Il presidente Vanni Merzari ripercorre le tappe del loro incontro e della passione per la corsa del compianto sindaco
Sino alla fine legati dallo stesso destino. Martedì prossimo, Marco Borradori avrebbe dovuto portare il 'benvenuto' della Città in occasione della conferenza stampa (rinviata di una settimana) per l'edizione 2021 della StraLugano, in programma il 28 e 29 agosto. Quel giorno sarà invece la Città, e non solo, a portargli l'ultimo accorato saluto.
Vanni Merzari, presidente della StraLugano, il sindaco lo aveva conosciuto proprio nell'ambito di questa competizione: «Era il 2013, credo fosse proprio in quegli anni che Marco Borradori abbia cominciato a correre e a partecipare alla StraLugano. Non c'è voluto molto, siamo subito entrati in sintonia anche perché per gli eventi che si tenevano in città aveva un occhio di riguardo. Ci ha sempre sostenuto e se vi era un problema cercava ogni volta di risolverlo a nostro favore. Per questo posso dire, senza ombra di dubbio, che era un amico della StraLugano».
Già la corsa: «Lo faceva sempre con piacere, amava andare fuori a correre, con il suo preparatore, in vista della maratona di New York di novembre, ci siamo sentiti qualche giorno fa. Marco aveva corso anche domenica. Strano il fatto della scelta di martedì, quando ha accusato il malore: solitamente infatti lui correva la mattina o la sera, difficile che andasse sul mezzogiorno, anche se non credo abbia influito così pesantemente sul tragico evento... Peraltro alla Tenuta Bally c'è un lungo viale all'ombra. Poteva succedere anche altrove, magari anche nel suo ufficio... Lo sport della corsa, infatti, era un mondo che lo affascinava e che ha preso fin dall'inizio con serietà sia nello studiare la giusta postura sia nei piani di allenamento confrontandosi settimanalmente con il suo preparatore».
Il sindaco-corridore alla StraLugano
Nessuna fissazione né desiderio di andare oltre i limiti: «La maratona? Non aveva l'obiettivo di terminarla. Voleva soprattutto conoscere meglio la Grande Mela, stare con gli amici, correre anche solo per una decina di chilometri affiancato da 50mila persone, ciò che rende l'evento newyorkese un evento eccezionale. Si era iscritto per l'edizione 2020, annullata poi causa pandemia, così aveva ottenuto il via libera a quella di quest'anno, per questo era molto contento».
Partecipare alla StraLugano, nel weekend di fine agosto, significava tenersi in allenamento: «Ricordo che alla partenza delle diverse edizioni dovevamo sempre andare a cercarlo fra la folla. Non voleva mai stare in prima fila, non voleva mettersi nel primo gruppo. E io, nel megafono, a dire 'Signor sindaco l'aspettiamo alla partenza...'. Gli sollecitavamo un veloce saluto, ma non voleva mai porsi in primo piano, anche se poi il trovarsi lì,fra la gente, lo faceva sempre felice in quanto si sentiva parte. In quel momento, in mezzo ad atleti e partecipanti, non era più il sindaco ma soltanto uno di loro!».
Soffiato sulle sessanta candeline, nel 2019, non ha perso l'entusiasmo, anzi: «La 'sua' corsa è sempre stata la 10 km. Avrebbe voluto scendere sotto i 50 minuti. Nell'ultima edizione mi pare di ricordare avesse registrato 51 minuti e rotti. Ne fu molto dispiaciuto e rammaricato... Al traguardo si mostrava sofferente per la fatica, ma era sempre una questione di secondi poi ritrovava subito la sua spontaneità, 'dura ma bellissima' mi diceva. Non lo dimenticheremo, tanto che abbiamo deciso di dedicargli, già a fine agosto, nell'ambito della prossima StraLugano, magari un trofeo o altro, ci stiamo riflettendo. Non parlerei però di un memorial, parola che non mi piace troppo...».