente. Per spostarmi mi dovevo reggere ai muri non avendo più la misura delle distanze. Un altro effetto inusuale è stato di non riuscire più ad avere delle conversazioni, avevo completamente perso la cognizione del tempo e non distinguevo più passato e presente».
Precisa Zoé: «Nonostante mi colpevolizzassi, credendo cioè di trovarmi in quello stato per colpa mia, e fingessi di stare bene per non essere un peso per i miei amici, loro non mi hanno mai lasciata sola quella sera». Aggiunge: «Di quanto avvenuto da quando ho avvertito la necessità di rientrare a domicilio sino al mio risveglio non ricordo più nulla: so solo di essermi svegliata il giorno dopo a casa mia. E anche allora mi sono accorta che qualcosa non quadrava. Fatto sta che per tutto il weekend ho avuto i disturbi accusati la sera prima. So cosa vuol dire avere i postumi di una sbornia e non era così che mi sentivo, oltretutto la sera prima non avevo bevuto eccessivamente. Parlando poi con degli amici che fanno talvolta uso volontario di Ghb, ho realizzato quanto fossero simili gli effetti e quindi reale la possibilità di essere stata drogata con una sostanza di questo tipo».
Specialista in farmacologia, tossicologia clinica e medicina interna generale, il professor Ceschi chiarisce che, in grandi quantitativi o a percentuali elevate, «l’alcol è tra le sostanze più utilizzate in questi scenari. In parallelo, un’ampia varietà di droghe e farmaci può essere combinata e aggiunta ai drink. Tale unione non solo ne potenzia gli effetti, ma incrementa anche i rischi di tossicità che possono essere importanti, fino a mettere in pericolo la vita delle vittime. In effetti, stiamo parlando di prodotti molto potenti somministrati senza controllo e da non-professionisti. Può quindi bastare una deviazione relativamente piccola della dose per causare una grave intossicazione».
«Inodore, senza gusto e incolore, generalmente in forma liquida, il Ghb – spiega Ceschi – è forse la più celebre delle droghe associate a questo fenomeno, proprio perché presenta le condizioni più adatte per essere versato nel bicchiere di qualcuno che ne è ignaro. Anche chiamato ‘ecstasy liquida’, provoca torpore, sonnolenza, disturbi di memoria, debolezza e, se sovradosato, può causare crisi epilettiche, bradicardia e diminuire la capacità respiratoria della vittima, fino a mandarla in coma. Come per buona parte di queste sostanze, gli effetti insorgono piuttosto rapidamente e durano qualche ora». Ceschi mette in guardia: «A causa della breve finestra di rilevamento, la rintracciabilità di questi prodotti nell’organismo può essere problematica. Qualora ci fosse un sospetto, è dunque importante reagire precocemente prima che le tracce vengano metabolizzate ed eliminate dal corpo (a seconda della dose, per il Ghb parliamo di fino a 6 ore nel sangue e di circa 12 ore nelle urine). Oltre ai motivi medici legati ai rischi di un eventuale sovradosaggio, presentarsi in pronto soccorso in questi casi è raccomandabile anche per ragioni legali, così da ottenere una documentazione idonea».
Andrea Severini, secondo manager del Club Seventy7 di Ascona, conferma che anche in Ticino «questo rischio è reale. In effetti, le persone andrebbero sensibilizzate maggiormente, perché tante volte non viene dato il giusto peso al pericolo». Per Zoé, l’idea di essere stata vittima di questo fenomeno non è infatti stata facile da digerire: «Non oso pensare come sarebbe potuta andare se mi fossi trovata sola a un certo punto, tant’è che per un periodo non sono proprio più andata in discoteca. Adesso va meglio, ma c’è tutta una serie di precauzioni che ho iniziato ad adottare. Non ballo mai con un bicchiere in mano. Bevo sempre al bancone, dove posso controllare meglio il mio drink. Se mi sposto, copro sempre il bicchiere. Non accetto mai da bere da sconosciuti. Se proprio bisogna andare a ballare, scelgo delle bevande in bottiglia più facili da tappare. Resto sempre con delle persone che conosco. Non bisogna certo diventare paranoici, ma è necessario restare vigili».