Due milioni e mezzo per rinaturare il Müfeta a Morbio Inferiore. Nel Mendrisiotto è in atto un 'cambio di rotta'
Laveggio, Faloppia, Tognano, Roncaglia, Breggia, Gurungun, Spinee, Bresce. Ora anche Müfeta. È la lista – non esaustiva – dei corsi d'acqua momò che, negli ultimi anni, sono stati interessati da progetti di rinaturazione e rivitalizzazione. Non pochi se consideriamo quanto avvenuto nei decenni scorsi quando, ai riali e ai fiumi si è letteralmente tolto spazio. Corsi d'acqua 'incanalati', talvolta per motivi di sicurezza idraulica, molte altre per consentire lo sviluppo di zone residenziali o industriali. A farne le spese, oltre ai letti dei fiumi, anche la flora e la fauna. Ora, però – e l'elenco citato sopra ne è la conferma – la tendenza sembra esser cambiata. Ultimo, in ordine di tempo, il riale Müfeta a Morbio Inferiore: un affluente del fiume Breggia che scorre nella zona residenziale e artigianale del Comune. Presto, dunque, ci si metterà mano. Nelle intenzioni dell'esecutivo c'è infatti la richiesta di un credito di poco oltre i 2 milioni e mezzo di franchi per la sistemazione e la riqualifica del riale. L'area di intervento è delimitata a nord da via dei Fiori e a sud dall'imbocco in val di Spinée per una lunghezza totale di circa 700 metri. Attualmente l'alveo del riale si presenta lastricato in pietra e cemento. Ma le cose cambieranno. Tra gli obiettivi per la sistemazione e riqualifica del riale c'è infatti la “rivitalizzazione” che “permetteranno di far fronte ai deficit ecomorfologici esistenti”. Nello specifico, lo studio affidato a Oikos si prefigge di ristabilire “le condizioni ambientali per la presenza di fauna ittica, segnatamente per lo Strigione e la creazione di habitat favorevoli per la natrice dal collare elvetica”; migliorare “laddove possibile, le condizioni ecomorfologiche (habitat diversificati in alveo, sponde con vegetazione riparia)”; ripristinare il “valore fruitivo e paesaggistico dell’asta fluviale” nonché “il recupero del corridoio ecologico per lo spostamento della fauna terrestre dalla valle Spinèe verso la valle di Muggio e più in generale verso gli ambienti forestali del Monte Generoso”. Infine “il recupero dell’asta fluviale quale elemento ecologicamente funzionale in relazione al sito di riproduzione anfibi d’importanza nazionale” degli Stagni San Giorgio.
Il Müfeta, dunque, è solo l'ultimo della lunga lista nel Distretto. Che le attenzioni rivolte siano cambiate lo conferma anche il capo del Dipartimento del Territorio Claudio Zali: «Il Mendrisiotto è una regione nella quale i corsi d'acqua principali e i loro affluenti hanno subito durante il secolo scorso importanti interventi di rettifica e incanalamenti in materiali non propriamente naturali – evidenzia –. Lavori svolti nell'ambito della costruzione delle principali vie di comunicazione, come ad esempio l'autostrada, e dello sviluppo del territorio che oggi conosciamo, basati su una sensibilità e su delle conoscenze diverse rispetto ad oggi. Questa costrizione dei corsi d'acqua in canali rettilinei a sezione limitata ha comportato di fatto una banalizzazione del reticolo fluviale con deficit a livello ecologico e paesaggistico. Non a caso – rammenta – i primi interventi di rivitalizzazione dei nostri corsi d'acqua in Ticino, promossi una ventina d'anni fa quando queste 'cementificazioni dei fiumi' hanno iniziato a evidenziare i propri limiti, hanno interessato alcuni corsi d'acqua proprio del Mendrisiotto come ad esempio il Laveggio a Mendrisio».
Con l'entrata in vigore della Legge cantonale sul finanziamento della rivitalizzazione dei corsi d'acqua delle rive lacustri del 2005, gli «interventi di recupero hanno interessato l'intero territorio cantonale». V'è poi un ulteriore balzo, avvenuto nel 2011, quando «a seguito del contro progetto all'iniziativa acqua viva, la rivitalizzazione delle acque è diventata un obbligo a livello federale». Ed eccoci, dunque, al campio di tendenza attenuto negli ultimi 15 anni: «Confederazione, Dipartimento del territorio, Comuni e i locali Consorzi preposti alla manutenzione delle arginature dei fiumi, hanno promosso e sussidiato questi interventi di recupero e valorizzazione delle acque di superficie, dunque corsi d'acqua e rive dei laghi». Come nel caso citato del riale Müfeta, il quale «si inserisce in una pianificazione strategica cantonale approvata dal Consiglio di Stato alla fine del 2014 ed è uno dei numerosi progetti promossi anche grazie alla collaborazione di altri portatori di interesse, quali i pescatori e le Associazioni ambientaliste». Insomma: «Un’accresciuta sensibilità per il nostro territorio e le sue componenti naturali che ha dato risultati concreti. E, oltre ai corsi d'acqua citati sopra, si pensa già al futuro. Sono allo studio, infatti, «progetti che interessano, per fare alcuni esempi sempre nel Mendrisiotto, il Faloppia a Chiasso, la Sovaglia a Melano, il Raggio a Balerna, la Mara a Maroggia e il Laveggio tra Mendrisio e Riva San Vitale. Si tratta d’importanti lavori di valorizzazione dei corsi d’acqua che permettono inoltre, laddove necessario, di incrementare la capacità di deflusso delle acque a favore della sicurezza contro le piene e di incrementare le possibilità di svago e di fruizione da parte della popolazione a ridosso di questi preziosi elementi naturali che caratterizzano il nostro Cantone».
La soddisfazione per il 'cambio di rotta' è espressa anche dal co-coordinatore dei 'Cittadini per il Territorio' Ivo Dürisch: «Sicuramente si sta andando nella direzione giusta», conferma. Ma cos'ha portato a quest'inversione? Due gli elementi che ravvisa: «Le battaglie che sono state fatte a sostegno dell'ambiente, le quali credo abbiano sensibilizzato i cittadini. E poi c'è stata la politica federale che stanziato dei contributi per delle rinaturazioni. Contributi che sono arrivati al Cantone e via dicendo». Quindi, «la politica 'dall'alto' più la politica 'dal basso' hanno fatto sì che i Comuni e i Consorzi - promotori sostanzialmente dei progetti – si sono attivati. L'attenzione, però, rimane alta. «La cementificazione, però continua – ammonisce –. Bisogna mettere in atto il nuovo Piano direttore cantonale che dovrebbe in qualche modo arginare, verso il futuro, l'espansione dei PIani regolatori».