Zurigo, Basilea e Ginevra fanno pressione alla Confederazione per prevedere un sostegno fisso agli operatori culturali colpiti dalla pandemia.
Un sostegno forfettario agli operatori culturali al posto delle attuali indennità e aiuti: è un’idea che, seppur con alcune importanti differenze che vedremo, unisce i Cantoni di Zurigo, Basilea e Ginevra; i primi due hanno già implementato queste misure, il terzo, forte anche di due pareri giuridici sul caso zurighese, ha annunciato ieri di stare valutando questa possibilità.
Cosa significa, in concreto? Innanzitutto meno burocrazia. Il Canton Zurigo, nel suo comunicato di qualche giorno fa, quantifica il risparmio di tempo della nuova procedura cantonale: un’ora contro le cinque necessarie per compilare la domanda in base all’ordinanza federale Covid cultura. Anche Basilea Città, che ha già implementato questa misura a febbraio, parla di un minore carico sia per il richiedente sia per l’amministrazione cantonale. Questa forma di aiuto, inoltre, aiuta maggiormente alcuni operatori culturali la cui situazione lavorativa atipica non è adeguatamente riconosciuta dalle norme attuali, fornendo un aiuto di base senza dover necessariamente dimostrare il mancato guadagno: 3840 franchi per tre mesi a Zurigo (ma fino a un massimo di 9000 franchi e dedotti le eventuali entrate); 98 franchi al giorno per sei mesi a Basilea, ma senza deduzioni dei redditi effettivi; Ginevra al momento non ha fornito cifre.
In poche parole, un operatore culturale attualmente deve rivolgersi all’Avs per le indennità di perdita di guadagno e poi, in base a quanto ricevuto, al Cantone per le indennità Covid, portando i contratti annullati o la perdita di guadagno rispetto alla media dei due anni precedenti. A Basilea e Zurigo invece basta una richiesta unica.
L’eccessiva burocrazia e le difficoltà di alcune figure professionali sono aspetti già denunciati dalla Taskforce Culture, gruppo che riunisce le associazioni professioniste e amatoriali culturali svizzere. La proposta di un aiuto forfettario – ci spiega Cristina Galbiati di t. professionisti dello spettacolo Svizzera – l’ha inizialmente lanciata Zurigo, ma all’interno dell’ordinanza Covid cultura e quindi con una parte dei fondi coperti dalla Confederazione. Confederazione che però non ne ha voluto sapere: così Basilea ha attuato una propria interamente finanziata dal Cantone tramite un Fondo per la lotta alla disoccupazione. Anche il nuovo strumento di sostegno di Zurigo è interamente a carico del Cantone, tramite accantonamenti che il governo aveva effettuato per sostenere la cultura.
C’è tuttavia un’importante differenza: mentre il sostegno forfettario di Basilea è per tutti i lavoratori culturali, la misura introdotta a Zurigo è limitata agli indipendenti. Lasciando quindi fuori chi invece ha contratti da dipendente ma a tempo determinato e con diversi datori di lavoro, una situazione di fatto paragonabile a quella di un indipendente: «In ambito culturale sono molti in questa situazione, sia in Ticino sia nella Svizzera francese ed evidentemente anche a Zurigo visto che diversi artisti si sono lamentati: un modello che vorrebbe essere virtuoso, su questo aspetto non è del tutto equo» spiega Galbiati.
Il Canton Zurigo ha inoltre commissionato due perizie giuridiche sulla compatibilità di un aiuto forfettario con l’ordinanza Covid cultura. Parere sostanzialmente positivo: si tratterebbe di far poche modifiche per sciogliere alcune ambiguità e questo aiuto forfettario rientrerebbe nell’ordinanza e sarebbe quindi in parte finanziata dalla Confederazione. “Il Cantone di Zurigo è felice di contribuire con la sua esperienza allo sviluppo di un nuovo modello forfettario” si legge nel comunicato: queste misure hanno verosimilmente anche lo scopo fare pressioni sul Consiglio federale.
L’idea di un sostegno forfettario non convince invece il Ticino: Raffaella Castagnola, direttrice della Divisione della cultura e degli studi universitari, ci spiega che il Cantone non ha al momento intenzione di implementare una simile misura. «Questo modello non è stato approvato dalla Confederazione, l’autorizzazione attuale è più un “fate come volete” il che significa che i forfait che dà Zurigo li paga Zurigo, ma noi questo ragionamento non lo possiamo fare perché non vogliamo penalizzare l’ordinario». Attualmente i contributi Covid cultura sono pagati metà dalla Confederazione e metà dal Cantone tramite il Fondo Graziano Papa e solo in pochi casi eccezionali tramite il Fondo Swisslos che viene mantenuto per il sostegno ordinario alla cultura. Introdurre un aiuto forfettario senza contributi federali intaccherebbe queste risorse, ribadisce Castagnola.
Ci si muove quindi all’interno dell’ordinanza Covid cultura, cercando di venire il più possibile incontro al mondo culturale. «Abbiamo fatto incontri con le associazioni di settore proprio per spiegare le procedure, e questo sia con la prima che con la seconda ordinanza, insistendo anche molto sulle nuove opportunità dei progetti di riqualificazione». Per quanto riguarda la burocrazia, «noi siamo molto veloci, poi è chiaro che i formulari vanno compilati bene e devono essere completi, poi cerchiamo di andare incontro e non pretendiamo un contratto firmato come in banca, ma almeno una mail che possa provare un mancato ingaggio sì».
Ci sono poi situazioni che è difficile andare a coprire: «Se uno è pagato in nero è chiaramente penalizzato perché non può esibire prove del mancato guadagno; questo aspetto è venuto fuori in qualche occasione, ma speriamo possa diventare l’occasione per pretendere maggiori tutele» conclude Castagnola.
«In generale in Ticino le compensazioni funzionano abbastanza bene» ci conferma Cristina Galbiati. «Al Decs hanno nominato fin da subito un referente specifico e c’è l’impegno di comprendere le specificità delle diverse realtà culturali. Quello che è spesso complicato è l’integrazione tra le diverse misure federali che seguono criteri diversi: per questo a livello nazionale si sta chiedendo di trovare modi per semplificare le diverse procedure».