Dopo le istituzioni, le audizioni hanno dato voce alle due parti contendenti. Ultimi atti in vista del rapporto sul Puc
Dire che il destino di Valera terrà (ancora) banco alle prossime elezioni comunali, qui nel Mendrisiotto, è essere facili profeti. Questa volta, però, ad arricchire il dibattito ci sarà, con tutta probabilità, anche la rotta indicata dal Gran consiglio sul futuro dei circa 190mila metri quadrati che si estendono fra Rancate, Genestrerio e Ligornetto. Entro aprile, infatti, si dovrebbe sapere se il Puc, il Piano di utilizzazione cantonale, che imprime una svolta verde al comparto, avrà superato (tutto intero) l'esame parlamentare. All'interno della Commissione ambiente, territorio ed energia presieduta da Henrik Bang, le intenzioni sono quelle di tirare le somme per l'inizio dell'anno prossimo. Del resto, i commissari si sono messi di buona lena a esaminare il dossier. Dopo aver incontrato, a inizio novembre, i responsabili del Dipartimento del territorio (Dt) e una delegazione del Municipio di Mendrisio - quindi le istituzioni -, una settimana fa si sono visti a tu per tu con le due parti contendenti. Ovvero, da un lato Unione contadini ticinesi e 'Cittadini per il territorio', dall'altro eredi e rappresentati dei due maggiori proprietari della zona. Le audizioni hanno sgombrato il campo da dubbi e interrogativi? Non del tutto, non ancora almeno.
Come la pensano ambientalisti e agricoltori lo si sa da tempo. Nel 2012 sono stati loro, d'altro canto, a lanciare la petizione che ha saputo raccogliere 6'800 firme e che ha messo sul tavolo una richiesta precisa: restituire Valera all'agricoltura e allo svago. Un obiettivo che il presidente dell'Unione contadini ticinesi Omar Pedrini e uno dei coordinatori dei 'Cittadini' Ivo Durisch hanno ribadito con convinzione, aderendo in toto al Puc. Oggi, hanno fato capire, occorre salvaguardare ciò che rimane della Campagna Adorna. «Non dimentichiamo - fa memoria Durisch - che questo comparto è parte integrante della fascia verde che dal Monte San Giorgio e attraverso la Campagna Adorna si estende sino alla Valle della Motta e al Parco della Spina verde - che include la collina del Penz a Chiasso, ndr -. Si tratta di un elemento cruciale e da due punti di vista: il primo riguarda la tutela delle zone, il secondo il paesaggio».
Da qui l'importanza strategica di Valera e il suo ritorno alle origini? «Questo triangolo di territorio che si incunea nella zona agricola, se venisse edificato porterebbe alla distruzione di tutto l'ecosistema circostante. Senza dimenticare che dal profilo del paesaggio questa è l'ultima area libera del Mendrisiotto», rilancia Durisch.
Uno sguardo, quello naturalistico, che interseca la difesa del territorio agricolo. Non a caso i 'Cittadini' si sono ritrovati sulla stessa lunghezza d'onda degli agricoltori. A dire la loro, giovedì scorso, ai commissari sono stati anche Omar Pedrini, presidente dell'Unione contadini ticinesi, e il presidente della Società agricola del Mendrisiotto Pier-Luigi Jelmini. D'altra parte, restituire terra all'attività agricola, di fatto, risulta essere in controtendenza rispetto all'erosione di superfici al Primario in atto da tempo. «Siamo più che favorevoli e contenti di fronte al recupero di qualsiasi metro quadro in più al settore agricolo - ribadisce a 'laRegione' Omar Pedrini -. Se c'è un punto del Puc su cui discutere è semmai quello che vincola i coltivatori a non usare prodotti fitosanitari, ma questo è un altro capitolo».
Tutte argomentazioni chiare, dunque, quelle dei fautori di una Valera verde. Non lo sono da meno le rivendicazioni dei proprietari, che anche davanti ai commissari hanno elencato le loro motivazioni. E qui i deputati se la dovranno vedere pure con gli aspetti giuridici che, inevitabilmente, entrano in campo. Chi in zona possiede le maggiori superfici non ha fatto altro che confermare la volontà di essere risarcito: la dice lunga la richiesta di indennizzo da oltre 120 milioni di franchi recapitata al Municipio di Mendrisio. Già lo si è capito in questi anni, un ricorso dopo l'altro, che i proprietari non ci sentono di veder pagare i loro appezzamenti come agricoli - quindi a circa 10 franchi al metro quadro -, calcoli alla mano. Anche se, da nostre informazioni, avrebbero aperto la strada a una contrattazione. Certo sempre che lo Stato sia pronto ad andare loro incontro. E qui le ragioni dei privati si scontrano con le convinzioni del Dipartimento del territorio che, forte delle sentenze già pronunciate dai tribunali - tra queste quella dell'Alta Corte nel giugno del 2019 -, ribadisce dal canto suo l'esistenza di un vuoto edificatorio che rende non edificabili i terreni all'interno di quel perimetro.
Per venirne a capo i co-relatori del rapporto commissionale sul Puc, Giovanni Berardi e Stefano Tonini, hanno deciso di andare a fondo della questione e di chiarire il quadro giuridico. Di conseguenza saranno consultati i legali del Dt, coinvolgendo un rappresentante per ogni forza politica nel segno della trasparenza. Ciò permetterà di restituire, altresì, gli scenari e gli ostacoli possibili sul cammino del Piano prima di firmare il rapporto. La decisione finale, però, sarà propria alle istituzioni. Come ha già sottolineato il presidente Bang a 'laRegione', la Commissione non è un tribunale, la sua sarà una scelta politica.