I Verdi chiedono al Consiglio di Stato di elaborarlo entro la fine di quest’anno: occorre agire anche a livello cantonale. E ribadiscono: il Pec non c’entra
“Urge assolutamente agire anche a livello di Canton Ticino per arginare gli effetti nefasti dei cambiamenti climatici”. Ragion per cui il Ticino “si doti al più presto di un Piano climatico cantonale”. I Verdi, tramite il gruppo in Gran Consiglio, rilanciano.
Stavolta lo fanno con una mozione, dopo aver sollevato il tema lo scorso febbraio con un altro atto parlamentare: un’interrogazione ("Un piano cantonale climatico per il Ticino?") stilata da Nicola Schoenenberger e sottoscritta anche da deputati di altri partiti. Interrogazione alla quale il Consiglio di Stato ha risposto in maggio, sostenendo fra l’altro che il Piano energetico cantonale (Pec) "è già di per sé un piano climatico” e ricordando che con il messaggio governativo accolto poche settimane prima dal Gran Consiglio “si è proposta una modifica delle basi legali del Pec, affinché possa diventare a tutti gli effetti il documento di riferimento della politica energetica e della politica climatica cantonale”. Ma gli ecologisti non ci stanno. Nella mozione - prima firmataria Cristina Gardenghi - ribadiscono che "è necessario che i due piani cantonali, quello energetico e quello climatico, siano distinti”. Osservano: “Nella sua missione di contrasto al surriscaldamento globale, la politica climatica non può limitarsi al settore energetico": eventualmente, aggiungono, il Pec “dovrebbe essere integrato nel Piano climatico, non il contrario”. Chiedono quindi al Consiglio di Stato di elaborare - “entro fine 2021” - un Piano climatico cantonale.
Un Piano ad hoc insomma. Che “integri gli obiettivi di riduzione delle emissioni interne vincolanti e precisi, conformemente agli impegni presi dal nostro Paese nel quadro dell’Accordo di Parigi sul clima”. Che, scrivono ancora i Verdi, “contempli e strutturi le misure di riduzione delle emissioni in tutti i settori in cui esse sono generate" e ciò "attraverso un piano di azione”. Che “preveda un piano di intervento strutturato per quanto riguarda la cattura e lo stoccaggio di emissioni di gas a effetto serra”. Che “preveda una riflessione su come affrontare le emissioni grigie” (emissioni “prodotte all’estero a causa della produzione, del trasporto e dello stoccaggio dei beni che importiamo") nei vari settori e “proponga misure concrete per la loro riduzione”. Un Piano climatico cantonale che “integri una strategia coordinata di adattamento ai cambiamenti climatici già in corso nei vari ambiti in cui sono stati identificati dei rischi”. Che “attribuisca compiti concreti ai vari settori dell’Amministrazione cantonale”. E che “definisca le incombenze delle amministrazioni comunali e degli enti di diritto pubblico (enti regionali di sviluppo, patriziati ecc.)".
La mozione è stata peraltro confezionata in un periodo meteorologicamente contraddistinto da eventi meteorologici estremi, dentro e fuori i confini cantonali e nazionali. I Verdi non hanno dubbi: un "susseguirsi" e "intensificarsi" di fenomeni,"sintomo" dei mutamenti climatici in atto. Mutamenti che costituiscono, sottolineano nell’atto parlamentare, “una delle più grandi sfide a cui la nostra società deve far fronte nel breve, medio e lungo termine”. I maggiori danni e pericoli provocati "dall’intensificarsi di fenomeni meteorologici estremi come quelli a cui stiamo assistendo in queste settimane”, annotano gli ecologisti, “sono una delle dimostrazioni più palesi, ma la lista di conseguenze soprattutto a lungo termine è ben più estesa e costituisce una reale minaccia per la popolazione attuale e futura, sia a livello locale che globale”. Tuttavia il tempo utile per agire “si assottiglia inesorabilmente: tutti gli scenari dell’Ipcc (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, ndr) indicano che se si vuole restare entro la soglia di riscaldamento globale di +1.5 °C, necessaria a contenere i danni sulla specie umana e sugli ecosistemi dai quali essa dipende, una riduzione allo zero netto delle emissioni a livello globale è necessaria entro il 2050”. Per i Verdi, il Ticino “non può sottrarsi a questa missione e deve trovare una soluzione per passare dalle attuali 1,53 milioni di tonnellate di CO2eq emesse all’anno solo all’interno dei propri confini (dato riferito al 2020) allo zero netto in meno di 30 anni”. Per questo il Cantone “deve innanzitutto accordare alla crisi climatica l’attenzione che merita, come fatto per altre minacce per popolazione ed economia (vedi misure di contrasto alla pandemia di Coronavirus), sia in termini di risorse stanziate che di elaborazione di strumenti d’azione efficaci”.
Da qui la necessità di “un Piano che ridefinisca in modo chiaro le varie tappe della riduzione delle emissioni per i vari settori, che integri le potenzialità delle soluzioni di cattura e stoccaggio delle emissioni e che coordini le varie strategie di adattamento alle nuove condizioni climatiche”. Un Piano in tal senso - evidenziano Gardenghi, Schoenenberger, Claudia Crivelli Barella, Marco Noi, Andrea Stephani e Samantha Bourgoin nella mozione - "è un elemento fondamentale di un’azione coraggiosa ed efficace di contrasto ai cambiamenti climatici ed è assolutamente indispensabile che venga istituito il più presto possibile”. Afferma Cristina Gardenghi, interpellata dalla ’Regione’: «Attendiamo la presa di posizione del Consiglio di Stato sulla mozione, anche se è assai poco probabile che nel giro di pochi mesi cambierà idea. Noi insistiamo: Piano energetico e Piano climatico, pur essendo in qualche modo legati, non sono la stessa cosa. Se il governo non vuole allestire un Piano climatico, separato dal Pec, almeno rediga un piano di coordinamento che contenga tutte quelle misure di adattamento ai cambiamenti climatici. E questo piano non è il Pec: l’adattamento ai mutamenti climatici non rientra nella politica energetica».