Confine

'Una zona franca di 40 km attraverso la frontiera'

È la proposta che compare nell'ordine del giorno firmato dal deputato varesino leghista Matteo Bianchi

(Ti Press)
24 aprile 2021
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Una fascia di 20 chilometri al di qua e al di là della frontiera, per un totale complessivo di 40 chilometri, che consenta la mobilità nelle aree di confine. È la proposta contenuta nell'ordine del giorno di cui è primo firmatario il deputato varesino Matteo Bianchi (Lega) che, in concomitanza con l’inclusione nella fascia gialla di tutte le regioni confinanti con la Svizzera, chiede al Governo l'istituzione d‘una tale “zona franca” per agevolare le esigenze dei residenti e lavoratori ticinesi e lombardi nelle zone di confine.

"È oltremodo penalizzante chiedere ai residenti in Canton Ticino in prossimità delle dogane di sottoporsi a quarantena e tampone per venire in Italia" afferma Bianchi. "Vuol dire uccidere totalmente l’interazione economica e sociale, separata dal confine lieve a cui eravamo abituati''. Il parlamentare varesino aggiunge poi che "dal Governo hanno mostrato sensibilità al tema, il quale è diffuso su tutto il confine nazionale dell’arco alpino''.

L'esame della proposta figura nel programma della seduta della Camera dei deputati di martedì 27 aprile. Sullo stesso tema è tornato il senatore – anch’esso varesino – Alessandro Alfieri (Partito democratico) il quale, in attesa del certificato vaccinale per consentire gli spostamenti nelle aree di confine, ha proposto una soluzione provvisoria che preveda il via libera all'ingresso in Italia a fronte di una certificazione che dimostri o l'avvenuta vaccinazione, o di essere guariti dal Covid, oppure ancora di aver effettuato un tampone con esito negativo nelle quarantotto ore precedenti.

''Con alcuni colleghi abbiamo chiesto al Governo di allineare questa parte dell'ordinanza alla normativa italiana legata al passaggio tra regioni di colore differente", spiega Alfieri. "Ciò significherebbe, al netto dei tempi tecnici dei ministeri, avere una soluzione transitoria che permetta alle zone italiane di confine di tornare a respirare''. In base al principio di reciprocità, "al via libera del ritorno degli svizzeri, ticinesi in primis, nei comuni lombardi di confine, si riaprirebbero le porte agli italiani in Svizzera".