Mendrisiotto

Mendrisio: per Valera adesso arriva il Puc

Il Cantone firma il Piano di utilizzazione cantonale. Confermata la rotta: largo all'agricoltura, basta inerti

Cambiati i paradigmi (Ti-Press)
30 marzo 2020
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Tre lettere, un acronimo, Puc, ma per il Comparto di Valera segnano uno spartiacque. Il Piano di utilizzazione cantonale tanto invocato e dibattuto oggi è lì, nero su bianco, nella trentina di pagine che il Consiglio di Stato ha vergato il 13 marzo scorso. Il documento oltre a sancire lo statuto futuro di questi 160mila metri quadrati ritagliati sul territorio di Mendrisio - fra Rancate, Genestrerio e Ligornetto - e attraversati dal fiume Laveggio, restituisce le risorse finanziarie - si parla di quasi 17 milioni di franchi - per concretizzare la riconversione dell'area. Costi che, rassicura il governo (all'indirizzo della Città), saranno coperti per intero dal Cantone. I punti cardinali che hanno guidato sin qui il Cantone nel progetto di ridisegnare il profilo della zona sono, d'altra parte, la volontà popolare - espressa più volte e a più livelli, non ultima la petizione per restituire Valera all'agricoltura -, le nuove linee guida legislative - rafforzate anche da sentenze di Tribunali -, le esigenze del mondo agricolo - impoverito di territorio coltivabile - e gli obiettivi delle istituzioni. E qui si inserisce il vero e proprio "cambio di paradigma nello sviluppo territoriale", dichiarato fin dalle prime battute del Puc. Di fatto, si motiva, "un atto dovuto a una regione, il Mendrisiotto, che negli ultimi decenni ha conosciuto scompensi importanti a scapito di aree verdi e agricole".

Parola chiave: 'ripensare'

Ecco che la parola chiave, una volta di più, è 'ripensamento': quello sul rapporto fra le aree 'occupate' e le aree libere. Del resto, pianificare Valera oggi, agli occhi del governo, significa dare "concretezza a questi principi di difesa e di valorizzazione del paesaggio" a mo' di "esempio". Ridare una valenza agricola anche ai terreni in passato destinati a fare posto ai grandi serbatoi per lo stoccaggio e la distribuzione di idrocarburi - smantellati nel 2007 - è parte di questa strategia. Non a caso ci si prefigge di reintegrare 8 ettari quali Sac, adatti alla produzione di beni alimentari. Aprendo altresì la strada a un'agricoltura sostenibile e, nel solco della mozione firmata dal deputato Massimiliano Robbiani (Lega), senza (o quasi) l'uso di prodotti fitosanitari.

Così, forte della Legge federale sulla pianificazione del territorio - votata dal popolo nel marzo del 2013 -, il Dipartimento del territorio guidato da Claudio Zali prima e il CdS poi, hanno deciso di colmare il vuoto pianificatorio esistente con dei contenuti (agricoli e paesaggistici, quindi non edificatori) ben precisi; abbandonando in via definitiva l'idea di fare di Valera un altro polo economico cantonale. D'altro canto, il lessico ancorato a due Programmi di agglomerato (di seconda e terza generazione) è netto: "La nuova destinazione dell’area contempla la riqualifica in termini naturalistici, agricoli e ricreativi, relazionata al corso d’acqua del Laveggio che lo attraversa”.

Ai proprietari si risponde 'picche'

Depositato il Puc e avviata, giusto un anno fa, la consultazione pubblica, piani e rapporti hanno riaperto la discussione che da anni vedeva, in particolare, contrapposti le istituzioni (cantonali ma pure comunali) e i due maggiori proprietari privati presenti nel comparto. Diciassette, in totale, le osservazioni recapitate al Cantone e che in gran parte, "seppur con alcune richieste e prese di posizioni puntuali, attestano del complessivo sostegno su cui può contare il progetto di Puc, sia in termini di obiettivi, sia di misure". Come prevedibile, la sola contestazione, dettata da "motivi formali e di
contenuto", è stata presentata dei proprietari fondiari "interessati dalle misure di ripristino del territorio agricolo". Dt e governo, però, non hanno cambiato rotta; e, senza entrare nel merito delle pretese di indennizzo rivendicate dai privati - in un caso respinte dal Tribunale delle espropriazioni e ancora sub iudice -, hanno ribadito di aver verificato di nuovo la stima dei valori di esproprio e di avere dalla loro la prassi. "Le disposizioni normative - si chiarisce a margine - prevedono espressamente un diritto di esproprio a favore dello Stato per concretizzare gli interventi previsti e descritti ampiamente nella documentazione del Puc". Tanto più, si rammenta ancora, che non sarebbe possibile centrare gli obiettivi previsti mantenendo, si esemplifica, l'attuale impresa di lavorazione e trattamento degli inerti. In effetti, si richiama, "se si volesse confermare lo svolgimento dell’attuale attività, la stessa sarebbe ugualmente perturbante dal profilo funzionale, dell’impatto paesaggistico e delle immissioni (rumore e polveri) che genera". Riconfermata, invece, con tutti i paletti del caso, l'area dedicata al lavoro pianificata nel documento.

Zona Ap, concessioni alla Città

La versione finale del Puc, per contro, smussa gli angoli sul destino della 'Zona Ap d'interesse comunale - Aree sportive e di svago'. La richiesta del Municipio di Mendrisio (ma non solo, anche delle forze politiche locali) era stata puntuale: escludere quei 38mila metri quadri dal Piano. E il CdS ha fatto delle concessioni. Analizzata la situazione, scrive il Cantone, "si ritiene che il perimetro possa essere ridotto". E ciò senza compromettere la missione che mira al recupero del territorio agricolo. D'altro canto, si osserva, "l’attribuzione alla zona agricola delle superfici interessate dal vincolo AP - terreni oltremodo fertili, parti di un vasto comparto ancora usato dal settore primario - è verosimilmente solo posticipata e demandata al Comune di Mendrisio, che vi darà seguito una volta conclusi i lavori relativi al Piano direttore comunale".

Niente stazione Tilo a Genestrerio-Ligornetto

Niente da fare, infine, per l'evocata fermata Tilo, causa perorata anche dalla Commissione regionale dei trasporti. Le motivazioni?  "Non sono date le premesse, quanto a numero di utenti e misure di esercizio della linea, per ancorare nel Puc la realizzazione di una nuova fermata ferroviaria in corrispondenza del comparto Valera". L'opera non si giustifica. Come non si giustificano, si ribadisce, dei posteggi pubblici. La raggiungibilità del comparto sarà assicurata, insomma, dalla mobilità lenta.

 

 

 

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