Chi non vuole donare i propri organi dopo la morte dovrà dichiararlo formalmente da vivo, altrimenti la scelta sarà presa dai congiunti o da persona di fiducia
In Svizzera mancano organi e donatori. Per porvi rimedio il Consiglio nazionale ha adottato un cambiamento di paradigma: chi non intende donare i propri organi dopo la morte dovrà dichiararlo formalmente quando è ancora in vita. In mancanza di una dichiarazione, la facoltà di prendere una decisione andrà conferita agli stretti congiunti o a una persona di fiducia.
Negli ultimi cinque anni circa 330 persone sono morte per non aver ricevuto in tempo un organo, ha detto il relatore commissionale Philippe Nantermod (PLR/VS). La Svizzera soffre dunque di una mancanza di donatori, e ciò malgrado il fatto che la grande maggioranza della popolazione svizzera - circa l'80% - sia favorevole alla donazione di organi.
Ciò è dovuto al fatto che, attualmente, vige il sistema di consenso esplicito, nel quale gli organi vengono prelevati solo e unicamente se la persona deceduta ha espresso esplicitamente il suo benestare. Tuttavia, in oltre la metà dei casi i famigliari non conoscono la volontà del defunto, ha affermato Greta Gysin (Verdi/TI).
Per porre rimedio a questa situazione, l'ong giovanile Junior Chamber International (JCI), con il sostegno di Swisstransplant, ha depositato una iniziativa popolare denominata "Favorire la donazioni di organi e salvare vite umane" che propone l'introduzione di un nuovo modello basato sul consenso presunto "in senso stretto". Ciò significa che gli organi di una persona deceduta possono venir espiantati, a meno che quest'ultima non si opponga quando è ancora in vita.
Il Consiglio federale ha invece proposto un controprogetto indiretto - una modifica della Legge sui trapianti - basato sul modello del consenso presunto "in senso lato", per tutelare maggiormente i diritti dei famigliari, i quali potranno continuare ad avere la possibilità di rifiutare una donazione di organi se ciò corrisponde alla volontà del defunto.
In aula, l'UDC, il Centro e parte del gruppo PLR hanno seguito il Consiglio federale e bocciato l'iniziativa. L'assenza di opposizione alla donazione può essere dovuta alla mancanza di informazioni sulle norme in vigore, al fatto di essersi dimenticati di inserire il proprio nome nel registro oppure di non aver discusso dell'argomento, ha ricordato Céline Amaudruz (UDC/GE). L'assenza di opposizione non può quindi essere automaticamente equiparata a un consenso. Coinvolgere i famigliari, come previsto dal controprogetto, è invece un modo per garantire che i presunti desideri della persona vengano rispettati, ha aggiunto la ginevrina.
La donazione di organi è qualcosa di estremamente personale, ha aggiunto Christian Lohr (PPD/TG) ricordando che l'integrità della persona è protetta dalla Costituzione federale. "Il corpo umano non deve essere visto come un magazzino di pezzi di ricambio per altre persone", ha detto il turgoviese.
Gli altri parlamentari hanno invece sostenuto l'iniziativa, che è stata adottata di stretta misura con 88 voti contro 87 e 14 astenuti. Grazie al consenso presunto potremmo raddoppiare il numero di trapianti e salvare quindi un numero maggiore di vite, ha sostenuto Gysin. "Dire 'sì' all'iniziativa significa dire 'sì' alla vita!", ha aggiunto Laurence Fehlmann Rielle (PS/GE).
"La situazione attuale è insoddisfacente: la soluzione del consenso esplicito non rispecchia la volontà della maggioranza della popolazione", ha detto Beat Flach (PVL/AG). "È vero che la Costituzione protegge l'autodeterminazione e l'integrità, ma la Costituzione protegge anche la salute e la vita di coloro che sono ancora vivi", ha aggiunto Angelo Barrile (PS/ZH), tornato sui banchi del Parlamento dopo un assenza causata da un cancro.
La maggioranza dei membri di tutti i gruppi parlamentari hanno poi sostenuto il controprogetto, adottato con 150 voti contro 34 e 4 astenuti: "è una soluzione praticabile che dà una risposta al problema della mancanza di organi", ha affermato Lohr. "Permette di considerare la volontà del paziente e di rispettare la bioetica medica", ha sostenuto Christophe Clivaz (Verdi/VS).
Per Regine Sauter (PLR/ZH) la controproposta ha il vantaggio di "chiarire il ruolo dei famigliari, coinvolgendoli nella decisione". È importante considerare anche gli aspetti etici, e il controprogetto permette di farlo, ha detto Mike Egger (UDC/SG) che ha citato il caso di Lorena, una tredicenne di Ascona che ha avuto bisogno di un trapianto di cuore. "Le campagne di sensibilizzazione non hanno dato i risultati sperati, occorre quindi trovare una soluzione e il controprogetto è un buon compromesso", ha aggiunto Franz Grüter (UDC/LU).
In seno al gruppo UDC sono tuttavia emerse alcune voci critiche: "il controprogetto è illiberale e indegno poiché prende possesso del mio corpo e dei miei organi", ha sostenuto Thomas Aeschi (UDC/ZG). "Ci sarà di fatto un obbligo di donare i propri organi", ha detto Lorenzo Quadri (Lega/TI). Insomma, "il corpo non sarà di proprietà del singolo individuo ma dello Stato", ha aggiunto il ticinese.
Da notare che il popolo potrebbe anche non essere chiamato alle urne: i promotori dell'iniziativa hanno già espresso la loro disponibilità a ritirare il testo qualora il controprogetto dovesse venir adottato. La possibilità di lanciare il referendum rimane comunque garantita. Il dossier passa al Consiglio degli Stati.