Edoardo Cappelletti (Pc) in un'interpellanza mette in evidenza l'affanno del settore delle tutele e curatele anche a Lugano.
L'affanno, come abbiamo avuto modo di definire la situazione in cui vertono le autorità regionali di protezione (Arp) in Ticino, si respira anche a Lugano. Un settore, quello delle tutele e curatele, nella 'bufera' scatenata da continue segnalazioni di cittadini per il suo malfunzionamento e per una sua sempre più auspicata riorganizzazione a livello cantonale. E, come detto, questa situazione si riflette anche nella regione del Ceresio sul cui territorio ha giurisdizione la Arp 3, con sede in via Polar 46 a Lugano.
Territorio di per sé vasto, quello luganese – come si evince dall'interpellanza, sottoscritta dal consigliere comunale del Partito comunista (Gruppo Ps) Edoardo Cappelletti – ha gestito, secondo le cifre rese note per il 2018, 208 mandati, suddivisi fra il Sas, il Servizio d'accompagnamento sociale (198) e mandati chiusi o affidati a curatori privati (8). Come sottolinea, in particolare, Cappelletti i curatori del Sas "assumono mandati riconducibili ad adulti con una situazione personale, sociale e amministrativa particolarmente compromessa, molti dei quali con disturbi di carattere psichiatrico e/o con una dipendenza da sostanze legali o illegali, con una grossa difficoltà di gestione". Ciononostante, e sta qui il problema riportato dal consigliere, ‘"il servizio non è nelle condizioni di dare seguito a tutte le richieste di assunzione di mandati da parte dell’autorità regionale di protezione’’ e che ‘‘i curatori, raggiunto un certo numero di misure, non riescono più ad assumere nuovi mandati senza che vi siano delle chiusure o delle sostituzioni con curatori privati", come puntualizzato nel preventivo della Città. Certo, a Cappelletti non sfugge che a Preventivo 2019 sia stato successivamente previsto l’aumento di una figura di curatore (dalle cinque esistenti, per una percentuale totale del 450%), "decisione – non ha mancato di dire il membro del legislativo – che riteniamo senza dubbio lodevole e sintomatica di una sensibilità dimostrata attorno al problema evocato". Ma "ritenuti la delicatezza del settore in questione, la portata dei limiti evidenziati, la carenza di curatori ufficiali dell’Uap e le gravose difficoltà generate dall’emergenza sanitaria, non sono svanite tuttavia le preoccupazioni circa la sufficienza delle risorse messe a disposizione del servizio".
C'è, dunque, preoccupazione, rimarcata innanzitutto "dalla crescita della complessità della casistica trattata dall’Arp, la quale viene sempre più messa in rilievo anche dagli addetti ai lavori". Oltre a ciò – completa Cappelletti – "appare evidente come la precarietà sociale ed economica alimentata dal Covid-19 contribuisca a deteriorare ulteriormente le condizioni di vita delle categorie più vulnerabili della popolazione". Da qui la necessità di nuove risorse: "Il rischio consiste, infatti, in uno scadimento della qualità della presa a carico e in una crescente pressione sulle condizioni di lavoro degli operatori, conseguente anche a un’eccessiva sproporzione tra l’offerta di curatori comunali e i mandati assegnati dall’Arp. Considerati gli svariati limiti legati al ricorso a curatori privati, i quali sono chiamati sovente a rimpiazzare quelli professionisti, alla luce delle pesanti ripercussioni della crisi sanitaria risulta insomma quantomai importante che il Comune mantenga alta la guardia anche nel campo della protezione dell’adulto".