Ok all’adeguamento alle norme federali. Riconosciuta la necessità di mantenere la LFid. Bertoli (Autorità di vigilanza): tutela dei clienti prioritaria
«Il parlamento ha dato la priorità alla tutela dei clienti e della professionalità degli operatori della piazza finanziaria che lavorano correttamente, e sono la maggioranza. Certo, si può affinare la legge o il regolamento di applicazione. In ogni caso il voto odierno, piuttosto chiaro, conferma l’importanza di avere una normativa e quindi anche dei controlli». A Palazzo delle Orsoline il deputato del Plr Marco Bertoli, avvocato e già procuratore pubblico, ha atteso l’esito della votazione del Gran Consiglio sulla revisione della LFid, la legge che dal 1985 disciplina l’esercizio delle professioni di fiduciario in Ticino (l’unico cantone a possedere una normativa ad hoc), fuori dall’aula del Legislativo. Non ha partecipato né alla discussione né al voto per evitare un conflitto di interessi, essendo presidente dell’Autorità di vigilanza sui fiduciari, organo introdotto dalla LFid e indipendente dall’Amministrazione cantonale. Settantaquattro granconsiglieri favorevoli, due astensioni, nessun deputato contrario: un verdetto netto. E Bertoli non nasconde la propria soddisfazione. Perché questo pomeriggio il parlamento, aderendo al rapporto commissionale della popolare democratica Sabrina Gendotti e quindi alla mini-riforma della legge proposta dal Consiglio di Stato, non solo ha detto sì all’adeguamento della LFid alle normative federali entrate in vigore nel gennaio 2020, quella sugli istituti finanziari (LIsfi) e quella sui servizi finanziari (LSerfi), in seguito alle quali i fiduciari finanziari svizzeri, ticinesi inclusi, sono (ora) assoggettati alla vigilanza dell’autorità federale di sorveglianza sui mercati finanziari, cioè la Finma, che autorizza l’attività della citata categoria di operatori. Il Gran Consiglio non solo ha detto sì a un adeguamento imposto dal diritto superiore. Con quel verdetto ha detto anche e soprattutto sì al mantenimento della LFid e di riflesso del regime autorizzativo cantonale per le altre due categorie di fiduciari. In altre parole, commercialisti e immobiliaristi per poter esercitare in Ticino dovranno essere, come oggi, autorizzati. I requisiti sono elencati nella stessa LFid.
Una sentenza appunto assai chiara quella emessa dal Legislativo. Settantaquattro sì: un numero tutt’altro che scontato visto che questa revisione della LFid aveva rilanciato il dibattito sulla necessità di conservare o meno la legge cantonale, tant’è che in seno alla commissione parlamentare ‘Costituzione e leggi’, sotto la cui lente era finito il messaggio governativo, c’era chi ne auspicava l’abrogazione. Nella discussione in parlamento si è schierata apertamente per il mantenimento della LFid Roberta Passardi. «È una legge di polizia - ha ricordato la deputata del Plr - che mira a prevenire il diffondersi di reati come l’amministrazione infedele, la cattiva gestione e l’omissione della contabilità». Il Ministero pubblico «considera la LFid uno strumento giuridico prezioso, irrinunciabile nella lotta alla criminalità finanziaria». Qualche dato: «Dal 2017 alla fine di giugno del 2021 sono stati emanati sessantadue decreti d’accusa per esercizio abusivo della professione di fiduciario, di questi solo a dodici è stata fatta opposizione, poi però confermati dalla Pretura penale». L’Autorità di vigilanza, che oltre a essere un organo indipendente dall’Amministrazione cantonale «è autonoma dal punto di vista finanziario», ha inoltre «intensificato negli ultimi anni la collaborazione con la magistratura penale inquirente, il Fisco, l’Ispettorato del lavoro e l’Ufficio del registro di commercio per una proficua sinergia». Di più: «Coloro che si rendono colpevoli di esercizio abusivo delle professioni di commercialista e immobiliarista, spesso sono coinvolti anche in altri illeciti, questi contenuti nel codice penale, o in procedimenti di natura civilistica, fiscale o concernenti le assicurazioni sociali», ha avvertito Passardi, rammentando che la legge ticinese alcuni anni fa ha superato anche lo scoglio del Tribunale federale davanti al quale era stata impugnata. Convinto della necessità di conservare la LFid anche il leghista Andrea Censi: «Una legge perfettibile, ma importante: quella di fiduciario è un’attività sensibile, che se svolta con scarsa professionalità può causare danni tangibili e pure rilevanti al patrimonio dei clienti. Per questo la LFid permette un controllo della qualità dei servizi erogati da operatori ai quali delle persone affidano dati e relazioni».
Una legge perfettibile, ha affermato tra l’altro Censi. E se il socialista Nicola Corti ha confidato in un ritorno del Gran Consiglio «a lavorare seriamente in questo importante cantiere», quello della LFid, il democentrista Paolo Pamini ha già indicato la strada che intende percorrere, non senza premettere che la vigente legge bloccherebbe, secondo lui, «la libertà d’impresa e che questa revisione poteva essere l’occasione per liberarsi della LFid, ma i numeri in commissione per questo passo non c’erano». E allora? E allora il granconsigliere dell’Udc ha preannunciato l’inoltro di un’iniziativa parlamentare elaborata per «riformare» la legge, «per esempio dando la preminenza, per l’iscrizione all’albo dei fiduciari, al titolo di studio e abolendo il vincolo dell’esperienza biennale, ma anche riducendo la tassa annuale». Se ne saprà di più quando l’atto parlamentare, ancora in gestazione, verrà depositato.
Per il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi la legge sui fiduciari va mantenuta. Ciò «per scongiurare abusi e dunque per tutelare l’economia legale», ha aggiunto il consigliere di Stato. Che non ha comunque escluso una nuova revisione della LFid, conferendo, come governo, «un mandato esterno a un esperto per vedere cosa migliorare della LFid».