Il Tribunale amministrativo grigionese in una sentenza obbliga la Società elettrica sopracenerina a cedere i suoi impianti di distribuzione al Comune
Dopo oltre due anni di attesa, il Tribunale amministrativo grigionese ha emanato una sentenza che obbliga la Società elettrica sopracenerina (Ses) a cedere i suoi impianti di distribuzione al Comune di Grono entro il 31 dicembre 2021. “La decisione dei giudici è chiara e non lascia spazio a interpretazioni di sorta”, si legge in un comunicato congiunto del Comune e di Media Mesolcina energia (Mme). Tuttavia la Ses ha la facoltà di ricorrere al Tribunale federale: se però non lo farà entro metà settembre, la sentenza crescerà in giudicato e sarà definitiva. Se ciò dovesse avverarsi, Grono cederà a sua volta le infrastrutture riscattate e le attività ad essa legate alla Mme. E questo dovrebbe portare a una riduzione delle tariffe, almeno per la popolazione che vive nella frazione Grono.
«Siamo estremamente soddisfatti, anche se dobbiamo rimanere con i piedi per terra in attesa della crescita in giudicato della sentenza», afferma a ‘laRegione’ Samuele Censi, sindaco di Grono. Una sentenza dunque ritenuta importante, soprattutto per un piccolo Comune di valle che riacquista così l’autonomia decisionale nell’ambito della distribuzione di energia elettrica. Stando al sindaco, questa decisione conferma nuovamente come le scelte del Comune di Grono in ambito energetico siano state ben ponderate e rivolte nella giusta direzione.
Ora Censi auspica che la Ses collabori con il Comune, come tra l’altro afferma anche la sentenza, per permettere il passaggio degli impianti entro i termini previsti, permettendo così di integrare l’infrastruttura rilevata nella Mme. Infatti, «ci troviamo nella situazione, penso unica in Svizzera, nella quale vi sono tre aziende che distribuiscono energia in un unico Comune». Una situazione che «deve essere risolta, perché non è corretto che un cittadino di Grono paghi tariffe diverse a dipendenza del quartiere in cui vive». Concretamente, attualmente la Ses serve la frazione di Grono, la Mme quella di Leggia e l’Azienda elettrica comunale di Cama quella di Verdabbio. Tre ex comuni che nel 2017 si erano aggregati, formando il nuovo Comune di Grono. L’intenzione era quindi quella di avere un’unica azienda elettrica responsabile della distribuzione di energia nel Comune e il primo passo era quello di riscattare gli impianti della Ses. Tuttavia, malgrado la disdetta notificata tempestivamente, la Ses si è rifiutata di cedere gli impianti al nuovo Comune. Nel mese di luglio del 2019, il Municipio di Grono si è quindi rivolto al Tribunale amministrativo per chiedere di obbligare la Ses a cedere gli impianti, come peraltro previsto dai contratti di concessione. E i giudici di Coira hanno quindi dato ragione al Comune.
Se la sentenza diventasse definitiva, mancherebbe però ancora un quartiere da integrare nella rete elettrica della Mme (istituto intercomunale costituito nel 2019 grazie alla fusione delle Aziende elettriche comunali di Soazza, Lostallo e Leggia), ovvero Verdabbio. «I contatti con Cama risalgono già a un anno fa», rileva da noi interpellato Nicola Giudicetti, presidente della Mme. «Il Comune aveva già dimostrato un serio interesse e ha in mano tutti i dati e le cifre per svolgere una seria valutazione». Insomma, «le trattative sono in corso e speriamo che anche grazie a questa sentenza la situazione si sblocchi», ridando così slancio alle discussioni per l’integrazione nella Mme pure dell’Azienda elettrica comunale di Cama, ma anche di quelle di altri Comuni interessati a perseguire l’obiettivo di Mme di razionalizzare la distribuzione di energia elettrica. «L’obiettivo è di avere un’azienda elettrica regionale che abbia anche tutte le competenze decisionali in loco, generando anche posti di lavoro in Mesolcina: dobbiamo poterci autodeterminare e non dipendere da enti esterni», sottolinea Giudicetti.
E tutto questo dovrebbe anche portare a una diminuzione delle tariffe, almeno per la popolazione del quartiere di Grono che attualmente paga fino al 20% in più, essendo servita dalla Ses. «Nella regione del Moesano – prosegue il presidente della Mme – abbiamo risorse idriche che producono energia a tariffe per noi interessanti. Non dobbiamo quindi acquistare tutta l’energia sul libero mercato. Tuttavia, per sfruttare questo atout dobbiamo avere una massa critica in crescita». Da qui l’intenzione di riscattare innanzitutto gli impianti che servono l’importante frazione di Grono e in futuro, magari, anche quelli in Calanca. «A lungo termine l’obiettivo è utilizzare le nostre risorse nell’interesse della popolazione».