Il presidente di GaastroTicino chiede aiuti a fondo perso e una soluzione seria per gli affitti commerciali
«La ristorazione, fin dall’inizio della pandemia, è continuamente penalizzata. Da martedì bar e ristoranti chiuderanno per un mese, mentre altri ambiti con potenziali assembramenti - penso ai centri commerciali e ai trasporti pubblici - potranno tranquillamente continuare a lavorare. Questo lo trovo ingiusto». Massimo Suter, presidente di GrasroTicino, è perentorio sul lockdown mirato al solo settore dell’intrattenimento e della cultura. Con gli esercizi pubblici, chiuderanno anche i musei, le biblioteche, le strutture e impianti sportivi, zoo e altre strutture ricreative per il tempo libero. «Sarebbe stato meglio un lockdown generalizzato come la scorsa primavera con i soli negozi alimentari e le farmacie aperte», continua Suter. «Non sono un esperto, ma se sono gli assembramenti ad aumentare il rischio dei contagi, non capisco perché dobbiamo chiudere solo noi», aggiunge il presidente di GrastroTicino. Il consiglio federale ha però promesso aiuti per i lavoratori dei settori più colpiti. «Aiuti che sono in previsione, ma non ancora deliberati. Sono stati annunciati aiuti per i lavoratori con un reddito basso, e questo va benissimo. Anche il sostegno per gli apprendisti è lodevole come pure eventuali aiuti in base alla cifra d’affari perduta». Rimane il nervo scoperto degli affitti commerciali. «Siamo dispiaciuti che la legge proposta dallo stesso parlamento sulla questione affitti sia stata bocciata. È una questione che si trascina dalla scorsa primavera. L’affitto dei locali è un costo vivo e fisso importante pari a circa il 30% della cifra d’affari. A livello nazionale l’importo in gioco è di circa 600-700 milioni di franchi al mese», precisa ancora Suter che ora chiede, a nome della categoria, sussidi pubblici a fondo perso. «Non è indebitando ulteriormente gli imprenditori che si risolvono i problemi», afferma. Sulla possibilità di riorientare momentaneamente l’attività sul cibo da asporto Suter è chiaro: «Ci saranno dei ristoratori che si ingegneranno per garantire comunque un servizio ai loro clienti, ma questo non compenserà il crollo dei ricavi».
Anche Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio del Cantone Ticino, è scettico su una chiusura valida per un solo settore. «È però positivo che il resto dell’economia possa continuare a operare con tutte le accortezze e le misure igieniche richieste dalla situazione».