Dopo 40 anni d'attività, il bocciodromo Le Gaggiole non c'è più. Con lui viene a mancare un significativo luogo d'incontro e aggregazione
È calato il silenzio nello storico bocciodromo Le Gaggiole di Gordola. Dei suoi quarant’anni di attività non resteranno che i ricordi dei tanti che lo hanno frequentato, chi per competizioni a vari livelli, chi per partite tra amici, chi semplicemente per trascorrere del tempo in compagnia. La chiusura della struttura è stata disposta dagli attuali proprietari del sedime che verosimilmente hanno altri piani per l’area. La decisione è solo l’ultima in ordine di tempo a inserirsi in una tendenza che negli anni recenti ha portato alla demolizione di diversi viali di bocce in quanto considerati poco redditizi.
La storia del bocciodromo Le Gaggiole ha inizio alla fine anni 70 grazie alla passione dei soci fondatori della Società Bocciofila Verzaschese che, desiderosi di creare una sede per le proprie attività, hanno trovato la disponibilità dell’allora proprietario del terreno di Gordola su cui poi l’edificio ha visto la luce. «Erano i tempi in cui il mondo delle bocce conosceva uno sviluppo importante. C’erano tantissimi bocciodromi presso i grotti e le varie osterie della regione, ma la Società sentiva il bisogno di creare un’infrastruttura chiusa, con due viali, che potesse garantire il gioco anche nei mesi più freddi». A raccontare di quel periodo d’oro è Gianni Gnesa, presidente della Società bocciofila Verzaschese da un anno, ma giocatore fin da quando era bambino, nonché in passato membro e cassiere della Federazione ticinese di bocce e di quella di Locarno. «C’era un gran movimento intorno a questo luogo, spesso si dovevano attendere ore per fare la prima partita».
L’intenzione della Società è stata fin dai suoi esordi quella di divulgare il gioco delle bocce sia come sport competitivo che come semplice passatempo. In particolar modo la dimensione aggregativa è una caratteristica che il presidente mette in evidenza con orgoglio. «Il nostro bocciodromo è stato qualcosa in più di una infrastruttura sportiva. Grazie all’ottima gestione di Fausta Molteni, si è sempre presentato come un luogo d’incontro e di socializzazione, conosciuto da tutti gli appassionati del cantone. I frequentatori ne apprezzavano l’ambiente caloroso, tradizionale e semplice. E l’allegria, anche durante le molte feste». Saranno dunque in tanti a rimpiangerlo, dalla trentina di tesserati, ai gruppi di svizzero tedeschi che regolarmente si recavano a Gordola per trascorrervi il pomeriggio a giocare, fino agli anziani patiti delle carte e chi di passaggio si fermava per fare quattro chiacchiere.
«Quello che fa più male – spiega Gnesa – è che tutto sia finito di colpo durante la pandemia, senza la possibilità di ritrovarci un’ultima volta a festeggiare la nostra presenza in questo luogo durante tanti anni. Anche se aprissimo una nuova sede, non sarebbe lo stesso». A questo proposito la Società si sta adoperando per trovare una soluzione che permetta di continuare le proprie attività. «Non è facile, perché le nostre risorse finanziarie sono molto limitate e quindi senza l’aiuto di un ente pubblico o di privati che hanno a cuore questo movimento è molto difficile realizzare qualcosa. Allo stato attuale abbiamo instaurato dei contatti per trovare un luogo nel Locarnese dove poter edificare una struttura con almeno due viali coperti che possa garantire il gioco delle bocce 365 giorni all’anno».
Come detto, a rimanere senza tetto non è stata unicamente la Società Verzaschese. «Ci sono altre realtà in difficoltà, penso alla Società Stella di Locarno, la più importante a livello di giocatori attivi nelle competizioni, che si è trovata anch’essa senza più una struttura e che provvisoriamente sta usufruendo del bocciodromo di Solduno che però è scoperto». Oggi, nel Locarnese, gli unici bocciodromi al chiuso sono quello di Losone e quello di Brissago, entrambi con un viale, mentre in Vallemaggia si trova quello di Cavergno, l’unico con due viali coperti, che però risulta piuttosto discosto per le società legate al centro urbano di Locarno. «Una nuova struttura è indispensabile», commenta il presidente.
Ma qual è lo stato di salute del movimento bocciofilo alle nostre latitudini? «Negli anni c’è stata una riduzione dell’attività a livello cantonale e regionale e l’abbiamo subita anche noi come Società, ma sono ancora molti i soci attivi e gli appassionati che si trovano regolarmente a giocare a bocce. È anche vero che è in corso un innalzamento dell’età media». Un andamento che si sta cercando di modificare. «La Federazione ticinese di bocce come pure le varie società cantonali si stanno impegnando a promuovere l’attività a livello di movimento giovanile, ad esempio proponendo scuole di bocce durante i periodi estivi e facendo informazione. La vasta scelta attuale di sport per i giovani ha effettivamente messo il gioco delle bocce in una situazione concorrenziale e non privilegiata rispetto ad altre attività, ma non possiamo dire che manchi l’interesse. Proprio dal bocciodromo delle Gaggiole sono usciti dei giovani che oggi siedono nei quadri a livello nazionale, quindi il loro talento consolida il valore di questo gioco e può fungere da esempio per tanti ragazzi. Che sia un’attività rivolta solo agli anziani è un mito da sfatare». La situazione non è facile, ma le forze in campo per cercare di salvaguardare questa tradizione non mancano. «Sono convinto possa rimanere uno sport come tanti altri in grado di appassionare tutte le fasce d’età. E che avrà ancora da dire la sua nei prossimi anni».