La candidata sostenuta dalla Lega non eletta giudice, il 'fastidio' del capogruppo Foletti e i possibili strascichi sull'elezione di pp e pg
C’è una nuova domanda legata a questa tormentata procedura di elezione dei magistrati del Ministero pubblico (la scadenza dei mandati decennali è imminente: fine dicembre). Quali conseguenze potrebbe avere, politicamente parlando, la mancata nomina, un paio di settimane fa in Gran Consiglio, di Manuela Frequin Taminelli – la candidata sostenuta dalla Lega e dalla maggioranza della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ – a quinto giudice del Tpc, il Tribunale penale cantonale? Condizionerà o no le scelte del legislativo, o di una parte di esso, quando sarà chiamato (quando tuttavia non si sa ancora) a scegliere i pp che comporranno la Procura per il periodo 1º gennaio 2021/31 dicembre 2030? Ovviamente a non aver digerito la non elezione di Frequin Taminelli (il Gran Consiglio le ha preferito Siro Quadri, di area Ppd) sono i leghisti, che a suo tempo avevano anche lamentato il fatto di essere attualmente sottorappresentati al Tribunale d’appello, sotto il cui tetto istituzionale vi è pure il Tpc.
Il movimento di via Monte Boglia punta il dito contro i deputati liberali radicali, ‘rei’, perlomeno alcuni, di non aver quel 19 ottobre appoggiato al secondo turno in modo compatto Frequin Taminelli: un certo numero di voti del gruppo Plr era infatti confluito ancora sulla ‘sua’ candidata, cioè Elettra Orsetta Bernasconi Matti. «È un atteggiamento che non mi è piaciuto», afferma il capogruppo e portavoce della Lega Michele Foletti, che del Gran Consiglio è anche il decano. «Mi ha dato molto fastidio – continua Foletti, interpellato dalla ‘Regione’ – il fatto che gli accordi raggiunti in commissione ‘Giustizia’ (i liberali radicali avevano sottoscritto la proposta, all’indirizzo del plenum, di nomina a giudice di Frequin Taminelli, ndr) non siano stati rispettati. Questa commissione, voluta a suo tempo per trovare delle intese sul piano politico sulle proposte di elezione di candidati ritenuti dagli esperti comunque tecnicamente idonei a ricoprire la carica, è stata sconfessata. Credo che sia necessario fare qualche riflessione». E in occasione del rinnovo dei mandati all’interno del Ministero pubblico quanto accaduto indurrà il movimento a mutare strategie e alleanze al momento delle decisioni in Gran Consiglio? «Non so, dopodomani (mercoledì, ndr) abbiamo riunione del gruppo parlamentare e ne discuteremo – fa sapere Foletti –. Bisognerà anzitutto capire come si stia muovendo la ‘Giustizia e diritti’ in generale per questo rinnovo delle cariche in Procura. In ogni caso sosterremo i candidati migliori, quelli che reputiamo meritevoli. L’importante è garantire l’operatività del Ministero pubblico, in ballo è infatti il sistema Paese. Non faremo come hanno fatto i liberali con il quinto giudice del Tribunale penale cantonale». Il Plr può quindi dormire sonni tranquilli? «Dipende dalla qualità dei suoi candidati», taglia corto Foletti. Per il Ministero pubblico i concorsi erano due. Uno per i procuratori (venti quelli da eleggere). E uno per il procuratore generale: unico candidato, l’uscente Andrea Pagani, in quota liberale radicale. «Con la nuova legge sul Gran Consiglio – ricorda il capogruppo della Lega –, il parlamento dovrà ad ogni modo votare, procedere cioè all’elezione. Se c’è fiducia in Pagani è opportuno che venga eletto con un buon numero di voti. Poi occorrerà vedere se la storia dei WhatsApp, degli sms e dei comunicati stampa inciderà sulle scelte dei granconsiglieri». In ogni caso niente elezione tacita.
Secca la replica della capogruppo liberale radicale Alessandra Gianella: «Su questo tema sono state dette anche troppe parole, adesso è prioritario che la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ faccia il suo lavoro con il giusto approccio e nel rispetto delle procedure, senza subire continue pressioni esterne. Perché è nell’interesse di tutti che la magistratura possa lavorare al meglio».
Intanto, stando a nostre informazioni, la Commissione di esperti indipendenti, che preavvisa le nuove candidature in magistratura all’attenzione del Gran Consiglio, ha consegnato il proprio rapporto alla ‘Giustizia e diritti’. Sedici le candidature ‘esterne’ (ossia non presentate da procuratori pubblici in carica), tra quelle inoltrate alla chiusura sia del primo, sia del secondo concorso, dopo la sua riapertura decisa dalla commissione parlamentare. Otto gli aspiranti pp considerati dai periti idonei ad assumere la carica. Tre lavorano oggi al Ministero pubblico come segretari giudiziari – uno è il segretario del procuratore generale Pagani – e uno, anzi una, è vicecancelliere della Pretura penale. I restanti quattro sono avvocati.
Tra i candidati ritenuti non idonei ci sono due vicecancellieri del Tribunale penale cantonale: uno dei due è la persona menzionata nel messaggino che il presidente del Tribunale penale cantonale Mauro Ermani aveva scritto e inviato via WhatsApp al pg Pagani dopo l’audizione della donna, verso fine agosto, davanti alla Commissione di esperti: “Pare sia andata bene, se lascia il Tribunale penale trattamela bene, se no ricomincio a parlare male di voi”, ossia del Ministero pubblico. A questo punto, dopo la mancata nomina a giudice di Frequin Taminelli, l’elezione della quale era stata caldeggiata dai giudici del Tpc, presidente in testa, si potrebbe parlare di effetti collaterali degli sms di Ermani, sms “isitituzionali”, come li aveva definiti. E sì che la vicecancelliera valutata non idonea era stata preavvisata favorevolmente dagli esperti nel 2019 quando si doveva sostituire una procuratrice pubblica passata alle dipendenze di un altro organo giudiziario. Stessa valutazione, nella medesima circostanza, per uno dei segretari giudiziari considerati ora non idonei. Sei in totale i segretari del Ministero pubblico che hanno partecipato al concorso in vista del rinnovo delle cariche in Procura. Tre quelli ritenuti non idonei, tra cui appunto il citato segretario giudiziario. Eppure quest’ultimo e un altro segretario ‘bocciato’ dai periti hanno, rispetto ai tre colleghi promossi, più anni di esperienza al Ministero pubblico, dove hanno collaborato a indagini tanto su reati finanziari quanto su illeciti cosiddetti di polizia. I tre segretari giudiziari e la vicecancelliera del Tribunale penale considerati non idonei hanno nel frattempo ritirato la candidatura a pp.
C’è poi il capitolo, tutt’altro che chiuso, riguardante i cinque procuratori pubblici la cui rielezione è stata preavvisata negativamente dal Consiglio della magistratura (Cdm) con preavvisi insolitamente duri. E sui quali non hanno ancora avuto la possibilità di esprimersi. È anche per questo che nelle scorse settimane si sono appellati alla Commissione di ricorso sulla magistratura, che ha dato un mese di tempo – il termine scade a metà mese – al Cdm per trasmetterle l’elenco degli atti e gli stessi atti su cui si sarebbero basati i preavvisi. I cinque pp hanno intanto deciso di mantenere la candidatura per un nuovo mandato.
Sarà poi interessante conoscere l'esito della perizia affidata dalla commissione 'Giustizia e diritti' a un ex presidente del Tribunale federale. Questo per sapere se l'esperto (non ticinese) di diritto abbia individuato eventuali lacune nella procedura con riferimento in particolare al diritto di essere sentito (questione che riguarda i cinque procuratori) e se e come si intenda colmarle.