Il capogruppo del Ppd: disposti al dialogo, ma non solo coi socialisti. Il capogruppo Ps Durisch: incontrarsi e discutere non vuol dire sposarsi
«Anche noi siamo aperti al dialogo. E non da oggi. Siamo quindi pronti a discutere con tutte quelle forze politiche che hanno sensibilità affini alle nostre. Tuttavia, non mi sento di dire che il Ppd, quando il tema è la politica sociale, debba per forza avere quale interlocutore privilegiato il Partito socialista. Del resto la nostra iniziativa a favore degli over 50 è stata sostenuta dalla Lega, ma non dal Ps. Questo, tengo a precisare, vale per la socialità come per qualsiasi altro argomento e vale per il Ps come per gli altri partiti». Da noi raggiunto, il capogruppo dei popolari democratici in Gran Consiglio Maurizio Agustoni mette i puntini sulle i dopo le considerazioni e l’invito di Ivo Durisch nell'intervista rilasciata di recente alla ‘Regione’. Manifestando preoccupazione per le conseguenze economiche e sociali della pandemia (“Potrebbero far lievitare la povertà in Ticino”), il capogruppo socialista ha dichiarato che se “Ps e Ppd unissero le forze sul tema della socialità, i numeri in parlamento cambierebbero. Pertanto troviamoci e discutiamone”.
Va bene trovarsi e parlarne, afferma Agustoni, ma, frena e puntualizza, «non può esserci un asse Ppd-Ps sulla socialità». Anche per il fattore numeri evidenziato da Durisch. «Esprimendomi in generale – riprende il capogruppo del Ppd –, per via della composizione odierna del Legislativo cantonale, ovvero per gli attuali rapporti di forza, la proposta di un partito non può passare se non ottiene il sostegno di almeno altri due gruppi parlamentari. La ricerca di convergenze – continua Agustoni – deve dunque coinvolgere almeno tre gruppi dei partiti di governo, altrimenti la proposta è destinata a naufragare. Ma al di là dell’aspetto legato ai numeri, per il Ppd sarebbe poco lungimirante agire sulla base di rapporti bilaterali esclusivi, ripeto, su qualsiasi tema. È come se in materia fiscale decidessimo di dialogare soltanto con il Plr o la Lega». Tornando alla politica sociale, non va dimenticato un altro elemento: avendo un consigliere di Stato popolare democratico e per giunta alla guida del Dipartimento sanità e socialità potrebbe essere motivo di imbarazzo per il partito imbastire una stretta collaborazione con il Ps. In altre parole, suonerebbe come una mancanza di fiducia nell’operato del ‘proprio’ ministro. «Non porrei la questione in questi termini – ribatte il responsabile dei deputati popolari democratici –. Si possono fare, e si fanno, delle proposte trasversali già nella fase della loro elaborazione, prima cioè della loro trattazione nelle commissioni del Gran Consiglio. Pensiamo ad esempio all’iniziativa parlamentare per facilitare il rimborso dell’imposta preventiva: ebbene, l’iniziativa sulla carta gode già ora dell’appoggio di tre, quattro gruppi parlamentari. C’è un consenso allargato. Non mi sembra quindi un buon metodo politico quello di ‘mendicare’ il consenso di una sola forza politica dialogando unicamente con quest’ultima ed escludendo a priori gli altri partiti che su quel dossier magari hanno una sensibilità diversa». Di più. «Se vogliamo restare alla socialità, la politica sociale in questo cantone è considerata un modello a livello federale e non mi sembra bisognosa di particolari rivoluzioni. Detto tutto questo, se i socialisti, come qualsiasi altro gruppo, chiedessero di discutere con noi di alcune proposte (anche) in ambito sociale, non ci sottrarremmo evidentemente al dialogo».
Rileva Ivo Durisch: «Non bisogna mica sposarsi, ma incontrarsi. Se riuscissimo a trovare dei dossier di convergenza dandoci come obiettivo il fare una politica sociale efficace, moderna e incisiva sarebbe un’ottima cosa». Il capogruppo del Partito socialista in Gran Consiglio è convinto che «questo sia il momento», anche perché c’è un precedente molto importante: «La prestazione ponte Covid promossa dal direttore del Dipartimento sanità e socialità De Rosa, che è Ppd, nasce da una nostra mozione. Questo vuol dire che c’è la possibilità di venire ascoltati, come c’è la possibilità di far qualcosa di buono per chi oggi sta soffrendo».
Per Durisch gli ambiti di politica sociale dove è più urgente intervenire sono due: «Il primo riguarda tutte le persone – giovani, adulti e vicine alla pensione – che a causa del cambiamento molto veloce che sta vivendo il mercato del lavoro si trovano in situazioni di precariato che sfuggono alla rete di protezione del sistema sociale attuale». Il secondo, prosegue il capogruppo socialista, «è cercare di garantire una vita dignitosa anche a coloro che sono fuori dal mercato del lavoro e in assistenza, persone che vivono una situazione non voluta e che sono in difficoltà. Oggi – riprende Durisch – queste sono condizioni dove una persona vive situazioni molto preoccupanti». Inoltre, «non dobbiamo dimenticare azioni a sostegno del ceto medio e affrontare il tema delicato ma fondamentale dei sussidi di cassa malati», dice ancora Durisch.
In un tornante della storia come quello che sta vivendo il mondo intero da un anno e mezzo, con le disuguaglianze che si allargano, la socialità non dovrebbe uscire dai campi politici della sinistra e del cristianesimo sociale per abbracciare anche gli altri partiti? La socialità non è solo una questione di sinistra. «Le carriere nel mondo del lavoro non partono più a 20 anni per finire a 65, ma sono intercorse da cambiamenti di posto di lavoro o momenti dove quel posto di lavoro nemmeno c’è», replica Durisch. E «questi cambiamenti in un modo o nell’altro espongono a situazioni di rischio un numero molto più alto di persone rispetto a quello che eravamo abituati a vedere».
Considerazione questa che porta il deputato del Ps a ritenere che «verosimilmente i momenti di difficoltà coinvolgeranno un numero sempre maggiore di persone almeno una volta nella loro vita, perciò a causa del fatto che si rischia sempre più che questo diventi un tema allargato a tutta la popolazione è chiaro che la socialità dovrebbe essere declinata anche come aiuto alle persone in momenti puntuali della loro vita, non solo un aiuto per chi non riesce». E in tal senso, prosegue il capogruppo Ps in linea, su questo punto, con Agustoni, «dovrebbe coinvolgere tutti i partiti, poiché rappresentanti in parlamento di tutta la popolazione».