La Cooperativa Vivere Lambertenghi si aggiudica il concorso per costruire nell'omonimo quartiere un edificio di sette piani con venticinque appartamenti
Venticinque appartamenti a pigione moderata, spazi per attività commerciali e di artigianato, un centro diurno per anziani, un bar, un asilo nido e un giardino condominiale aperto agli abitanti del quartiere. L'aspetto non è ancora noto, ma i contenuti dello stabile che dovrebbe sorgere in via Lambertenghi 3 a Lugano sono questi. Il condizionale è ancora d'obbligo, in quanto l'ultima parola spetterà al Consiglio comunale, ma oggi è stato compiuto un significativo passo avanti: il Municipio ha proclamato il vincitore del concorso per l'assegnazione del diritto di superficie per sé stante e permanente del suddetto terreno comunale. Ad aggiudicarselo è la Cooperativa Vivere Lambertenghi: un ente di pubblica utilità costituito appositamente l'ottobre scorso su iniziativa del sindacato Ocst, dell'associazione GenerazionePiù e da privati “interessati al tema degli alloggi a pigione moderata a Lugano”, indica la Città in una nota.
L'esecutivo, sulla base del parere espresso dal gruppo di lavoro incaricato di valutare le offerte, ha valutato criteri architettonici, socioeconomici e ambientali. Da quest'ultimo punto di vista gli standard energetici e l'attenzione alla riduzione degli sprechi dovranno essere infatti elevati. Il progetto prevede l'utilizzo di materiali ecosostenibili, un impianto di riscaldamento con sistema a pompa di calore con captazione dell'acqua di falda, pannelli fotovoltaici e collettori solari. Ma come mai Vivere Lambertenghi ha prevalso sul progetto presentato da Pro Senectute? «Le ragioni sono diverse. L'obiettivo della cooperativa è più mirato su quello che chiediamo noi, cioè un quartiere intergenerazionale con contenuti al pianterreno che ben si inseriscono nel contesto – spiega la capodicastero Immobili Cristina Zanini Barzaghi –. Il progetto di Pro Senectute è prevalentemente rivolto alle persone anziane». Ma il fattore decisivo si è rivelato essere di natura logistico-architettonica: «L'Ocst è confinante al comparto interessato e quindi c'è la possibilità di riqualificare tutto il comparto, oltre al mappale del progetto. Si potranno ad esempio togliere dei posteggi attualmente a cielo aperto, creando così un giardino più grande». E mentre la Cooperativa vincente dovrà ora pensare al concorso d'architettura, la Città dovrà preparare due messaggi: uno inerente al concorso da portare in Consiglio comunale e poi un credito per smantellare quel che si trova attualmente sul sedime: una tettoia di carpenteria vecchia di circa 400 metri quadri che veniva utilizzata dalle Arl come deposito, oggi usata invece come parcheggio. «Dovrà far spazio alla cooperativa, ma a me piacerebbe recuperarla – svela la municipale –, magari spostandola per farne un mercato coperto».
E in giornata è arrivata anche la presa di posizione di Vivere Lambertenghi, soddisfatta evidentemente per la scelta di Palazzo Civico. «Siamo contenti in particolar modo di poter ampliare il concetto di intergenerazionalità che già attuiamo nelle adiacenze» ci dice Marco Treichler, copresidente della Cooperativa. A parte il sindacato Ocst, lì si trovano infatti anche il centro diurno e il segretariato cantonale dell'ente no profit rivolto agli over 60 GenerazionePiù, come pure l'asilo nido Piccoli Passi destinati ai bambini fino ai tre anni. «Grazie al nuovo edificio potremo sviluppare in modo più funzionale questi servizi – si augura Treichler –. Il centro diurno in particolare verrà potenziato, diventando un perno dove sarà possibile rivolgersi per diverse esigenze». Ma la vera notizia, che potrebbe avere un effetto positivo sulla possibilità che Pro Senectute inoltri ricorso, è che «quando abbiamo saputo che l'altro concorrente erano loro, un ente con il quale lavoriamo a stretto contatto, abbiamo segnalato loro la disponibilità di congiungere determinate parti dei due progetti. C'è quest'apertura, bisogna vedere come si riesce a concretizzare».
Il messaggio municipale prevederà un diritto di superficie per sé stante e permanente per la durata di cinquantatré anni prolungabili, con un canone annuale fissato a 40'180 franchi, mentre – sebbene manchi ancora un progetto di dettaglio – per gli affitti mensili dei singoli appartamenti la forchetta dovrebbe essere fra i 775 franchi circa per quelli da due locali fino ai 1'410 circa per quelli da cinque. Questo perché l'affitto medio annuo per metro quadrato è stimato in 169 franchi: in linea con il costo degli altri stabili della Città ma 50 franchi circa meno della media luganese globale. Buone notizie per chi ha necessità finanziarie, ma il fatto di aver messo paletti così rigorosi nel concorso si è rivelato in parte un boomerang. «Uno dei problemi che abbiamo riscontrato in questo concorso, ed è il motivo principale per il quale i concorrenti sono stati solo due alla fine, è che il Municipio ha voluto espressamente che fossero alloggi con affitti a pigione moderata e con il vincolo del rispetto del Regolamento di attribuzione degli alloggi a pigione moderata della Città, che pone un limite di reddito agli inquilini. Questo vincolo ha portato però anche a una critica da parte dell'Associazione svizzera delle cooperative, che ha sottolineato come sia molto difficile per dei privati, tutti con redditi modesti, associarsi per costituire appunto una cooperativa e ottenere i finanziamenti in banca». La cooperativa vincente «riesce anche a partire perché hanno le spalle solide con degli enti dietro. Ma per il futuro dobbiamo però incentivare le cooperative che partano dal basso».
Allargando il discorso, il progetto di Lambertenghi è una delle principali tappe della strategia dell'alloggio della Città, presentata nel 2019, e che contempla progetti simili in altri cinque comparti: l'ex Ptt di Viganello, le case del '48 e del '64 di via Trevano e via Torricelli, il comparto di via al Chioso dietro all'Ospedale Italiano, gli edifici a Cassarate dove si trovano la direzione dell'Istituto scolastico comunale e la sede di Hospice e il comparto ex Spohr di Pregassona. «Il prossimo dossier sul quale desideriamo chinarci è l'ex Spohr – preannuncia Zanini Barzaghi –. Sulla base di quest'esperienza vogliamo vedere che tipo di proposta fare. Non abbiamo ancora scelto un indirizzo, ma mi piacerebbe che fosse un concorso aperto soltanto a cooperative ma senza paletti così stretti relativi agli affitti». Intanto, il legislativo l'anno scorso ha pure approvato il credito quadro da undici milioni di franchi per la ristrutturazione degli stabili abitativi pubblici esistenti: «siamo già partiti con alcuni appalti e progettazioni».