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‘Undertourism’ fai da te, nuova tendenza non priva di rischi

Anche nel Locarnese viaggiatori che rifuggono la massa. Le considerazioni di Fabio Bonetti, direttore dell'Otlmv

Alla ricerca di posti tanto magici, quanto isolati (Ti-Press)
20 maggio 2021
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L'undertourism fai da te è l'ultima tendenza in fatto di viaggi. Un trend che, seppur lentamente, sta prendendo piede anche nel Locarnese e nelle valli. In sintesi, si tratta della ricerca di luoghi appartati e originali per piantare le tende, alloggiare o posteggiare il camper. Un modo di viaggiare diverso, lontano dai lidi affollati, dagli aperitivi sulla piazza più gettonata della regione o dalla movida con grandi assembramenti. L'evasione vacanziera in tempo di pandemia cerca nuove vie, originali e soprattutto il più lontano possibile dalla civiltà.

Nel Locarnese tutto ciò si traduce nel soggiorno in un rustico isolato in affitto o in una capanna alpina. Ma c'è chi si spinge oltre. Così nascono offerte originali, come il campeggio in vigna, la tenda sull'albero, la yurta in fattoria o la stalletta montana mai ristrutturata. Anche perché l'undertourism non prevede per forza le comodità della vita moderna. Ovviamente la rete ci mette del suo e su internet nascono siti che permettono di sbizzarrirsi. Si va da nomady.ch, che per la Svizzera (con alcune possibilità pure in Ticino) propone destinazioni originali, a quelli che, sulla scia di airb&b, mettono in contatto proprietari privati di camper con potenziali clienti-viaggiatori. L'importante è evitare gli stereotipi degli stessi luoghi nelle stesse date per posare in tanti selfie fotocopia. Una visione della realtà più originale, personale e, alla fine della fiera, anche più consapevole e più etica, perché può sostenere luoghi che vogliono crescere o rinascere.
Il fenomeno, tuttavia, può generare delle incognite. Per capire quali, ci siamo rivolti al direttore dell'Organizzazione turistica Lago Maggiore, Fabio Bonetti.

Il Locarnese, con le sue valli che sono uno scrigno di gioielli nascosti, ben si presta all'undertourism. Se ne sentono già gli effetti?

Questa nuova tendenza ha fatto capolino anche da noi nelle ultime due stagioni turistiche. In particolar modo legata ai camper e camperisti dell’ultima ora. La nascita di siti dedicati come nomady.ch è la prova che la tendenza è in atto. Per ora la situazione sembra essere sotto controllo. Nella regione sono state create apposite aree di sosta regolari proprio per evitare che, non trovando posto nei campeggi o nelle zone preposte, tornasse a emergere il campeggio selvaggio.

C'è il rischio che questo tipo di viaggiatore sfugga al controllo (e al pagamento delle tasse di soggiorno)?

Attualmente la legge parla chiaro: è proibito campeggiare fuori dalle aree autorizzate. Per ospitare tende, camper o simili su terreni privati va chiesta un’autorizzazione in ossequio alla legge sui campeggi e al relativo regolamento. Questo anche per quello che la legge definisce “campeggio occasionale”. Al rilascio di un’autorizzazione, il proprietario del terreno deve poi iscriversi presso l’Organizzazione turistica regionale di competenza, incassare, notificare e riversare le tasse turistiche.

Quali i pericoli se, per un tweet o per il post di un influencer di grido, un luogo appartato e delicato viene svelato, diventando nel giro di poco tempo meta di migliaia di follower? Come gestire queste situazioni?

Domanda semplice, risposta complessa. Se una volta il marketing turistico “aziendale” serio rifletteva anche sul tipo d'impatto che una determinata promozione potesse avere sul suo territorio, oggi nel giro di pochi secondi chiunque può scattare una foto o girare un breve video, “postarlo” su un canale social alla ricerca di like e il gioco è fatto, nel bene e nel male. Poi è come un virus ed è difficile correre ai ripari. In questo specifico contesto non possiamo che fare affidamento sulla sensibilità di chi pratica questo nuovo tipo di turismo sostenibile e attento al territorio. Dovrebbero infatti essere i primi a voler tutelare questi angoli segreti e intatti. Il nostro settore marketing è ben cosciente di questo ed è particolarmente attento a cosa e come promuovere il territorio da un punto di vista turistico. Quindi si propone una variegata paletta di attrazioni e questo aiuta a diluire i flussi.

Come evitare che l'undertourism porti una presenza umana, magari ingombrante dal punto di vista dell'impatto ecologico, in ambienti delicati? Oppure, proprio per le sue caratteristiche, può essere visto come un'opportunità ideale per promuovere il turismo sostenibile?

Il turismo sostenibile è il futuro. La sensibilità in questo contesto aumenterà sempre di più specialmente tra le nuove generazioni. La nostra destinazione e il Ticino tutto dovrà profilarsi in quest’ottica puntando sul turismo sostenibile attento alla natura, al benessere suo e del luogo che ha scelto di visitare con rispetto. Rispetto per il territorio, per la popolazione residente, per le sue tradizioni. Solo in quel momento avremo un turismo sostenibile a 360 gradi a favore di tutti. In quest’ottica sia i centri che le nostre valli potrebbero trarne beneficio sia a livello d’immagine che d'indotto economico. Il settore turistico ticinese sta lavorando in questo senso.

Si può pensare di regolamentare l'undertourism, ponendo dei limiti e facendolo rientrare in qualche modo nei margini di un turismo più tradizionale e codificato?

Per quello che riguarda l’alloggio (camper, tende, eccetera) il settore è codificato. Il turismo “tradizionale”, col tempo, si trasformerà in quello sostenibile da un punto di vista etico, ecologico ed economico. Questo non significa che disdegnerà i grandi eventi, l’enogastronomia, la balneazione… Ma lo farà prestando maggior attenzione alla sua impronta ecologica. D'altronde sta già accadendo, prodotti a chilometro zero, eventi che pongono sempre maggior attenzione alle emissioni (pensiamo al Festival del Film partner di myclimate) e cura del territorio, solo per citare alcune situazioni che diverranno vieppiù comuni. Ma ci vuole tempo e l’impegno di tutti.