Ok del Consiglio degli Stati al controprogetto. Dittli (Plr): ci avviciniamo all’obbligo. La replica di Marina Carobbio, presidente di Swisstransplant.
Chi non intende donare i propri organi dopo la morte dovrà dichiararlo formalmente quando è ancora in vita; gli stretti congiunti o una persona di fiducia potranno però opporsi alla donazione. È quanto prevede il cosiddetto ‘modello del consenso presunto in senso lato’. Il Parlamento ancora pochi anni fa non ne voleva sentir parlare. Ora però – di fronte a donatori e trapianti in calo, a liste d’attesa che s’allungano e allo scarso successo delle campagne di sensibilizzazione svolte sin qui – ha cambiato idea. Dopo il Nazionale, anche il Consiglio degli Stati ha approvato (31 voti a 12) le relative modifiche alla Legge sui trapianti che fungono da controprogetto indiretto all’iniziativa popolare denominata ‘Favorire la donazioni di organi e salvare vite umane’.
Attualmente in Svizzera vige il modello del consenso esplicito. Una donazione di organi viene presa in considerazione se la persona deceduta vi ha acconsentito esplicitamente quand’era in vita. In assenza di una dichiarazione di volontà da parte del defunto, spetta ai congiunti decidere. L’iniziativa popolare, lanciata dall’ong giovanile Junior Chamber International col sostegno di Swisstransplant, propone di passare al modello del consenso presunto ‘in senso stretto’, ossia senza il coinvolgimento dei parenti stretti o di una persona di fiducia. I promotori hanno segnalato a più riprese l’intenzione di ritirare il loro testo qualora il controprogetto indiretto fosse stato approvato nella forma attuale. Uno scenario probabile, anche se – visti i toni usati dai contrari durante il dibattito (vedi sotto), che ricordano per certi versi le proteste di no-vax e no-pass contro uno Stato che si intrometterebbe nella sfera privata dei cittadini – un referendum non può essere escluso. Il punto con la consigliera agli Stati Marina Carobbio (Ps), presidente della fondazione Swisstransplant.
Questo è un «buon controprogetto», ha affermato durante il dibattito. Perché?
Perché farà aumentare il numero di donazione di organi e quindi permetterà di salvare delle vite, grazie all’introduzione del modello del consenso presunto, seppure in senso lato. Questo porterà ognuno di noi a confrontarsi con la questione della donazione di organi. Chi non vorrà donare gli organi dovrà riportarlo esplicitamente in un registro. Se uno non lo dichiarerà, varrà il principio che è disponibile all’espianto. Visto poi che il controprogetto prevede il modello del consenso presunto in senso lato, il compito dei parenti stretti verrà facilitato. Oggi loro si trovano spesso in una situazione molto difficile, e in quei momenti dolorosi nel dubbio si esprimono in molti casi contro la donazione. Un domani, se la persona deceduta non si è espressa, si riterrà che la sua volontà sia quella di donare gli organi. Ma i parenti potranno sempre opporsi, se ciò corrisponde alla volontà del defunto.
Secondo il ‘senatore’ Josef Dittli (Plr), il cambiamento proposto non è molto lontano da un obbligo di donazione degli organi.
Non sono assolutamente d’accordo. Qui si tratta di fare in modo che le cittadine e i cittadini si confrontino con la questione. Chiunque potrà tranquillamente dichiarare che non vuole donare gli organi. Nessuno lo obbligherà a decidere altrimenti. La volontà di ogni singola persona sarà rispettata.
Decidere presuppone conoscere: come far sì che la decisione venga presa con cognizione di causa, come garantire il ‘consenso informato’?
Questo è punto importantissimo. Servirà una campagna di informazione di sensibilizzazione a tappeto, per tutta la popolazione. Questa a mio avviso avrà una efficacia maggiore rispetto a quelle svolte sin qui; per il semplice fatto che un domani chiunque sarà maggiormente confrontato con il tema della donazione di organi. Finora, solo con le campagne di sensibilizzazione, non è stato possibile raggiungere l’obiettivo stabilito nel 2013 dal Consiglio federale [20 donatori ogni milione d’abitanti, ndr].
I promotori hanno affermato più volte che con questo controprogetto ritireranno la loro iniziativa. Può confermarlo?
Non è Swisstransplant che ha lanciato l’iniziativa. Però è vero che i promotori hanno dichiarato alle commissioni competenti delle due Camere che se il controprogetto fosse passato in questa forma, avrebbero ritirato l’iniziativa.
Non teme il lancio di un referendum?
Spero che non verrà lanciato. Fosse il caso, spiegheremo alle cittadine e ai cittadini perché questa revisione di legge è così importante. Ad ogni modo, immagino che i promotori vorranno evitare il rischio di veder cadere la legge in votazione popolare e quindi ritireranno l’iniziativa solo al momento opportuno.
Anche i ‘senatori’, al pari dei colleghi del Nazionale, vogliono un altro modello in materia di donazione di organi. Hanno approvato un controprogetto indiretto all’iniziativa popolare che propone di passare al modello del consenso presunto in senso stretto (vedi sopra). La modifica di legge accolta con 31 voti a 12 è più prudente dell’iniziativa: il consenso presunto è inteso ‘in senso lato’, per tutelare maggiormente i diritti dei famigliari, i quali potranno continuare ad avere la possibilità di rifiutare una donazione di organi se ciò corrisponde alla volontà del defunto. Al voto, l’iniziativa è stata respinta all’unanimità: su questo punto dovranno ancora esprimersi i consiglieri nazionali, che invece l’avevano accolta.
Dure le parole usate da Josef Dittli (Plr). L’urano, che chiedeva la non entrata in materia (sostenuta pure da esponenti del Centro e dell’Udc), ha affermato in sostanza che il fatto di considerare tutte le persone dei potenziali donatori, a meno che non abbiano espresso parere contrario, non è molto lontano da «un obbligo di donazione di organi». Dittli ha parlato di «pesante ingerenza» nella libertà individuale, in contrasto con i valori liberali dello Stato. La conterranea Heidi Z’Graggen (Centro) ha deplorato l’enorme pressione sui congiunti, costretti a decidere in tempi brevi se acconsentire o meno a un prelievo quando il congiunto si trova ancora tra la vita e la morte. Vi è insomma il pericolo di estorcere un ‘sì’ quando la volontà della persona cara non è nota – magari è pure contraria – o non è stata espressa in modo chiaro. Sia Z’Graggen che Hannes Germann (Udc/Sh) hanno inoltre rimproverato al governo di non aver tenuto conto dell’opinione espressa dalla Commissione nazionale d’etica in materia di medicina umana, favorevole invece a dichiarazioni obbligatorie da parte dei cittadini, contattati dalle autorità, in varie fasi della loro vita.
La Svizzera è fanalino di coda in Europa in fatto di donazione di organi, un gesto altruistico che può salvare delle vite, ha affermato, tra gli altri, Marina Carobbio (Ps), stando alla quale nel 2020 sono morte 72 persone in attesa di un trapianto (alla fine del secondo semestre di quest’anno quasi 1’500 persone erano invece in lista d’attesa). Laddove vige il consenso presunto in senso stretto vi è stato effettivamente un incremento dei donatori, ha sostenuto. Con la soluzione governativa molte più persone saranno spinte a farsi avanti per esprimere la loro volontà, ha dichiarato la ‘senatrice’ ticinese.