Dopo l'assemblea pubblica in piazza Manzoni a Lugano, il corteo si sposta sotto casa del sindaco
Ci sono almeno 300 persone alla prima assemblea pubblica in piazza Manzoni a Lugano dopo lo sgombero e la demolizione dell’ex Macello. Un’assemblea durante la quale si sono citati l'occupazione temporanea dell’ex Vanoni di sabato sera dopo la manifestazione in piazza, considerata come una pratica dell’autogestione e “l’intervento sproporzionato” con due-tre cento agenti in tenuta antisommossa chiamati dai cantoni Romandi. Fermare l’occupazione in quel modo, è stato detto, e prenderlo come pretesto per lo sloggio dell’ex Macello “è un chiaro esempio delle politiche di questo Cantone”. Le giustificazioni dell’autorità, è stato sottolineato, non stanno in piedi: “La responsabilità è chiara”. L’assemblea ha puntato il dito contro il Consiglio di Stato e contro la Città di Lugano: “Non ci facciamo dettare i tempi delle decisioni prese dalla nostra assemblea”.
La demolizione ha distrutto la parte abitativa degli spazi, “non è stata nemmeno data la possibilità a chi aveva i suoi effetti personali di riprenderli”. Una modalità autoritaria quella dello sgombero di un luogo in cui c’erano bambini, ma soprattutto “una scelta scellerata” quella di demolire lo stabile: un esempio della violenza del sistema che “si ritorcerà contro il Municipio”, che si è spaccato. “Non si cancellano 25 anni di autogestione con le ruspe: dalle macerie il movimento rinascerà più forte di prima”. Insomma, “il Molino fuori dall’ex Macello, vivrà nelle strade e nelle piazze della città”. La prossima manifestazione è annunciata sabato 5 giugno.
Terminata l'assemblea pubblica in piazza Manzoni, i manifestanti si sono recati in corteo sotto casa del sindaco di Lugano Marco Borradori. Ad attenderli hanno trovato un dispositivo di Polizia.