La capogruppo liberale radicale: 'Discutiamo di questo tavolo di lavoro, ma il sistema c'è e regge'. Aldi (Lega): 'Serve, superiamo gli steccati ideologici'
«La miglior socialità è permettere a ogni persona di realizzarsi». E prima di parlare di tavoli e incontri «guardiamo i dati: nonostante la situazione pandemica abbiamo visto sia quelli della disoccupazione, sia quelli dell’assistenza rimanere stabili. Vuol dire che la situazione per quanto preoccupante sta reggendo, grazie al buon sistema sociale ticinese». Davanti a un Ps che spinge e un Ppd che si interroga sul da farsi, la capogruppo liberale radicale Alessandra Gianella interpellata dalla ‘Regione’ richiama a «massicce dosi di realismo e concretezza». Perché «il nostro sistema sociale nel corso degli anni si è sviluppato molto, aiuta e funziona. Nel 2019 abbiamo votato una riforma sociale su diversi milioni, in più sono stati messi in campo molti aiuti dalla Confederazione e il Cantone ha deciso la prestazione ponte Covid». E su quest’ultima Gianella ha le idee in chiaro: «Dai numeri emersi le richieste pare siano veramente poche, nonostante siano stati allargati i parametri per accedervi. Questo è un dato oggettivo che mostra come la situazione sia tutto sommato stabile». Per il Plr «è fondamentale lavorare sugli strumenti adatti per reintegrare le persone nel mercato del lavoro, e sappiamo che le situazioni complicate riguardano soprattutto giovani e over50». Quegli over50 che il Ppd accusa non aver sostenuto abbastanza in Gran Consiglio. «Ma noi abbiamo promosso e sostenuto un buon compromesso – replica Gianella –, perché l’obiettivo per noi è che sia possibile tornare a lavorare ed evitare interventi troppo assistenzialisti, che portano con loro il rischio che tutto ciò vada a scapito di un vero impiego sano e duraturo, come peraltro dimostrato dalle analisi scientifiche che avevano convinto anche la sinistra».
Quindi, «se dobbiamo investire nella spesa del Dipartimento sanità e socialità, che è una di quelle più importanti, occorre fare attenzione che non vada a scapito di investimenti che potrebbero invece creare posti di lavoro». Perché, ancora una volta ribadisce Gianella, «la rete sociale c’è e tiene. Piuttosto che creare nuovi strumenti e nuovi aiuti è importante investire in tutti quei meccanismi che aiutano a uscire davvero dalle difficoltà. Ma per tornare a lavorare occorre puntare su reinserimento, formazione continua e incentivi virtuosi».
E sul tavolo sulla socialità è netta: «Qual è il suo obiettivo? Stiamo facendo tavoli su tutto. Noi di base siamo aperti a discutere, ma c’è una commissione tematica apposita in Gran Consiglio per questi temi. Prima di far partire un tavolo – sottolinea la capogruppo del Plr – l’obiettivo deve essere chiaro». Con una base di partenza altrettanto chiara, però: «È stato giusto aiutare in fase di pandemia, ma per noi sono stati aiuti limitati nel tempo e ora occorre ripartire con meno burocrazia, più flessibilità e più sostegno agli investimenti». Quindi, va da sé, «o spendiamo con spirito critico, o ci si dovrà fermare perché diventerà finanziariamente insostenibile. Con il rischio di dover finire ad alzare le imposte o a decidere tagli lineari».
Spesso i liberali vengono tacciati da sinistra di non capire i problemi delle fasce deboli e di essere una sorta di sceriffo di Nottingham. Come replica Gianella? «Noi siamo realisti. Sappiamo che ci sono problemi e quando è necessario e sensato ci siamo: la riforma sociale l’abbiamo supportata, questo progetto sugli over50 l’abbiamo supportato, quelle misure che sappiamo andranno a favorire una ripresa o un reintegrarsi avranno il nostro appoggio. Ma già c’è una grossissima voce di spesa nel sociale che spesso si vuole ulteriormente gonfiare con il rischio di cristallizzare i problemi, e non risolverli. Ed è quello che non vogliamo, consapevoli che ci sono persone in difficoltà ma che nel contempo questo Cantone è anche terra di crescita e sviluppo. La risposta è qui».
«Un tavolo sulla socialità al quale riunire i partiti, perlomeno quelli che vogliono parteciparvi, sarebbe invece oggi opportuno», risponde dal canto suo Sabrina Aldi. Un tavolo, precisa la vicecapogruppo della Lega, che «non circoscriverei alla politica sociale ma che estenderei al mercato del lavoro, un tema che per quanto riguarda in particolare gli aspetti occupazionali è comunque fortemente legato alla socialità». Oggi, osserva Aldi, «nelle commissioni parlamentari siamo alle prese con diverse proposte di vario genere formulate da questo o quel partito oppure dal Consiglio di Stato. Per finire o si accettano o non si accettano. Ma non si può più procedere così. È necessaria prima di tutto una visione d’insieme sulla politica sociale e su quella del lavoro in Ticino». Una visione d’insieme che «potrebbe scaturire da una discussione costruttiva tra le forze politiche: dunque, condivido l’idea di un tavolo di lavoro su socialità e lavoro, purché consenta di individuare in tempi brevi quattro o cinque dossier riconosciuti come importanti e prioritari, sui quali ci sono buone possibilità di trovare una convergenza». Convergenza che «si riesce a raggiungere se tutti superiamo per una volta gli steccati ideologici».
La vicecapogruppo leghista non ha dubbi: «Solo muovendoci di concerto, con la definizione di misure condivise e concretizzabili, faremo, come politici, gli interessi dei cittadini e delle cittadine di questo cantone, evitando tra l’altro sfibranti dibattiti in Gran Consiglio. Queste misure condivise e praticabili potrebbero anche costituire un piano di rilancio degno di questo nome». Che permetta «di far fronte alle eventuali conseguenze della pandemia sul piano economico, e di riflesso sul mondo del lavoro, e sul piano sociale una volta terminati gli aiuti pubblici, soprattutto quelli della Confederazione, come le indennità per lavoro ridotto, strumento introdotto per evitare i licenziamenti». Secondo Aldi «è facile asserire, alla luce dei dati statistici odierni, che la situazione sta reggendo. Ma cosa succederà quando verrà meno il sostegno dello Stato? La politica, come si suol dire, è anche lungimiranza. E allora occorre giocare d’anticipo. Anche per questo motivo è senz’altro opportuno un tavolo su socialità e lavoro».
Rileva Aldi: «È ora di risolvere una serie di problemi presenti da prima del Covid-19, ma che la pandemia rischia di acutizzare. Penso ad esempio alle difficoltà dei giovani nel trovare la prima occupazione, alla fragilità lavorativa delle donne, i cui salari sono inferiori a quelli dei colleghi uomini e i cui contratti sono i primi a essere disdetti in caso di crisi. Alludo anche ad ambiti professionali del settore terziario, alcuni privi di un contratto collettivo, nei quali certi stipendi possono andare bene ai frontalieri ma che non consentono di sicuro ai lavoratori residenti di sbarcare il lunario, da qui l’effetto sostituzione. Penso al grosso problema del calo demografico: un argomento che la sottoscritta, il popolare democratico Fiorenzo Dadò e la socialista Laura Riget hanno sollevato con un atto parlamentare, ottenendo una risposta disarmante dal Consiglio di Stato. Tant’è che ancora oggi non abbiamo capito se e quale strategia il governo abbia in mente per invertire la tendenza. Come si vede, i dossier non mancherebbero davvero».